31 ottobre 2021
Albano è stato ricattato dagli hacker e lo racconta
Albano Carrisi sfoggia tranquillità, mentre in una pausa delle prove della sua nuova avventura televisiva come danzatore a «Ballando sotto le stelle» racconta il suo pezzo di storia personale con i pirati informatici: «Questi hacker non ci beccheranno niente dalla loro impresa contro la Siae e noi iscritti. Anni fa c’era uno, un polacco, che si spacciava per Albano Carrisi e andava in giro a chiedere soldi per fare beneficenza. L’ho denunciato, è stato braccato, poi è sparito. Anche questi faranno la stessa fine, è inutile che si nascondano dietro mille artifici».
Però lei Albano è stato uno dei famosi contattati dai pirati. Le hanno scritto e mandato mail.
«Prima mi hanno mandato mail chiedendomi gli estremi della carta, perché c’erano stati dei problemi con i miei dati Siae. Io non ho risposto. Due volte mi hanno telefonato ma ero in situazioni nelle quali non potevo parlare, non avevo nemmeno capito di cosa si trattasse, e ho detto di chiamarmi il giorno dopo. Poi mi hanno lasciato un messaggio. Quando ho capito, non si sono più fatti vivi. Bisogna stare attenti ormai, da Assange in poi va così».
A Samuele Bersani hanno chiesto 10 mila euro in Bitcoin per non pubblicare sul darkweb l’Iban e il numero di telefono. Lei non ha paura che le sottraggano i dati personali, vista la fragilità dei sistemi?
«Quelli con i quali lavoro, anche solo per fragole e cachi hanno un ordine: per qualunque richiesta mi debbono chiedere personalmente. Rispondo solo di persona».
Ma intanto i suoi dati Siae sono diventati pubblici.
«Beh vedranno quanto guadagno, e i soldi che vanno allo Stato, il 40 per cento. Rubano a me, ma anche allo Stato italiano».
Soldi che se ne vanno in fumo?
«Alla Siae il presidente Mogol e il direttore Gaetano Blandini hanno scelto la strada giusta. Intanto, chiedono di pagare proprio nel momento in cui sono due anni che non lavoriamo per colpa del Covid. Tutto si è terribilmente ridotto: ma pensavano di fare un affare? Mi sono sentito con Mogol e Blandini, loro tranquillizzano».
Lei se ne intende di Bitcoin?
«No, non li conosco, a 79 anni ciò che non è di mia conoscenza lo lascio agli altri».
Come e quando finirà?
«Quando gli Stati si daranno da fare per debellare questa mala creanza. Peraltro le carceri sono strapiene: ma possibile che costoro non capiscano che è con il lavoro e non con il malaffare che si va avanti? Meno male che sto costruendo la quinta cantina, per cinque milioni di bottiglie l’anno, di fianco a casa a Cellino. L’hanno iniziata a luglio, sarà pronta in primavera. E per fortuna che c’è la tv».
Lei ha finalmente ceduto alle lusinghe della Carlucci ed è ospite di «Ballando sotto le stelle».
«Erano 15 anni che mi inseguiva, poi mi ha convinto con un filmato dove c’era Albertazzi. Meno male che c’è la tv. Mi trovo benissimo, ho perso già due chili. Ogni giorno si lavora, si prova. Io conosco il valzer e la mattonella, grazie alla quale a 15 anni potevamo avere una ragazza fra le braccia. E adesso mi offrono un film sulla mia vita»