Corriere della Sera, 29 ottobre 2021
Le confessioni di Ed Sheeran
Il ragazzo tenero e timido che ha conquistato il mondo. Ed Sheeran sembrava così, ma non era propriamente quel tipo. Dietro l’aspetto da bravo ragazzo che ce l’ha fatta scompigliando le classifiche e tenendo gli stadi in pugno stando da solo sul palco, aveva un dark side inquietante, una vita parallela fatta di serate col piede a tavoletta ed eccessi. Aveva gettato la maschera a giugno con «Bad Habits», il singolo con cui aveva lanciato il nuovo album «=» che arriva oggi: nel video è un vampiro che cede a tutte le tentazioni. «Non voglio più convivere con il tipo di “Bad Habits”. Non fa per me. Lui e la popstar della porta accanto sono due persone diverse, ma probabilmente quello del video sono io 25 anni», racconta il cantautore inglese rispondendo ad alcune domande per i media italiani.
Il titolo prosegue la sequenza dei segni matematici: dopo «+», «x» e «÷», ecco il simbolo di «=». «So che sembrerà un po’ hippie, ma per me rappresenta la fine di una domanda e l’inizio della risposta. I miei vent’anni sono stati un farsi domande su quello che dovevo fare e sul perché lo dovevo fare. Con i 30, sposato e diventato padre, molte domande sono diventate risposte. Questo disco è il tentativo di capire chi caz.. sono a 30 anni». Risposta più sintetica ascoltando il disco: un uomo innamorato. Della moglie, Cherry Seaborn, amica d’infanzia che ha sposato nel 2018, e della loro figlia Lyra Antarctica, nata nell’estate del 2020. «Sono cresciuto e sono un padre ora». Così inizia il disco, sul piglio country rock di «Tides». Il tono è autobiografico, come quello di tutto l’album. C’è l’imbarazzo per «le cose fatte in gioventù perché adesso ho una figlia e so che ci passerà anche lei». C’è lo smarrimento della «fiducia» in se stesso, la caccia al successo, i giornali di gossip, e la salvezza dell’avere qualcuno da abbracciare.
«Shivers» passa al pop elettronico e i brividi sono quelli che vengono da «labbra che sanno di fragola». Pericolosamente zuccherosa. Non quanto «The Joker and The Queen», ritratto familiare, romanticismo eltonjohniano per pianoforte, archi e chitarra acustica. In «First Times» c’è l’Ed di sempre, quello voce e chitarra, che dopo il «sogno» realizzato del concerto a Wembley, nel backstage con la moglie e due birre in mano, realizza che ciò che conta sono le piccole cose quotidiane. «Overpass Graffiti» è una promessa di amore eterno sospesa in un’atmosfera dark anni 80. I campionamenti e loop di «Leave Your Life» sono il sottofondo di una dedica alla piccola Ly. Sheeran casca nella trappola della ninna nanna e sulle atmosfere hawaiane di «Sandman» esce il dolce papino, ma è scontata. «Collide» è un collage di ricordi privati di coppia, compresa quella volta «in un pub irlandese a Roma». Con l’Italia ha un rapporto particolare. Da qualche anno ha preso casa sul lago Trasimeno, una villa a Paciano: «L’ultima traccia del mio prossimo disco si chiamerà “Italia”. L’ho scritta l’anno scorso: appena si erano riaperti i confini siamo venuti e abbiamo passato tre mesi di lockdown, da ottobre a prima di Natale, noi tre. Volevo un posto sicuro per mia figlia. In quel periodo ho iniziato a imparare l’italiano».
«2 Steps» e «Stop the Rain» mettono un po’ di groove. «Love in Slow Motion» non è profonda e non è leggera: si poteva lasciare fuori. «Visiting Hours» (già svelata in estate) è l’omaggio commovente all’amico Michael Gudinski, figura di spicco del music business australiano, scomparso a marzo. La chiusura è sulla cassa dritta di «Be Right Now».
Più che cercare la hit, «=» sembra essere il disco di cui Sheeran aveva bisogno per fare punto e a capo in pubblico. Spontaneità e naturalezza, anche a rischio di ripetersi.