Corriere della Sera, 29 ottobre 2021
La cancel culture prende di mira l’Eur?
La scelta dell’Eur come sede del G20 romano stuzzica i guardiani Usa delpolitically correct. E qualcuno vorrebbe spingere la cancel culture americana attraverso l’Atlantico. Presentando l’evento con un articolo pubblicato da decine di quotidiani statunitensi e di molti altri Paesi del mondo, dall’India al Brasile, l’Associated Press si limita a menzionare che, come sede del vertice, è stata scelta un’area edificata nell’era fascista, ma il Washington Post va molto più in là: in un servizio intitolato «Lo strano sfondo del G20: un quartiere romano che doveva essere il fiore all’occhiello del fascismo» analizza storia e architettura di un luogo progettato come sede dell’Esposizione Universale di Roma del 1942 (da qui l’acronimo Eur), mai tenuta a causa della Guerra mondiale.
Il Post ripercorre il desiderio di Mussolini di celebrare con l’Expo del ’42 il ventennio fascista, la scelta dei governi antifa-scisti del Dopoguerra di «normalizzare» il quartiere, oggi zona di uffici, e il modo in cui la città ha metabolizzato l’Eur. Ma dà anche voce a chi lo considera «la reliquia di un progetto megalomane trasformata in distretto d’affari». Soprattutto, il quotidiano critica il fatto che in alcuni luoghi siano rimaste sculture dell’era fascista come il bassorilievo all’ingresso dell’edifico dell’Ente Eur che descrive varie ere storiche: da Romolo e Remo alla costruzione della basilica di San Pietro, per poi finire con un Mussolini a cavallo. Il giornale trova «scioccante che, mentre i monumenti di schiavisti, generali confederati, re e colonizzatori sono stati eliminati negli Stati Uniti e in gran parte d’Europa, a Roma sono entrati a far parte del panorama». Conclusione sconsolata: a Roma c’è talmente tanta storia che la gente non fa troppo caso a certe cose.