il Fatto Quotidiano, 30 ottobre 2021
Renzi assente in Senato due volte su tre
Dell’ultima trasferta se ne sono accorti tutti, non foss’altro perché mentre Matteo Renzi si trovava in Arabia Saudita il Senato affossava il ddl Zan. Ma il clamore della vicenda non deve far pensare a un episodio isolato: dall’inizio della legislatura, il leader di Italia Viva è tra i meno presenti ai lavori d’aula, potendo vantare solo il 39 per cento di partecipazioni ai voti (la fonte è OpenParlamento). Il resto, più di 6 sedute su 10, sono missioni (20 per cento) o assenze ingiustificate (41 per cento), vuoi per conferenze in giro per il mondo, meeting internazionali o persino presentazioni dei suoi libri.
D’altra parte, in molti di questi viaggi Renzi ha modo di arrotondare gli oltre 10mila euro lordi mensili garantiti dal Senato, a cui se ne aggiungono fino ad altri 10 mila tra diaria e rimborsi. Per dare sostanza ai freddi numeri, basta poi ripercorrere a ritroso l’agenda del senatore confrontandola con il programma dei lavori di Palazzo Madama.
2018. Il primo anno di legislatura serve a Renzi per prendere le misure della nuova attività di conferenziere. Si affida ad alcune agenzie internazionali e inizia a farsi vedere all’estero. Il 19 settembre, per esempio, arriva in aula il Milleproroghe ma Renzi è in tour in Asia (Shanghai, Macao, Hong Kong) e parteciperà ai lavori soltanto dal giorno dopo. In estate l’ex premier vola anche in Sudafrica per il centenario della nascita di Nelson Mandela, ma la sua assenza viene ricondotta a un “incarico ricevuto dal Senato”.
2019. È l’anno più florido per il senatore conferenziere. Il 4 aprile è a Zurigo per il Fund expert Forum e si perde una giornata di interrogazioni parlamentari. Il 14 maggio il Senato vota la nuova legge che inasprisce le pene per il voto di scambio politico-mafioso, ma l’ex premier è a Seul per l’Asian Leadership Conference. Il 17 luglio c’è invece il via libera definitivo al Codice Rosso contro la violenza di genere, con Renzi in altre faccende affaccendato: il 16 è ad Atene per un dibattito, poi parte per Yellowstone per “discutere di futuro”. Il 28 ottobre Renzi pubblica su Twitter una foto da Central Park, New York, “tappa obbligata per smaltire il jet lag”: il Senato è lontano e Renzi non può votare per la richiesta di utilizzo delle intercettazioni sul forzista Luigi Cesaro.
2020. Il pre-lockdown promette bene. Il 10 gennaio Renzi va in Cina e risulta in missione per i giorni successivi, compreso quando, il 15, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio rende un’informativa in aula sul conflitto in Libia. Il 17 febbraio Renzi è in Pakistan per “due giorni di sci” e per coltivare “relazioni internazionali”: “Se ad altri non capita non so che farci”. Il giorno dopo, complice un odg fiacco o magari la stanchezza del viaggio, Renzi non è a Palazzo Madama. D’estate il Covid concede una tregua e Renzi si dà da fare con le presentazioni del suo libro La mossa del cavallo. Il 16 luglio, per dirne una, risulta “in congedo” e non vota il decreto Rilancio, ma partecipa a due presentazioni letterarie (Pontedera e San Lazzaro di Savena, ovvero Toscana ed Emilia).
2021. Il 26 gennaio Paola Taverna legge la lettera con cui Giuseppe Conte annuncia le proprie dimissioni. Renzi è appena atterrato da Ryad, Arabia Saudita, dove tornerà due giorni più tardi per incontrare “l’amico” Bin Salman. Il 2021 porta a Renzi anche un nuovo libro, Controcorrente, e dunque nuove presentazioni. Il 29 luglio il Senato vota il dl Reclutamento dopo una seduta interminabile chiusa a tarda notte. Renzi nel frattempo è nel ben più quieto Hotel Cenacolo di Assisi, intervistato da Gaia Tortora. Il 15 settembre è un’altra giornataccia al Senato, dove si votano la proroga dello stato di emergenza e le prime regole sull’obbligo di Green pass. Renzi ha di meglio da fare: è a Milano, nella lussuosa piscina dei “Bagni misteriosi”, dove coccola gli elettori “un po’ più di destra”. Il resto è storia recente. Questa settimana Renzi è volato prima in Germania per l’Unternehmertag, un incontro a invito destinato soprattutto a manager e imprenditori; e poi a Ryad, dove siede nel board of trustees del FII Institute. Uno dei tanti incarichi privati che l’ex premier può preferire al lavoro di senatore.