il Fatto Quotidiano, 30 ottobre 2021
Troppo Fuortes
La democrazia ritrovata dopo la buia parentesi del vulnus contiano fa passi da gigante. L’altroieri, per dire, i ministri hanno potuto leggere con ben 8 minuti d’anticipo le 94 pagine della legge di Bilancio per studiarsela nei minimi particolari (5,1 secondi a pagina) prima di approvarla. Alla fine, ha rivelato il premier Draghi, è scattato l’applauso. E pazienza se ad applaudire sono stati solo i ministri tecnici che fanno il bello e il cattivo tempo col premier, più il solito Brunetta, mentre i ministri politici sono rimasti impassibili: è comunque bello sapere dall’oste che il vino è buono. Anche alla Rai son tutte rose e fiori. Lo dice a Repubblica l’amministratore-tanguero Carlo Fuortes: il suo piano “è una rivoluzione, e non è esagerato usare questo termine”, anzi è poco, infatti “è passato all’unanimità”, “i partiti non bussano alla mia porta”, il Cda vota tutto senza fiatare in perfetta “armonia fuori da logiche di maggioranza e opposizione”, anche perché han tagliato fuori l’unico partito di opposizione (FdI), così la Rai da “broadcaster internazionale evolve” in “media company innovativa” (qualunque cosa significhi) che “pensa anzitutto agli utenti”, dà “ai cittadini un prodotto migliore”, “mette al centro” – tenetevi Fuortes – “il prodotto e la qualità” e i nuovi direttori – ci credereste mai? – “saranno scelti in base alle competenze”. Troppo Fuortes!
Elettrizzata dal tocco magico del tanguero, l’intervistatrice s’è scordata di domandargli come gli sia venuto in mente di affidare il controllo di tutto l’approfondimento – da Porta a Porta a Report, da Cartabianca a Mezz’ora in più, da Iacona alla Sciarelli – a un direttore solo al comando (si parla del tenero virgulto multiuso Moiro Orfeo), scavalcando i direttori di rete e cancellando pure quell’ombra di pluralismo lottizzato che garantiva un minimo di polifonia. A pensarci prima, B. si sarebbe risparmiato tutte le polemiche sull’editto bulgaro contro Biagi, Luttazzi e Santoro e sulla “struttura Delta” cara alla Repubblica pre-Sambuca (quella di D’Avanzo) e Renzi avrebbe evitato di papparsi tutte e sei le direzioni di rete e di tg, concentrandosi sull’unico megadirettore che conta davvero. Eppure nessuno scrive né dice nulla. Ma è solo questione di tempo. Finché la Rai rimane il servizietto privato dei Migliori, tutto va ben madama la marchesa. Ma basta aspettare che la destra vinca le elezioni e faccia quel che fanno ora i Migliori: cancellare l’opposizione dal Cda e nominare una Maria Giovanna Maglie a megadirettora galattica di tutta l’informazione. Poi vedrete che casino. Grideranno tutti al fascismo, senz’accorgersi di averlo armato loro. Diceva Lenin, a parti rovesciate: “La corda per impiccare i capitalisti ce la venderanno loro”.