Corriere della Sera, 30 ottobre 2021
Intervista ad Andrea Iannone
«Alla fine sono tornato in pista, da ballo, ma sempre una pista è. Pronto a un altro giro. Ma sto male dentro a non potere correre in moto e non mi passa». Stasera Andrea Iannone si esibirà di nuovo a «Ballando con le Stelle» insieme a Lucrezia Lando, il debutto in tv lo tiene impegnato, ma con il cuore e con la testa conta i giorni alla scadenza della squalifica: dicembre 2023. L’ex pilota di Ducati, Suzuki e Aprilia è stato fermato dall’antidoping per positività al drostanolone, uno steroide. La tesi della contaminazione alimentare è stata riconosciuta dai tribunali sportivi ma non è bastata a evitare la sentenza.
Le piace la tv, si sta costruendo una seconda carriera?
«Stimolante, molto. Ma le moto restano la mia vita».
Come è stato accolto?
«Alla grande, da Milly Carlucci, da tutti. Dal primo all’ultimo giro do sempre il massimo, come nelle gare, ma che fatica!».
Più difficile ballare la salsa o piegare a 250 all’ora?
«È molto più difficile ballare, non sapevo muovere un passo, ed è questa la sfida con pochi giorni per prepararsi. La velocità invece ce l’ho nel sangue».
Ha già insegnato a Lucrezia Lando, la sua maestra di ballo, ad andare in moto?
«Passiamo così tanto tempo insieme per le prove che dopo non credo che nessuno dei due abbia voglia di incontrarsi ancora. Forse dopo quest’esperienza non vorrà vedermi per almeno sei mesi. Ha una pazienza infinita a spiegarmi cose che per lei sono basilari e che io invece non capisco. Forse non sarò il suo primo e neanche il suo ultimo allievo, ma io ero e resto un pilota».
Magari quest’esperienza la aiuta a non pensare.
«Quello che è successo non se ne va, mi sono rassegnato. Soffro sempre, porto dentro un nervosismo che non sapevo di avere. Più faccio cose nuove e anziché star meglio sto peggio. Le moto mi mancano ogni giorno di più».
Pensa che cosa farà quando sarà terminata la squalifica?
«Tornerò alla mia vita, da pilota. Altrimenti avrei già messo in piedi altre attività, una scuola per esempio. Più passa il tempo e più cresce il desiderio di rimettermi in gioco. Voglio lasciarmi aperta la porta del ritorno».
Tornare da pilota, a 34 anni?
«Sì, per me c’è solo quel ritorno. Possono cambiare tante cose, ma ora la vedo così. Non ho mai smesso di allenarmi, almeno due volte al mese giro in moto».
Si sente vittima?
«Non si può cambiare niente, ed è inutile parlarne. Provo solo dolore, non avevo nulla da nascondere e non mi sono mai sottratto ad alcun esame. Sono a posto con la coscienza».
Del giro della MotoGp sente ancora qualcuno?
«Paolo Campinoti (patron della Pramac ndr), lo considero uno di famiglia. Ed ex compagni di squadra».
Iannone, primo pilota a riportare la Ducati a vincere (Austria 2016) dopo anni di digiuno, che ricordi ha?
«La Ducati mi è rimasta dentro. Il primo strappo al cuore l’ho subito quando sono andato via, il secondo con la squalifica. Sono le due cose che mi hanno fatto più male nella vita. In Ducati sono stati gli anni più belli».
Vede le gare in tv?
«Sì è no, le vedo e divento nervoso. Riaprono una ferita che probabilmente non si rimarginerà mai».
L’addio di Valentino, che cosa ha provato?
«È l’eroe della mia generazione, ha ispirato tutti: sognavamo di diventare come lui. La MotoGp senza Vale non sarà mai più la stessa, nessuno cancellerà la sua storia leggendaria, è scritta sulle pietre».
Marquez sta tornando Marquez?
«È sempre il solito Marc, un campione. Ma è soltanto diventato più prudente dopo aver rischiato di chiudere la carriera».
Bagnaia?
«Bravo. Quartararo ha meritato il titolo, ma la Ducati aveva la moto migliore».
Sicurezza, il motociclismo ha pianto piloti giovanissimi. Che cosa è cambiato fra la sua generazione e la nuova?
«All’epoca iniziavi con le 125 cc due tempi: difficili, nervose, perdonavano poco. Non era facile come adesso, una Moto3 è molto più semplice e così sono tutti vicini. Vanno sempre a pieno gas e si formano “treni” da 10-12 piloti. Con le 125 scappavano in tre, al massimo».