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 2021  ottobre 01 Venerdì calendario

Biografia di Sting

Sting, nato alla periferia di Newcastle (Inghilterra) il 2 ottobre 1951 (70 anni). Cantautore. Polistrumentista. Il suo vero nome è Gordon Matthew Sumner. Sting significa Pungiglione, lo chiamarono così a inizio carriera, perché lui indossava sempre magliette da rugby gialle e nere e sembrava un calabrone. Già membro dei Police, trio fondato nel 1976 e passato rapidamente dal tardo punk a un rock più sofisticato, raggiunse il successo con Roxane, Message in a bottle e Every breath you take. Datosi alla carriera da solista, si è affermato come uno dei più stimati cantautori internazionali, dando vita ad album che mescolano rock, jazz e folclore. Tra le sue canzoni più famose: Russians (1985), Englishman in New York (1987), Fragile (1987), They Dance Alone (1987), It’s probably me (1992), Fields of Gold (1993), Shape of my heart (1993), Desert Rose (1999). Ha venduto più di cento milioni di dischi. Ha ottenuto una stella sulla Hollywood Walk of Fame, diciassette Grammy Awards, tre BRIT Awards, un Golden Globe e un Premio Tenco. Candidato quattro volte all’Oscar per la miglior canzone per i film Le follie dell’imperatore (Mark Dindal, 2000), Kate&Leopold (James Mangold, 2001), Ritorno a Cold Mountain (Anthony Minghella, 2004) e Jim Foley: Reporter dall’inferno (Brian Oakes, 2017). Visto al cinema anche come attore in numerosi film, tra cui: Quadrophenia (Franc Roddam 1979), Dune (David Lynch, 1984), Stormy Monday (Mike Figgis, 1989) e The Grotesque (John-Paul Davidson, 1995). Visto pure a teatro • «Si è rivelato un grande protagonista, e non solo per il suo smisurato talento o la sua voce-simbolo, che sta segnando un’epoca di gusto musicale rock, ma anche per la capacità di rinunciare a una formula, quella dei Police, che poteva tenerlo prigioniero in un successo facile e immutabile. I suoi testi parlano di psicoanalisi junghiana, di politica internazionale, di crociate perpetrate ai danni dei giovani, parlano d’amore ma in modo intelligente e molto poco consolatorio. È un personaggio in qualche modo colto, preparato, capace di spiegare in modo persuasivo e originale le sue scelte, insomma un anti-divo» (Gino Castaldo, la Repubblica, 1/12/1985) • «Attraverso i decenni, nella sua lunga carriera, ha cambiato look: il giovane postpunk ossigenato dei bei tempi ora è un signore sessantenne in pantaloni leggeri di tela e scarpe senza lacci e t-shirt ecosolidale che sembra un gentleman maestro di yoga molto abbiente con casa in Toscana (e, peraltro, lo è). Ha cambiato stile musicale, dal punk al reggae al jazz al pop per esplorare un po’ tutto, compresa l’antichità rinascimentale» (Matteo Persivale, Corriere della Sera, 18/8/2016) • Sa suonare la chitarra, il basso, il mandolino, il pianoforte, l’armonica, il sassofono, il flauto, il liuto e ha dato il suo nome a un basso. Famoso per la sua vita da nababbo e per aver affermato di praticare sesso tantrico che gli permetterebbe di restare a letto con la moglie in sessioni lunghe fino a sette ore • Ha detto: «Sono un ragazzo fortunato. Canto molto bene, la mia musica piace e ho una bella moglie, dei figli splendidi. All’inizio non pensavo che sarei arrivato a questo».
Titoli di testa Le gigantesche sagome delle navi rappresentano gli spettri del passato che ancora lo perseguitano. «The Last Ship è una full immersion nel paesaggio della mia infanzia» • «Che cosa ha raccontato ai quattro figli, delle sue origini? “Vuol sapere una cosa strana? Quando sono venuti a vedere The Last Ship, mi hanno lasciato di sasso: “Non ci avevi mai spiegato da dove venivi”. Non me n’ero mai reso conto. Per loro è tutto diverso, sono veri cittadini del mondo. Una delle mie figlie è nata a Pisa, uno a Parigi, uno a Londra e uno a New York, e ora vivono in America» (Edoardo Vigna, Sette, 8/5/2015).
Vita Nato a Wallsend, a una manciata di chilometri da Newcastle upon Tyne, Inghilterra del Nord-Est, sede dei grandi cantieri navali del regno di Sua Maestà. La famiglia Sumner vive in una casetta a schiera proprio all’ombra delle sagome dei mercantili. «La nave è un simbolo davvero potente per me. Quasi apocalittico. È uno dei miei primissimi ricordi: stavo in piedi, immobile, e guardavo la strada che scendeva giù ai cancelli. Davanti a me, enorme, si ergeva la prua di questa nave gigantesca. Gli uomini lavoravano per il suo varo, per farla scivolare nel fiume Tyne, e poi verso il Mare del Nord e l’oceano. C’era un rumore assurdo, l’aria era intossicata. Una sensazione incredibile. In fondo, la nave è anche un simbolo della mia vita. Sono salpato anch’io, andando lontano da qui, e non sono più tornato indietro» • Gordon è il primo di quattro figli. Sua madre, Audrey, fa la parrucchiera. Suo padre, Ernest, il lattaio. «Mi svegliava alle cinque, lo aiutavo a fare le consegne. Quando nevicava, eravamo i primi a lasciare le impronte sulla neve fresca. Il mio gioco era di mettere i piedini esattamente dentro le orme più grandi che lasciava papà» • «La casa in cui stavo da bambino, in realtà, è stata abbattuta: durante i lavori, sono saltati fuori i resti di un accampamento militare romano. Wallsend (letteralmente, la fine del muro, ndr) è il luogo in cui terminava il Vallo di Adriano». Lo sbarramento voluto dall’imperatore che segnava la “fine della civiltà” a nord, contro i Pitti. «La mia famiglia viveva proprio sopra il presidio romano, sotto hanno trovato un tempio del dio Mitra: forse viene da lì la mia connessione con l’Italia… Traslocammo poco più su, sulla strada principale: ogni mattina, vedevo migliaia di uomini percorrerla per andare a lavorare nei cantieri. E alla sera, quello stesso fiume compatto di gente tornava a casa. Li guardavo, e pensavo che quello sarebbe stato il mio destino» (Vigna) • Gordon però non si accontenta di quel destino. «Non che mi sentissi migliore di nessuna delle persone di Wallsend: semplicemente, sognavo un futuro diverso. Lo volevo con tutte le mie forze… via da lì». La mamma, «la prima donna dei miei sogni», lo fa appassionare alla musica e quando ha 8 anni un amico di famiglia parte per il Canada lasciandogli una chitarra, il mezzo per «fuggire dall’infelicità». Si esibisce in pubblico per la prima volta a dieci anni. «Andavo in giro a vendere i giornali: Comprate The Journal!!, The Journaaaaallll!!! E poi, accompagnavo con il furgone mio padre a distribuire le bottiglie di latte e mi inventavo canzoni».«“La realtà è che, a 9 anni, sono stato ‘infettato’. Ci scherzo, ma c’è del vero: per il varo delle navi, invitavano personalità da Londra a fare un discorso e lanciare una magnum di champagne sullo scafo. Talvolta veniva addirittura un membro della famiglia reale”. Due secoli fa, noi inglesi pensavamo che i reali avessero un potere di guarigione, ripeterà la sera, ai concittadini, che sghignazzeranno nel buio della sala: cercavamo quasi di toccare loro i vestiti per essere curati dalle malattie. “Nel 1961, venne la regina madre. Sbucò nella mia strada su una Rolls Royce, la macchina più grande che avessi mai visto, preceduta dalle moto-staffette. Salutava con la manina, e io, con il vestito della festa, agitavo la mia piccola Union Jack. Incrociò i miei occhi e ci guardammo. La mia mente esplose. Una persona famosa mi aveva notato. Non mi aveva curato, però: mi aveva infettato. Io non appartengo a questo posto, a questa casa, cominciai a pensare; non voglio finire a lavorare nei cantieri navali. Voglio essere in quella macchina, invece, voglio una vita più grande della mia città, in un mondo più grande» (Vigna) • «Il ragazzo è felice, vince una borsa di studio per le magistrali, ma in casa qualcosa non funziona. Lo scopre da solo: vede la madre mentre fa l’amore con Alan, un collega di suo padre. Lei sa che lui sa. Si rifugia a casa dei nonni e comincia a picchiare come un forsennato sui tasti del pianoforte. “Non riesci a suonare qualcosa di meglio di questa broken music, di questa musicaccia?” gli grida sua nonna. Da quel momento diventa testimone muto di un amore che si disintegra ma che ostinatamente continua a chiamarsi famiglia. Ogni giovedì sera la mamma fa visita a “un’amica”. Suo padre si chiude in un mutismo doloroso e inespugnabile. I personaggi si muovono in una scacchiera dove si sfiorano senza mai toccarsi. Una distanza che neanche la morte riuscirà a colmare» (Videtti, la Repubblica, 9/12/2003). «Per molto tempo ho provato grande paura e, al tempo stesso, attrazione fatale per la parte irrazionale e selvaggia del genere femminile». Visto che gli hanno appena regalato una bicicletta, ogni giovedì sera, la guarda indossare il soprabito e poi, non visto, la segue. «Il ragazzo pedala furiosamente per tenere il passo con l´automobile della signora Sumner. Sospetta che quell’amica sia solo una complice. Vuole avere le prove della tresca. E infatti l’auto svolta nella direzione opposta, verso la casa di Alan. Incapace di stabilire col padre un rapporto di complicità e di conquistare la sua approvazione, Sting sceglie di suonare il basso, “lo strumento che meglio si adatta al lato oscuro della mia personalità, molto meglio della chitarra. Ero alla ricerca di un quieto e stoico eroismo musicale che assomigliasse a quello di mio padre nella vita”» (Videtti, 2003) •«“Intuivo di essere destinato a una vita diversa, ma all’orizzonte sembrava non esserci altra prospettiva. Non ero un ragazzo felice; mio padre mi spronava incessantemente a fare quel lavoro, voleva che frequentassi l’istituto tecnico in vista di un posto in azienda, ma io avevo in mente la musica, era la mia amica e la mia consolazione. Così me ne andai. Ma poi... quanti sensi di colpa!”. Nelle note dello spettacolo scrive: “Il coraggio a volte scaturisce dalla disperazione”. “In effetti ero disperato, ai limiti del panico. Le domande erano drammatiche e incalzanti; come vivrò? di cosa vivrò? come riuscirò ad esprimermi? Alla fine sono stato coraggioso, non solo a lasciare Newcastle; ci vuole tanta forza anche per affrontare il palcoscenico ogni sera. Sono per natura introverso, timido, stare sotto i riflettori non è una dimensione naturale per me. Ma lo faccio, è il mio lavoro” Si buttò a capofitto nella nuova avventura, prima con i Police poi come solista. Sembrava avere basi solide. “Nient’altro che una buona scuola, avevo studiato francese e latino e fisica e chimica, non certo la scuola che mio padre avrebbe voluto. Mi diceva: ‘Che cazzo perdi tempo a studiare il latino, non sei mica un prete!’. Ma io volevo imparare, e questo era fonte di continui dissidi fra noi. Papà non mi ha mai dato ragione, non ha mai capito il mio percorso, se non forse poco prima della morte”. Probabilmente non sarebbe riuscito a realizzare i suoi sogni se non ci avesse dato un taglio netto – al passato e ai sensi di colpa – senza più guardarsi indietro. Forse per questo non andò al funerale dei suoi. “Lo credo anch’io. ...A scuola dovevo indossare una divisa, nel mio quartiere dicevano che ero snob, mi prendevano in giro. Non c’era altra soluzione, dovevo andarmene”. Aveva un piano B casomai non ce l’avesse fatta? “Per un po’ feci l’insegnante, il supplente a esser precisi, ma era la musica che mi ronzava in testa. Sarebbe diventata un’ossessione se non ci avessi provato. I miei si arresero quasi subito. Dissero: ‘È pazzo, lasciamolo andare’”» (Giampaolo Videtti, il venerdì, 23/8/2013).
Prima moglie Frances Tomelty, nordirlandese, attrice, tre anni più di lui. Si sposarono nel 1976, ebbero due figli: Joseph (n. 1976) e Fuchsia Katherine (n. 1982). Divorziarono nel 1984, dopo che lui la tradì con Trudie Styler, migliore amica di lei.
Seconda moglie Trudie Styler, inglese di Bromsgrove, produttrice cinematografica, attrice teatrale, attivista per l’ambiente, tre anni meno di lui. Ebbero quattro figli: Brigitte Michael (n. 1984), Jake (n. 1985), Eliot Paulina (n. 1990) e Giacomo Luke (n. 1995). Si sposarono nel 1992 e sono ancora uniti. «Sì, una cosa da Guinness dei primati, non è triste? È una benedizione che mio marito e io ci piacciamo ancora e ci rispettiamo profondamente. Siamo diversi […] Ci siamo avvicinati, in questi trent’anni, non allontanati: uniti da rispetto e ammirazione, due individui che dividono la stessa sensibilità. E anche se spesso siamo in Paesi o continenti diversi abbiamo voglia di vederci, siamo fortunati: mi intristisce vedere amici che si arrendono così presto nei loro matrimonio se le cose non vanno per il verso giusto. Quello che ho imparato io è che non puoi avere un matrimonio di trent’anni senza alti e bassi, devi stare a bordo, e quando un problema grosso lo risolvi il rapporto diventa più maturo. Il matrimonio non può essere sempre una navigazione serena perché la vita non è una navigazione serena. Ecco, la formula finché morte non vi separi noi l’abbiamo presa sul serio, non è una cosa che si dice in chiesa a vanvera e poi come va va. Cercheremo di stare insieme per sempre e lavorare insieme su quello che non va. È una cosa poco rock? Da conservatori? Così sia» (la Tyler a Persivale).
Sesso tantrico «Funziona, funziona. Sempre più e sempre meglio. La gente ci ride sopra perché non ha nozione di cosa sia il sesso tantrico - che non è scatenato ma riflessivo e quindi può durare molto a lungo - e di quanto sia salutare. Cosa la induce a pensare che la pulsione erotica a sessant’anni diminuisca? È pazzo? Io ho le stesse erezioni mattutine di quando avevo ventiquattro anni» (lui).
Sesso tantrico/2 «L’ha detto 21 anni fa durante un’intervista insieme con Bob Geldof che si è presto trasformata in una sessione di bevute. Il giornalista ha iniziato a fare domande sul sesso e… alla fine erano tutti ubriachi» (lei).
Sesso tantrico/3 «Il sesso ha un aspetto spirituale. Può portare la vita, il piacere, il divertimento, significa dare e ricevere gioia. L’idea che sia qualcosa di sporco è stupido» (lui).
Dolori Negli anni 80 è andato in psicoanalisi. «Ho dovuto viaggiare per immense distanze per realizzare che cosa davvero significhi casa».
Politica Contro la Brexit e contro Trump. «Non ha mai pensato di lasciare l’America dopo la sua elezione? “New York non è l’America di Trump, e io dico sempre che è un’isola davanti alle coste americane. Non conosco nessuno lì che lo abbia votato. Forse qualche russo”» (Sara Faillaci, Vanity Fair, 4/4/2017).
Case Possiede un castello nella contea di Wiltshire (dove registra i suoi album), una casa nel quartiere di Hampstead a Londra, una sulla spiaggia di Malibu, un appartamento a New York e una tenuta da 200 ettari a Figline Valdarno, in Toscana, dove produce vino, olio e miele biologico (ha 50 mila api).
Soldi Milionario. È stato pagato 500 mila euro solo per cantare alla festa per gli 80 anni della sorella di Putin e 390 mila euro per eseguire otto canzoni ai 50 anni di Bill Gates • Quella volta che Sting aveva esaurito le scorte di champagne Krug nella sua villa in Toscana e la maison gli spedì da Reims una Rolls Royce carica di bottiglie • Ha dichiarato di non voler lasciare neanche una sterlina in eredità ai figli. «Dovranno avere successo contando solo sui loro meriti, non sul mio denaro».
Secchione Gli piace leggere e si porta sempre in tournée una valigia piena di libri • Una volta, finito di leggere un saggio intitolato This is your brain on music del neurologo canadese Daniel levitin, andò a trovarlo a Montreal e si prestò a fare da cavia per un esperimento. Gli fecero una risonanza magnetica mentre ascoltava musica e scoprirono che gli si attivano parti del cervello normalmente utilizzate per scrivere o svolgere altri compiti creativi • Per comporre un Dies Irae ha preso lezioni di latino.
Religione Da ragazzo per un po’ ebbe voglia di diventare «altar boy». «Peccato che la vocazione sia durata una settimana, uno di quei momenti bui dell’adolescenza in cui tendi all’assoluto. Poi incontri una ragazza spigliata e, magicamente, l’inclinazione spirituale svanisce». Oltre al sesso, a fargli cambiare idea fu anche la divisa: «Sono uno che non riesce a indossare lo stesso abito per due giorni di seguito» (Gianni Poglio, Panorama, 3/9/2010). Oggi simpatizza per il sufismo.
Vizi «Ho preso droga ma non sono mai caduto nella dipendenza. Per un musicista rock la droga, senza distinzione tra marijuana, alcol o eroina, fa parte del cliché, ci passi dentro per forza. Poi c’è chi rimane invischiato e chi se ne libera. Con i miei figli parlo molto di questo argomento, spiego loro i rischi, voglio che abbiano idee chiare. In Inghilterra c’è questo slogan contro la droga che dice ”just say no”, io preferirei che si usasse ”just say know”, perché la consapevolezza è tutto» (Antonio Orlando, GQ, 10/1999).
Curiosità Alto 1 metro e 81 • Tifosissimo del Newcastle United • Da ragazzo era centometrista e faceva salto triplo. Oggi si mantiene in forma con due ore di bicicletta al giorno e un po’ di yoga • Si sveglia tutti i giorni alle sette • Si taglia i capelli da solo • «Sono un po’ sordo. Un rischio professionale per chi è esposto a forti rumori. A volte quando sono in auto non riesco a capire chi mi parla dal sedile davanti. Ma non sto peggiorando» • Si batte per il clima e la conservazione della foresta amazzonica • I figli non lo chiamano «papà», ma Sting • Ha sette nipoti • Appassionato di scacchi (nel 2000 ha sfidato Kasparov ma si è arreso dopo 45 mosse) • Amico della principessa Diana e del principe Carlo, di Peter Gabriele e di Paul Simon • Sono stati lui e la moglie a presentare a Madonna il suo secondo marito, Guy Ritchie • Al polso porta una serie di braccialetti, uno con una scritta in sanscrito • «Avere due figli, Joe e Coco, che sguazzano nel mondo del rock le crea qualche ansietà? “Come potevo evitarlo? Gli ho fatto la predica: il successo non è fondamentale, essere felici è importante, imparare è importante. E loro: è facile per te papà, lo dici perché sei ricco e famoso! Io insisto: è la verità, non avrei mai fatto musica se non mi avesse reso felice, non fatevi incantare dalla X-Factor Generation, quelli non sono artisti, solo dei cloni generati da stereotipi pre-esistenti, Bob Dylan sarebbe stato scartato subito ad American Idol”» (Giuseppe Videtti, la Repubblica, 24/7/2011) • La sua autobiografia si intitola Broken music, riprendendo le parole che gli diceva sua nonna • «Sono arrivato a un livello in cui tutto è yoga: quando sono seduto, o cammino, o respiro. È parte della mia coscienza, un istinto» • «Come musicista, ma anche come padre, uomo, marito, nonno, cittadino, penso di essere migliorato con gli anni. Ma non credo nel raggiungimento della perfezione, sarebbe noioso. Sono in continua evoluzione. Un analista, leggendo i testi delle mie canzoni, ci troverebbe delle cose interessanti: sono una persona meravigliosa o pessima? Forse entrambe, come tutti» • Oggi i cantieri navali di Wallsend non esitono più.
Titoli di coda Il concerto si avvicina. Newcastle, con le giacche eleganti, le signore bionde di parrucchiere, cominciano a riempire la sala. «Ne sono orgoglioso. Ma sono ancora più orgoglioso del mio viaggio» (Vigna).