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 2021  ottobre 04 Lunedì calendario

Biografia di Robert Frederick Zenon Geldof

Robert Frederick Zenon Geldof, nato il 5 ottobre 1951 a Dún Laoghaire, Irlanda (70 anni). Cantante, attore, attivista e filantropo.
Titoli di testa «La pace interiore? Ho provato a cercarla, ma dentro di me non l’ho trovata».
Vita Aveva sette anni quando sua madre Evelyn morì all’improvviso per un’emorragia cerebrale. «Quando mi sono svegliato, la casa era piena di rumore. Ma era un rumore sommesso. Poi mio padre si avvicina e molto schiettamente, e correttamente, mi dice che mia madre è morta la notte scorsa. Ha iniziato a piangere, e di conseguenza ho iniziato a piangere. È stato così inaspettato […]. In seguito sono stato spedito per stare con alcune persone, perché a quei tempi i bambini non andavano ai funerali. E ricordo di essere tornato a scuola e i ragazzi si tenevano a distanza, e i preti – che di solito erano una seccatura – erano troppo premurosi» [Ogilvy, Turning Points, Lion book] • «Se guardi le persone che hanno perso un genitore molto giovane, non si fidano dell’autorità» [Guardian] • «È insopportabile essere così piccoli e doversi prendere cura di sé stessi. A quel tempo, basta andare avanti e diventa routine fare la spesa, cucinare e prendere il carbone dal seminterrato per accendere il fuoco» [Oglivy, cit] • «Quando ero molto giovane, le cose che mi interessavano erano leggere e ascoltare la radio. Non ero interessato alla scuola o allo sport, solo allo sport della politica. Ho fatto l’anti-apartheid quando avevo 13 anni, e ho lavorato con la comunità di Simon a 15 e 16 anni, girando per Dublino tutta la notte con borracce di zuppa per i senzatetto. Ero attento a quel genere di cose» • «Quando ho lasciato la scuola, ho vissuto in mezzo a quel tipo di persone per molti anni, perché avevo solo lavori schifosi. Mi sono fatto strada a tentoni in giro per il mondo» • «A un certo punto vivevo per le strade di Londra. Non mi dava fastidio perché ero giovane e potevo prendere un sacco a pelo e un materasso di spugna nella cripta di High Holborn, oppure dormire un po’ all’aeroporto di Gatwick» • A inizio anni Settanta vola in Canada, a Vancouver. Lì si mette a fare il giornalista musicale per il Georgia Straight. Charles Smith suo collega all’epoca: «Penso che alcune delle cose che Bob Geldof ha imparato qui al Georgia Straight probabilmente hanno avuto un ruolo nel fatto che è diventato un musicista di successo» • Nel 1975, tornato a Dún Laoghaire, entra a far parte dei The Nightlife Thugs, i delinquenti della notte, gruppo che con Geldof si ribattezzerà Boomtown Rats. Iniziano a fare concerti a Dublino o poi vanno a Londra in cerca di maggior fortuna • «La sua vena creativa ed eccentrica si manifesta sin dalla fondazione della band quando invia 1.000 topi morti conservati in formaldeide alle radio americane per lanciare il suo gruppo negli States» [Stonemusic] • Il loro primo singolo Lookin’ After No. 1 esce nell’agosto del 1977, il primo album Boomtown Rats nel settembre dello stesso anno • Segue A Tonic for the Troops con Rat Trap che arrivain prima posizione in classifica: «L’ho scritta quando lavoravo in un mattatoio a Dublino. È su un ragazzo di nome Paul. Parla di disperazione, del fatto che è intrappolato in una povertà perenne, dove non c’è via d’uscita. Persino la sua ragazza lo chiama perdente» [Ogilvy, cit] • In The Fine Art of Surfacing, il loro brano più famoso I Don’t Like Mondays: «Il pezzo ispirato alla vera storia di una ragazza americana che cominciò a sparare all’ impazzata nella sua scuola, adducendo come unica motivazione che “non le piacevano i lunedì”» [Castaldo, Rep] • Nel 1982 recita in Pink Floyd - The Wall di Alan Parker: «Geldof interpreta Pink, di cognome Floyd, un rocker tossicodipendente diviso tra l’idolatria dei fan e la manipolazione dei suoi agenti. Tutta la storia ruota attorno ai suoi pensieri, scaturiti dalla visione di un film di guerra alla Tv. Pink ripensa così alla sua infanzia, alla scuola autoritaria, alle rivoluzioni da strada del Sessantotto e alla repressione soffocante della polizia […] Tuttavia, sin da subito, il leader dei Pink Floyd proprio non riusciva a sopportare l’accento irlandese di Geldof. Tanto che in seguitò tentò di registrare nuovamente i brani cantati, ma non riusciva a far combaciare il suo labiale con quello di Bob. E non si trattò di un piccolo problema, dato che ben tre canzoni del film furono cantate dal musicista irlandese!» [Stonemusic] • Nel 1984, la Bbc trasmette lo scioccante reportage di Michael Buerk sulla carestia in Etiopia. Geldof lo guarda seduto sul divano con la sua primogenita Fifi ranicchiata da un lato e la moglie Paula dall’altro: «Michael Buerk è rimasto scioccato da ciò che ha visto e lo si capiva chiaramente. La brevità delle parole aleggiava nel silenzio e la sua indignazione risuonava intorno» • «È importante ricordare anche i tempi in cui vivevamo. Nel 1984, la gente si indignava per la politica agricola comune, per il fatto che pagavano le tasse per coltivare eccedenze alimentari quando non molte miglia a sud dell’Europa, 30 milioni di persone morivano di fame. Il giorno dopo ho capito che morire di fame in un mondo di surplus non è solo intellettualmente assurdo, è moralmente ripugnante» • «A metà del programma Paula, in lacrime per l’angoscia, ha smesso di guardarlo. La mattina dopo, doveva girare le riprese per The Tube. Ha lasciato un biglietto sul frigorifero dicendo che chiunque visitasse la casa doveva mettere cinque sterline in una scatola da scarpe sul tavolo della cucina. Sapevo che mettere qualche sterlina nella scatola non era abbastanza. Sapevo che dovevo scrivere una canzone […] All’inizio pensavo di scrivere una canzone e guadagnare circa 70mila dollari ma i Boomtown Rats non avevano più successo. Ho pensato quindi di coinvolgere i miei colleghi conosciuti in dieci anni di rock’n’roll e di arruolare giovani band emergenti come gli U2» • Inizialmente voleva far cantare atutti un cover ma Midge Ure degli Ultravox gli disse che il brano, per funzionare, doveva essere originale così inisieme scrissero Do They Know It’s Christmas?. Parlò del suo progetto in tv e in breve tempo riuscì ad arruolare una quarantina di professionisti – tra gli altri c’erano i Duran Duran, U2, gli Spandau Ballet, le Bananarama e anche Sting, David Bowie, Phil Collins, David Bowie ecc – tutti uniti sotto al nome di Band Aid: «Il 25 novembre 1984 il brano venne registrato e mixato. La prima versione del brano fu registrata da Sting e Simon Le Bon, affinché facesse da guida per gli altri cantanti. Nonostante sia Geldof che Ure fossero essi stessi cantanti, non pretesero alcuna parte da “solista” nel brano, limitandosi a cantare nel coro “feed the world” insieme al resto degli artisti» [Wikipedia] • «Il singolo fu pubblicato il 3 dicembre e andò direttamente al numero uno delle classifiche inglesi, superando le vendite di tutti gli album presenti in classifica messi assieme. Divenne il singolo venduto più velocemente della storia in Inghilterra, vendendo in una sola settimana circa un milione di copie. Rimase al primo posto per 5 settimane, con una vendita di più di tre milioni di copie e diventando inoltre il singolo più venduto di tutto i tempi in Inghilterra» [ibid.] • In meno di sei settimane il disco raccolse sei milioni di dollari per Etiopia [Sta] • Poi a casa di Sting l’idea del Live Aid • Il 13 luglio 1985, negli stadi Wembley (Londra) e JFk (Philadelphia) la più grandi star britanniche – tra le altre Madonna, Mick Jagger, i Queen, gli U2, George Michael, Elton John, Paul McCartney, Joan Beaz, Bob Dylan e David Bowie – si sono esibite in una maratona-concerto x di beneficienza: «Concepito come “jukebox globale”, è stato il più grande collegamento via satellite e la più grande trasmissione televisiva di tutti i tempi. A metà evento, secondo Billy Connolly, il 95% delle televisioni mondiali era sintonizzato sull’evento. Non si erano mai viste così tante star tutte insieme» [Scanzi, Fatto]. La Rai decise che non valeva la pena trasmetterlo e quindi lo mise in onda Videomusic: finora è l’unico caso in cui l’audience non abbia decretato la vittoria dei canali Rai o Mediaset (all’epoca Fininvest) [Soncini, Io donna] • Raccolse oltre 240 miliardi di lire «anche se all’inizio – nonostante le trecento linee telefoniche approntate dalla Abc – il pubblico non parve granché generoso. Geldof quasi insultò chi stava ascoltando gratis tutta quella musica: “Dateci questi fottuti soldi! La gente sta soffrendo ora. Dateci i soldi ora. Datemi i soldi ora”» [Scanzi, cit.] • «Sono tanti gli episodi curiosi accaduti quel 13 luglio 1985, ma non sono moltissimi gli apici musicali. Tra i pochi a convincere appieno figurano Queen e U2. Questi ultimi ricevettero la definitiva consacrazione proprio grazie alla loro esibizione al Wembley Stadium di Londra. La band irlandese portò uno dei suoi brani migliori (Bad) alla durata di 12 minuti, vivificandola con un crescendo finale prodigioso […]. Phil Collins riuscì a essere lo stesso giorno sul palco di Wembley e poi, dopo aver preso un Concorde, sul JFK Stadium di Philadelphia. Mick Jagger e David Bowie volevano esibirsi in un duetto a distanza, il primo negli Stati Uniti e il secondo a Londra, naufragò […]. Fu una grande festa, nel bel mezzo dei tronfi e troppo spesso cacofonici Anni Ottanta, tra Neil Young e B.B. King, Eric Clapton e Joan Baez, Sting e Simple Minds. Una strepitosa carrellata di stelle, che certo hanno fatto la storia: non quel giorno» [Scanzi, cit] • A Londra c’erano anche Carlo e Diana • Nel 1990 recupera la musica della sua terra irlandese con The vegetarians of love, seguito nel 1993 da The Happpy Club. Gli anni successivi se ne vanno senza produzioni musicali, ma con molte iniziative benefiche. Fonda anche una società di produzione televisiva e una società di viaggi, che rivende realizzando diversi milioni di dollari di profitto. Il suo ultimo disco da solista è Sex, age and death, del 2002: «Non potevo tornare al mio lavoro. Sono un cantante pop. È questo il modo in cui faccio soldi. Ma non potevo più. Nessuno era interessato. Santo Bob, così mi chiamavano dopo, non poteva tornare a fare quello che faceva prima. Era troppo futile e insignificante. Quindi, ero perso» • Nel 2005 organizza il Live 8, altro mega evento benefico. Conta otto concerti – Roma, Londra, Filadelfia, Parigi, Berlino, Johannesburg, Toronto, Tokio – che servono a calamitare la maggior attenzione «perché i popoli obblighino i signori del G8 che si terrà il 6 luglio in Scozia, a cancellare il debito dei paesi poveri, per spingere contro il distacco più inaccettabile del mondo, fra chi ha tutto e chi non ha niente» • Poco dopo Geldof ritorna alla sua carriera da musicista, realizzando Great songs of indifference – The anthology 1986 -2001, un box dei suoi solo album [Rockol] • Nel giugno 2006 Geldof si rifiuta di salire sul palco dell’Arena Civica di Milano dove ad attenderlo ci sono solo quarantacinque spettatori; le due date successive in Italia vengono annullate per i pochi biglietti venduti. La stessa cosa accade in Danimarca dove le date sono cancellate poiché vengono venduti solo due biglietti. Geldof torna alla musica nel 2011, pubblicando How to compose popular songs that will sell well, primo disco di studio in quasi 9 anni [ibid] • Nel 2020, a 36 anni dall’ultimo album la reunion dei Boomtown Rats con Citizens of Boomtown, album accompagnato da una biografia e un documentario: ««Il gruppo è fatto per esistere in tempi di confusione e caos. Quando siamo nati, nel 1975, l’inflazione in Irlanda era oltre il 20%. Il Paese stava attraversando quella che definirei una guerra civile, in cui furono uccise oltre 3.600 persone. Avevamo un governo e una chiesa corrotti e i giovani, che non vedevano un futuro, riversavano la loro rabbia nel rumore e nella musica. Ma i tempi sono di nuovo confusi e i Boomtown Rats vogliono essere il rumore del presente» [Visentin, CdS] • Nel 2021 sottoscrive assieme a Elton John, Sting, Peter Gabriel, Brian May dei Queen, Robert Plant dei Led Zeppelin, Kim Wilde, Ed Sheeran altre 105 star britanniche un appello di protesta contro la Brexit: «Noi musicisti vergognosamente abbandonati. Hanno reso l’Europa una no-go zone per i musicisti».
Amori Dopo dieci anni di fidanzamento con Paula Yates, conduttrice tv, i due si sono sposati il 24 agosto del 1986: «Aveva 17 anni quando l’ho incontrata: la nostra vita insieme è stata una cavalcata selvaggia e indimenticabile» [Mess]. Al loro matrimonio oltre a Sting, Simon Le bon e elton John c’erano anche il principe Carlo e Lady D • Nel 1995 lei lo ha lasciato per Michael Hutchence, l’ex cantante australiano degli Inxs che due anni dopo s’è impiccato in una stanza d’hotel a Sydney • Paula, uccisa da un’overdose, è stata trovata cadavere il 17 dicembre del 2000, accanto lei c’era Tiger Lily, l’ultimogenita di 4 anni avuta con Hutchence, che giocava. Quel giorno Paul doveva portare a pranzo fuori Pixie per il suo compleanno, invece Geldof quella mattina dovette ripetere le stesse parole che il padre gli pronunciò quarant’anni prima: «Tua madre è morta la notte scorsa» • Ora Geldolf è fidanzato con l’attrice francese Jeanne Marine: «Quando mia moglie mi ha lasciato ero a pezzi, perso in un universo di dolore, e non riuscivo a uscirne. In quel periodo, andai a Parigi, invitato da amici, per sfuggire alle cattiverie e ai paparazzi, e incontrai questa bellissima ragazza francese. Ma non me ne fregava niente. Davvero. Nulla. Fu lei a insistere nel trovare qualcosa da amare in una persona che non era per nulla amabile. In un uomo detestabile. Quando è così chiusa, la tua anima non può rispondere ma se l’amore persevera, gradualmente si apre, si espande. L’unica possibile risposta al dolore è l’amore. Naturalmente tutta la pubblicità che c’era intorno alla mia famiglia ha peggiorato le cose. La gente divorzia in continuazione, gli amori finiscono, ed è terribile. Ma noi eravamo – e siamo – una “media family”. Io sono una popstar, Paula scriveva sui giornali, scriveva libri, lavorava in tv. È così, non ci puoi fare nulla. Ogni giorno, fuori casa mia, c’erano 40, 50 paparazzi e giornalisti. Era la storia perfetta per i tabloid: due personaggi pubblici, lei che mi lascia per un altro cantante pop, e il tutto diventa così incredibilmente decadente… Lui si impicca, lei muore per un’overdose di eroina. Che vuoi di più? Il fatto che fossero tutti esseri umani, e lei la persona che amavo, la madre dei miei figli… Questo non ha mai contato niente. Era una storia. Ma per me, era la mia vita» • Quattro figlie Fifi Trixiebell (1983), Peaches Honeyblossom Michelle Charlotte Angel Vanessa (1989-2014) e Little Pixie (1990) e Heavenly Hiraani Tiger Lily (1996), nata dalla relazione tra Paula e Micheal, adottata da Gedolf dopo la morte di lei • Peaches, modella e conduttrice tv come la madre, come la madre è stata uccisa da un’overdose di eroina, come la madre è stata trovata cadavere nella sua villa ma accanto lei c’era Phaedra, ultimogenito di 11 mesi. Era il 7 aprile del 2014, lei aveva 25 anni appena: «Era la più selvaggia, la più divertente, la più intelligente e la più spiritosa e la più pazza di tutti noi», ha detto il padre, sconvolto, dalla morte della figlia.
Curiosità Fu lui a inventare la storia che Sting, seguace della filosofia tantrica, era capace di fare l’amore per otto ore di seguito. Spiega Sting: «Stavamo parlando delle ore ed ore di sesso che facevamo. Poi divenne uno scherzo, e fece il giro del mondo» [Sta] • Legge solo il Financial Times • Nel luglio del 2009 ha diretto per un giorno La Stampa: «Che incredibile onore per me! Che sfida difficile! Sono molto orgoglioso di poter dirigere per un giorno uno dei giornali più grandi, antichi, rispettati, indipendenti e seri del mondo. Più di un giornale: un’istituzione. Spero di saper rendere giustizia a La Stampa e ai suoi lettori» (incipit del suo editoriale che parla del G8) • Ha provato fumare una pipa: «Jeanne Marine gliene ha comprata una e gli piaceva il sapore del tabacco e «quell’aria sagace che mi dava». Dopo un po’, però, pensò di sembrare un idiota «e ci ho rinunciato all’istante» [Sawyer, Guardian] • Dice di aver provato la cocaina all’inizio della sua carriera: «Non mi è piaciuta. Mi ha reso... troppo nervoso. Non potevo farlo prima di andare a dormire, non potevo farlo prima di salire sul palco, e mi venivano i crampi, e poi la coca ha quel sapore di polvere, e non volevo che nel mio naso. Non ho mai fatto niente di più forte, anche se una volta ho preso l’eroina per sbaglio» [ibid].
Religione Dice di essere ateo ma da ragazzo si ritrovava a pregare: «Ricordo quando ero in guai seri a scuola o a casa, e terrorizzato da mio padre, pregavo mia madre di intercedere» [Ogilvy, cit].
Titoli di coda «Quando Michael Jackson canta con voce angelica e i suoi piedi si muovono, allora puoi vedere Dio danzare».