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 2021  ottobre 13 Mercoledì calendario

Biografia di Ralph Lauren (Ralph Lifschitz)

Ralph Lauren (Ralph Lifschitz), nato a New York il 14 ottobre 1939 (82 anni). Stilista statunitense. «Forse ho sempre cercato di far rinascere uno stile di vita che abbiamo perduto».
Vita «Mio padre era un artista di origini ebraiche nato a Pinsk, oggi Bielorussia, da cui partì negli anni Venta alla volta del Bronx, New York, dove dipingeva appartamenti e dove incontrò mia madre, anche lei emigrata dalla Russia. È negli Stati Uniti che io e i miei tre fratelli siamo nati e cresciuti cambiando il nostro cognome da Lifshitz a Lauren» (Panorama) • «La madre, una tipica yiddishe mame, tesseva il destino dei suoi quattro figli. Per il più giovane, Ralph appunto, aveva pensato a un futuro da rabbino. Così gli toccò frequentare la severa Yeshiva Rabbi Israel Salanter e per un anno anche la Talmudical Academy di Manhattan» (Andrea Affaticati) • «I miei erano persone buone, ho avuto una bella infanzia. Volevano che facessi il dottore, l’avvocato o il professore, che avessi sicurezza, un lavoro fisso. Ma io non ero fatto per diventare quella cosa. Ero un buon atleta, e come tutti ci tenevo a fare bella figura quando uscivo con una ragazza. Non ho fatto scuola di moda, non sapevo cosa fosse uno stilista, però ero bravo a vestirmi, andavo nei negozi giusti, avevo pochi soldi ma riuscivo a mettermi bene, la gente mi fermava: dove l’hai preso? Capivo di avere qualcosa di speciale, uno stile interessante. Mi ispiravo ai divi che andavo a vedere al cinema – Cary Grant, Paul Newman, Frank Sinatra, Steve McQueen, Marlon Brando, James Dean – ma anche al mito dei Kennedy, al duca di Windsor con le sue giacche di tweed, a Gianni Agnelli» (a Luca Dini) • «Si diploma nel Bronx, abbandona l’università e fa il commesso da Brook Brothers. Ed è lì, servendo i clienti a cui vende capi sobri, che gli viene l’idea di rendere le cravatte meno monotone» (Tiziana Lapelosa) • Nel 1967 fonda un marchio di cravatte e lo chiama Polo, per rifarsi al mondo sportivo mantenendo un certo tono, spiegherà poi • «In principio fu semplicemente una cravatta. È il 1964, Ralph ha 25 anni e fa il commesso nel negozio di Rivetz a New York. Adora i cappotti militari, le cinture western, le giacche di tweed e fa shopping da Brooks Brothers. Dopo il viaggio di nozze in Europa con la moglie Ricky resta folgorato da alcuni modelli di cravatta dal nodo extralarge. Decide di trasferire quello stile sulle rive dell’Hudson. Propone una nuova linea di prodotti dai colori accentuati e dalle forme allargate a Rivetz, che rifiuta. Gli va meglio col direttore della Beau Brummel, un’azienda dell’Ohio con sede a Cincinnati. Il manager gli affida una piccola divisione, che in realtà è solo un cassetto, all’interno di un ufficio sull’Empire State Building. A Ralph è delegato tutto: dall’ideazione alla commercializzazione dei prodotti. “Per iniziare”, ricorda, “mi sono fatto prestare 50 mila dollari. Le etichette le cuciva mia moglie”. Quel progetto è un successo, che si trasforma in un vero trionfo quando dalla catena di negozi di lusso Neiman Marcus arriva un ordine di oltre mille pezzi» (Germano D’Acquisto) • «Quando ho mostrato le cravatte al buyer di Bloomingdale’s mi ha risposto che lo stile gli piaceva ma che avrei dovuto ridurle, togliere il mio nome e inserirne un altro. Allora ho rimesso tutto dentro la borsa e me ne sono andato. Dopo sei mesi mi ha richiamato e mi ha detto che le avrebbero comprate e vendute con il mio nome» • «La sua icona era Cary Grant. Di lui aveva studiato ogni film. Aveva annotato come gli stavano le camicie, come erano tagliate le giacche, quanti bottoni avevano. Era andato nei negozi in cui Grant si serviva. Come un attore che vuole diventare un tutt’uno con la parte, aveva cercato di calarsi nei panni del suo idolo. Ne uscì una versione dandy dello stile Ivy League» (Andrea Affaticati) • «La moglie Ricky gli rubava giacche e pantaloni e così al giovane Ralph venne l’idea di vestire le donne con abiti maschili. Succedeva dopo la faccenda della valigia di cravatte grandi e colorate (era il 1967 e si usavano solo piccole e scure) da cui tutto cominciò» (Paola Pollo) • Nel 1969 apre una boutique per uomo dentro i grandi magazzini Bloomingdale’s a New York. La prima collezione di camicie per donna è del 1971. La prima polo Ralph Lauren è del 1972, lanciata sul mercato in un unico modello e 24 colori diversi • «Diane Keaton che in Io & Annie dice ad Alvy “Questa cravatta è un regalo di nonna Hall”, è vestita Ralph Lauren. Robert Redford che ne Il Grande Gatsby spiega a Nick “Sono cresciuto in America, ma ho studiato a Oxford. Questa è una tradizione di famiglia”, indossa un completo Ralph Lauren. Gwyneth Paltrow che, raggiante, avvolta in una nuvola di taffettà rosa, ritira il premio Oscar come migliore attrice per Shakespeare in Love è griffata Ralph Lauren. Perché lo stilista newyorkese è il padre putativo della moda americana. È lui che l’ha fatta diventare grande» (Germano D’Acquisto) • «Produce profumi, sportswear, mobili, sostituisce le boutique con vere e proprie dimore. È il primo designer con un suo lifestyle, e il desiderio attorno al brand è talmente forte da generare negli anni Novanta una sottocultura, i Lo-Life: il loro segno distintivo sono i suoi abiti. Tutti rigorosamente rubati» (Serena Tibaldi) • A quarant’anni scopre di avere un tumore al cervello, poi • Nel 1988, quando George H. W. Bush conquista la Casa Bianca, la giornalista Alessandra Stanley, sulla rivista liberal New Republic, scrive di una «Presidenza Ralph Lauren». Nel 2011 Michelle Obama sceglie un suo vestito per un incontro ufficiale con la Regina Elisabetta. Il 20 gennaio 2021 Joe Biden indossa abito e cappotto Ralph Lauren per la cerimonia d’insediamento da 46° presidente degli Stati Uniti • Nel 2001 ha donato 13 milioni di dollari per restaurare la bandiera che nel 1812 aveva continuato a sventolare sotto le bombe inglesi su Baltimora, l’originale Star-Spangled Banner che ispirò la poesia poi diventata inno nazionale • Del 2019 il documentario Very Ralph, diretto da Susan Lacy e presentato alla Festa del Cinema di Roma • «Andare a intervistare Ralph Lauren nel suo ufficio è un po’ come attraversare di corsa il muro della stazione di King’s Cross a Londra e ritrovarsi nel magico binario 9¾ di Harry Potter. Entri dal mondo normale in un qualunque palazzo moderno di Madison Avenue e ti infili in un asettico ascensore d’acciaio che ti risputa al sesto piano in un universo di boiserie e ottoni. Un tappeto smisurato, divani Chesterfield di cuoio crepato dal tempo, plaid tartan, un orologio a pendolo d’antiquariato, tele a olio dell’Ottocento inglese, un molosso fuso nel bronzo, un grande camino scoppiettante, e un gigantesco lampadario candelabro a sovrastare l’atrio a tripla altezza, tutto rivestito di mogano come il salone di Hogwarts. Poi sali la massiccia doppia scala, percorri un lato del loggiato interno dalle balaustre di legno, varchi una porta ed entri in quella che sembra la nursery di un bambino a cui non sapresti cosa regalare. In mezzo a oggetti così numerosi da faticare a registrarli con la vista, orsetti di peluche e scarpine da cowboy, ma anche parecchi aeroplanini, una bicicletta dalla finiture in pelle e il modello nero fiammante, a occhio scala 1:8, di una Bugatti Type 57 Coupé Atlantic del 1937, considerata dai collezionisti l’auto più bella di sempre, prodotta in quattro esemplari di cui ne rimangono solo due: una è stata venduta anni fa per 30 milioni di dollari, il secondo prezzo più alto della storia. “L’altra ce l’ho io”, dice il padrone di casa. Piumino, camicia in pelle con le maniche arrotolate sugli avambracci, nero come i pantaloni da tuta con le strisce rosse laterali, lo stesso abbinamento di colori delle spettacolari Air Jordan. “A parte le sneaker, quella che ho addosso è roba mia. Non butto mai niente, perché so che le stesse cose le indosserò di nuovo, magari tra molti anni, magari in modo diverso. E una giacca, quando è vecchia, mi piace di più”» (Luca Dini nel 2019).
Affari Nel 2021 la rivista Forbes l’ha classificato come il 121° uomo più ricco del mondo con un patrimonio stimato di 7 miliardi di dollari • Nel 2015 ha lasciato il ruolo di ammnistratore delegato del gruppo al manager Stefan Larsson • Oggi il marchio Ralph Lauren ha sotto di sé oltre trenta marchi secondari da Purple Label a Black Label da RL Classics a Big & Tall. La Ralph Lauren Corporation è anche proprietaria del marchio Club Monaco, oltre che di diversi ristoranti della catena Ralph’s Coffee & Bar, tra cui The Polo Bar (New York), Ralph’s (Parigi, Londra) e RL (Chicago).
Critica «È considerato lo stilista che esprime al meglio il concetto dell’eleganza upper class, pensata per donne chic e moderne. Fa una moda sofisticata, ricca e snob. Il cachemire scorre a fiumi e i gioielli Navajo, in argento e turchesi, sono ovunque. Bella e impeccabile, la donna Ralph Lauren sa quel che vuole, è colta, il potere ce l’ha e lo sa gestire bene. Di giorno non mostra un centimetro di pelle, ma quei dolcevita attillati portati con gonne a ruota, anni ’50, e gli inseparabili gioielli, le danno una impronta sexy. Vero re del country di lusso» (Laura Asnaghi) • «In un mondo perfetto tutte le donne vestirebbero come dice Ralph Lauren: “Con uno stile languido e maschile per il giorno, mentre per la sera si libera un certo spirito rock”» (Daniela Fedi)
Famiglia Sposato dal 1964 con Ricky Anne, ex centralinista, di cinque anni più giovane di lui, alla quale nasconde di essere ebreo fino al giorno del matrimonio. Tre figli, Andrew, David e Dylan. David è l’unico dei tre ad aver fatto carriera nell’azienda del padre. Andrew ifa il produttore cinematografico, Dylan ha un negozio di caramelle a New York, il Candy Bar di Dylan.
Vizi Appassionato di automobili. Ne possiede una settantina, tutte d’epoca. Su tutte una Bugatti Type 57SC Atlantic del 1938, di cui esistono solo due esemplari al mondo, e cinque Ferrari, compresa una 250 Gto del 1962 • Proprietario di innumerevoli tenute, tra le quali un ranch in Colorado e una villa a picco sull’oceano in Giamaica.