14 ottobre 2021
Tags : Fedez
Biografia di Fedez
Fedez, nato a Milano il 15 ottobre 1989 (32 anni). Cantante. Imprenditore. Presentatore televisivo. Popolarissimo su internet come marito di Chiara Ferragni. Debuttò a soli 18 anni con l’ep Corre veloce Fedez. Sei album: Penisola che non c’è (2011), Il mio primo disco da venduto (2011), Sig. Brainwash (2013), Pop-Hoolista (2014), Comunisti col Rolex (con J-Ax, 2017) e Paranoia Airlines (2019). È stato giudice di X Factor (Sky Uno, 2014-18), attore in Un passo dal cielo (Rai 1, 2017), concorrente di Celebrity Hunted: Caccia all’uomo (Prime, 2020), presentatore di LOL – Chi ride è fuori (Prime, 2021). Nel 2021, con Chiamami per nome, in coppia con F. Michielin, si è classificato secondo a Sanremo • «Il rapper tatuato con lo sguardo perso nel vuoto ma il portafoglio pieno di soldi, uno che nel 2011 si autoproduceva il disco e che oggi trova aziende disposte a spendere diecimila euro per un suo striminzito tweet» (Lucia Esposito, Libero, 3/4/2018) • «Duro e puro. Ma anche pieno di contraddizioni» (Andrea Laffranchi, CdS, 10/6/2015) • «Qualcuno ha detto che per le ingiurie e l’istigazione all’odio contenute nei suoi brani meriterebbe anni di carcere duro, per la qualità musicale l’ergastolo» (Luigi Mascheroni, Grn, 1/8/2021) • «C’ho provato in tutti i modi ma nulla, mi ha dato un due di picche dopo l’altro. Sai com’è, io in queste cose sono un uomo medio, vedo un pettorale, due tatuaggi e non capisco più niente» (Alfonso Signorini).
Titoli di testa «C’è un tatuaggio di cui si è pentito? “Eccome! Qualsiasi persona molto tatuata come me è destinata a pentirsi. Vede questa macchia nera sul braccio? Sono cinque tatuaggi diversi, uno ha coperto l’altro. È un caos, ma alla fine mi ricorda un periodo della mia vita”. Si cancella un tatuaggio quando si volta pagina? “Si cancella quando ti accorgi che non è un granché. Del resto ho cominciato a tatuarmi quando avevo pochi soldi e diciamo che non andavo da tatuatori pazzeschi…”» (Michela Proietti, CdS, 9/10/2017).
Origini Vero nome: Federico Leonardo Lucia. Famiglia originaria di Castel Lagopesole, 600 abitanti, in provincia di Potenza («tramite mia nonna ho un legame di sangue con Ninco Nanco, il brigante: nella foto del suo cadavere è uguale a mio padre»). Vivono nell’hinterland milanese. Il padre, Franco, è un ex orafo, cassintegrato, con i soldi della liquidazione ha aperto un bar. La madre, Annamaria, è disoccupata • Federico è un bambino paffutello, vittima dei bulli. «Non per la grassezza, era il contesto. Casa mia era al confine tra Buccinasco e Corsico, leggendo un libro su Vallanzasca mi sono accorto che metà dei miei compagni di classe avevano cognomi poco raccomandabili» (Serra). Più volte rincasa senza scarpe. «Mi fermavano per strada e mi chiedevano: “Che numero hai?”. E lì non c’era niente da fare, te le toglievi e gliele davi. Ero alle medie. Comunque non la ricordo come una cosa traumatica: succedeva a tutti» (Serra). «Ero diverso, allergico all’omologazione allora come ora» (Videtti, Rep, 28/2/2015). «C’erano mode da seguire e io non le seguivo. Dovevi giocare a calcio: mai fatto. Truccare il motorino: non l’avevo. Ascoltare certa musica: facevo l’opposto. Non ero molto socievole» (Serra). «Rappresentavo bene lo stereotipo del ragazzino di periferia del momento. Ero un po’ punkabbestia: avevo i piercing al labbro, cose non sdoganate in quel momento» (Mulè, Panorama, 17/9/2015). Per questo motivo, anche se ha fatto battesimo, comunione e cresima, smette di frequentare l’oratorio di Corsico. «Il “don”, a catechismo, mi obbligò a togliere i piercing. Io non li tolsi perché non ne capivo il motivo. Fece delle critiche riguardo al mio aspetto estetico. Io prontamente lo mandai a c...» (ibidem) • I suoi, in compenso, lo lasciano molto libero. Lui dà loro una mano con il bar di famiglia. «Li aiutavo a gestire le ore calde della giornata, quelle dei pranzi, per questo so fare qualsiasi tipo di caffè». La madre lo porta al primo concerto (i Blink-182, al Forum d’Assago, in prima elementare) e a farsi il primo tatuaggio (a Pietra Ligure, a quattordici anni). «Siamo praticamente uguali. Sono un piccolo Stakanov, come lei. E come lei sono molto impulsivo, abbiamo entrambi la tendenza a essere guerrafondai» • Si iscrive all’artistico («non ero molto bravo a disegnare, ma piuttosto a interpretare l’arte»), ma lo molla un anno prima della maturità. «Ho deciso di inseguire un sogno: lavorare nel mondo della musica». «A 16 anni ero l’idolo del Leoncavallo con un pezzo in cui campionavo Meno male che Silvio c’è ed elencavo le indagini in cui era coinvolto Berlusconi» (a Laffranchi). «Il periodo della pistola a quando risale? “E lei come lo sa?”. Lo ha scritto nel suo ultimo libro: FAQ. A domanda rispondo. “Davvero c’è scritto della pistola?”. Sì, sì, è nelle prime pagine. “Erano gli anni delle superiori, tra la terza e la quarta, avevo 16-17 anni. Frequentavo il collettivo Il Muretto, centro del rap milanese, una comunità multietnica con rumeni, albanesi, nigeriani. C’era anche Emis Killa. Eravamo offuscati dall’opulenza che non potevamo avere. Alcuni – io no – derubavano i giovani ricchi […] Il padre di un mio amico era appena uscito dalla prigione, dopo essersi fatto trent’anni, e veniva in giro con noi. La sera ci spostavamo alle Colonne di San Lorenzo, in quella vietta con il cartellone pubblicitario: nel weekend c’erano 1.500 persone, da avere paura […]”. E quindi? “Ogni tanto, siccome temeva di essere fermato, il padre del mio amico ci dava la sua pistola, per tenergliela. Io, nella mia sconsideratezza, la mettevo nello zaino. Una roba che oggi mi dico coglione”» (Serra). Inizia postando le sue canzoni su YouTube. «Era l’unico modo per farsi conoscere». I suoi però non possono permettersi un figlio nullafacente. Così, con la sua ragazza dell’epoca, apre un laboratorio di tatuaggi in via Ricciarelli, davanti alle case popolari di Selinunte. «Avevo diciannove anni. Investimmo tutto quel che avevamo, duemila euro».
Tatuaggi Tra il polso e il pollice: un serpente avvolto intorno a una pera. Più in su: una donna cavallo con in mano borsetta e champagne. Sul petto: un albero che fruttifera soldi, un ragno, un millepiedi, un liquidator «che simboleggia il mio essere gangsta». Al posto della solita pin-up, una milf attempata. Poi: un Ganesh con la mano uncinata, una lavatrice strizzacervelli, una donna Polifemo, un fiore strappato da una mano scheletrita. Sotto l’ombelico: un Cristo col capo reclinato e gli occhi puntati sul pube. Sulle gambe: un tram milanese sotto una decorazione. Tribale? «No, odio i tribali, sono bruttissimi, questo è circense». Sotto i lobi delle orecchie: un gelato alla fragola, la scritta Zedef (palindromo di Fedez), uno squalo mangiasoldi. Sul piede sinistro: una sneaker tatuata con tanto di stringhe. Sulla schiena: Topolino crocifisso con la scritta “nessun dio”, «ma devo rifarlo, è ancora in bianco e nero, un tatuaggio da galera». Per finire: una specie di cache-col di perle che dal collo sale fin sotto il mento e le orecchie e gli cambia la fisionomia. «In effetti sale un po’ troppo verso il viso». «Ognuno ha la sua visione del tatuaggio. Per me è un’arte, come avere un Picasso». «Si fa per mettersi in mostra, che senso ha dire lo faccio per me, dove nessuno può vedere? È il lavoro di un artista, come andare da Leonardo e farsi ritrarre la Monna Lisa sul bicipite» (Videtti). «Qual è il messaggio? “Nessun messaggio. Il tatuaggio deve essere fine a se stesso”. Reazione a una timidezza cronica? Provocazione hip hop? “No, perché timido lo sono ancora”». «Mentre i miei coetanei perdevano tempo in discoteca noi ci sbattevamo per ottenere le licenze necessarie, sballottati tra camera di commercio e ufficio d’igiene. Io prendevo gli appuntamenti, la mia ex tatuava, e una parte di quel che si incassava veniva investito in musica. Il mio primo cd, La penisola che non c’è, costato non più di settecento euro, l’ho realizzato con quei proventi. Quello del tatuatore è uno dei mestieri che rendono di più, i bravi li riconosci dalla lista d’attesa, a volte anche di due o tre anni». «“Era il mio piano B. Il disco con cui ho avuto successo era l’ultima possibilità che mi ero dato”. Se non fosse andata bene? “Avrei detto basta con la musica. Magari sarei ancora in quel negozio, non ci voglio pensare”» (Maffioletti).
Clamore «Dinamico, polemico, irrequieto» (Scanzi, Fatto, 11/9/2014). «Rime facili, frasi fatte, metrica un tanto al chilo» (Grasso, CdS, 12/10/2014). Utilizza senza remore l’autotune, che elimina le stonature, ma dà alla voce un effetto metallico, robotico. Rimane alzato a scrivere canzoni fino alle sei del mattino, poi dorme fino alle tre del pomeriggio • «Stupro la Moratti / e mentre mi fa un bocchino/ le taglio la gola / con il taglierino» (B-Rex status domini, 2010; con Rise). «Siete troie, troie, / non fate le modeste. / Guarda come cazzo / sono vestite queste. / Riconosco una bitcha / già da come si veste. / La mandi in giro vestita da troia, / poi piangi se la violentano. / Sono troie, e se non lo sono / poi lo diventano» (Si muovono le, 2010). «L’atteggiamento dei miei fans,/ giuro che mi sta stressando/ Chiederebbero la foto/ pure mentre sto cagando/ E con tutto questo affetto/ mi sento così commosso/ però fammi andare al cesso/ che mi sto cagando addosso» (Dai cazzo Federico, 2013). Va in tivù e si scontra con l’ex ministro Giovanardi sulla cannabis («Non sono proprio un esperto in materia e l’ho anche buttata in caciara perché non c’era tanta possibilità di esprimere il proprio pensiero. Ma mi sono piaciuto»). Polemizza con Filippo Facci, Nicola Porra, Jovanotti, Maurizio Gasparri, Matteo Renzi, Matteo Salvini. Simpatizza per i 5 Stelle («è l’alternativa più valida»), scrive il loro inno (Non sono partito, ascoltalo qui), cita Casaleggio e si dice amico di Di Battista («È così preso dalle sue battaglie che a cena non riesce a parlare d’altro, neanche di figa. Però va bene così: c’era bisogno di persone pulite in politica»). Si fa intervistare dal Fatto, difende i No Expo, pubblica un album intitolato Pop-Hoolista • Prende di mira la Milano coca-sushi-modelle e i locali fighetti, poi te lo ritrovi al Just Cavalli. Posa a anti-conformista, poi si compra sei Rolex e un Patek Phillipe. Non risparmia critiche alla tivù, ed eccolo giudice di X-Factor. «Di sicuro Fedez ha capito le contraddizioni dello star system. E le sfrutta. O ci sguazza» (Laffranchi). «L’incoerenza è la fede di Fedez. È diventato famoso con la canzone Alfonso Signorini (Eroe nazionale): almeno sulla carta, una lettura sarcastica. Ma del videoclip è protagonista lo stesso Signorini, in carne, ossa e calzamaglia rosa, ed ecco che la corrosione si fa connivenza (più copertina su Chi). Va in tv, ma critica chi la guarda. Nudo e tatuato, troneggia sul Rolling Stone italiano. L’incoerenza è la sua virtù» (Grasso). «È tutto fuorché scemo. Ha inoltre una straordinaria umanità, crede in alcuni valori ed è un puro. Il suo limite è che non approfondisce le questioni: forma spesso le sue opinioni sulla base di considerazioni superficiali, è convinto di poter discettare di alta cucina anche se ha fatto un giro veloce al self-service di un autogrill» (Mulé). «È un ansioso. Per questo motivo nel suo “kit da rapper che arriva dalla strada” ha sempre un lecca lecca alla camomilla e le medicine per l’asma» (Alice Castagneri, Sta, 9/9/2015) • Solo nei primi quattro anni di carriera, intanto, vince sei dischi d’oro e undici di platino. Con J-Ax fonda Newtopia, una factory che spazia dal rap ai format tv (dalla loro scuderia esce anche Rovazzi, gestione della società e maggioranza del capitale sono in mano alla mamma di Fedez e al papà di J-Ax). Il fatturato 2016 supera il milione di euro. «Sua madre, Annamaria, lavora con lei. Perché suo padre Franco no? “Non aveva di queste ambizioni. Lui fa il magazziniere, gli manca poco per la pensione. Gli ho proposto di pagare io i contributi che servono per farlo smettere, ma non vuole”. Ha davvero estinto lei il loro mutuo, come canta? “Sì. I guadagni dei primi due anni li ho usati per pagare i debiti che avevamo”. Sarà orgoglioso di aver comprato un attico a City Life. Era presente al rogito? “No, perché non si fa il rogito: è una sorta di mutuo interno che paghi ogni mese dopo aver dato un grosso anticipo. Poi, passati quattro anni, lo riscatti”. La prima notte in quella casa? “Era deserta, senza mobili. Sono uscito sul balcone e potevo vedere la Torre di Rozzano. È stato abbastanza commovente”» (Serra).
Amore Per anni con Giulia Valentina, torinese, vegana, studentessa di economia (la ragazza che compare nel video di Magnifico). Si conoscono in discoteca, lui ci prova, lei lo respinge. Poi un secondo approccio via Facebook, andato meglio. Lei lo converte al salutismo: comincia ad andare in palestra, smette di mangiare cibo spazzatura e di fumare tre pacchetti di sigarette al giorno (passa a quella elettronica) • La svolta della sua vita: nel 2016, con il tormentone Vorrei ma non posto. «Parlando di web e di influencer il primo nome che scrissi fu quello di Chiara, ma non c’era lo scopo di volerla approcciare». «Io vi chiedo pardon/ Ma non seguo il bon ton/ È che a cena devo avere sempre in mano un iPhone/ Il cane di Chiara Ferragni ha il papillon di Vouitton/ Ed un collare con più glitter di una giacca di Elton John» • «Quando l’ho conosciuta ho capito subito che tra noi c’era un’affinità fuori dal comune» • Comprano assieme una villa a Los Angeles. Lui si toglie il piercing dalla fronte, lei lo porta alla serata dei Golden Globe, gli insegna a mettere lo smoking e i mocassini, lo fa posare davanti all’obiettivo di Annie Liebovitz per Vanity Fair. «Che la Ferragni sia un genio della comunicazione non si discute. Lei decide, Fedez esegue. È il suo paggetto quando la accompagna alle feste, il suo migliore amico quando la bacia impacciato, sua mamma quando piange per i discorsi degli amici, la sua terza sorella quando accetta di indossare camicie con “thefarragnez” cucito sul taschino» (Selvaggia Lucarelli, Fatto, 2/9/2018). «Ma vi sposate davvero? “No”. Ops. Novità? “Ma no, è che non credo nel rito del matrimonio. Due persone possono stare insieme tutta la vita senza sposarsi”» (Serra) • Il 6 maggio 2017, sul palco dell’Arena di Verona, in diretta su Rtl 102.5, mentre J-Ax se ne sta in disparte, lui si inginocchia. «Il giorno prima, abbiamo avuto una litigata tosta. Quando le chiesi di sposarmi davanti a tutti, l’ho messa in una condizione per cui non poteva dirmi di no» • Il 19 marzo 2018 nasce Leone (al Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles, per fargli avere la cittadinanza americana). La sua prima foto ufficiale da solo, a due giorni dalla nascita, conquista 2.275.421 «cuoricini» e 39.200 messaggi di auguri. Petit Bateau, Chicco, Versace, Nike altri marchi inviano in regalo vestitini da neonato. «Il primo bacio, il primo giorno a scuola, il primo giorno in prova/ Il primo amore, il primo errore, il primo sole che ti scotta/ Ed è la prima volta anche per me, che vedo te» (Prima di ogni cosa, 2018) • Si sposano il 1° settembre 2018, alla Dimora delle Balze, a 20 chilometri da Noto (Siracusa). Celebra il sindaco. Lei in Dior Haute Couture, di pizzo e tulle accollatissimo, le gambe che si intuiscono a ogni passo. Lui in Versace, senza cravatta, ma con un bottone-gioeiello d’oro giallo. Sponsor: Prada, che regala alla sposa un corto sberluccicante; Alitalia, con un aereo marchiato «Ferragnez». Duecento ospiti, tra cui: Giusy Ferreri, il dj Benny Benassi (alla console), l’influencer Chiara Biasi e Bebe Vio. Mancano J-Ax e Fabio Rovazzi. Leone, costretto a stare lontano dalla mamma, pare indispettito. Fedez se ne accorge: «Sei inc... amore, eh? Sei inc...», e lo bacia per consolarlo.
Seconda figlia Vittoria (n. 2021).
Polemiche Per aver festeggiato i suoi 29 anni lanciando frutta e verdura in un supermercato preso in affitto, per essere andato a distribuire ai passanti buste con migliaia euro in Lamborghini, etc.
Impegno Durante la pandemia, lui e la moglie lanciarono una raccolta fondi per aumentare i posti letto della terapia intensiva. Raccolsero 17 milioni di euro. Ne donarono personalmente 100 mila. Vinsero l’Ambrogino d’Oro.
Politica Con Black Lives Matter, il ddl Zen, Marco Cappato, la cannabis e l’eutanasia legale. Contro Salvini. Nel 2021 si fece fotografare con smalto e scarpe con i tacchi per far vedere di essere a favore della fluidità di genere. Si è scusato dei suoi vecchi testi omofobi/volgari/sessisti • Lo fa perché è maturato? Vuole semplicemente esprimere la sua opinione? Vuole scendere in campo? È un nuovo Berlusconi, con i social al posto delle tivù? È un nuovo Celentano? O è tutta una grande strategia di marketing?
Religione «Vedo la Chiesa come una spa., come una multinazionale. E le multinazionali mettono in atto delle grandi operazioni di marketing. Quindi rispetto chi ha la fede, non rispetto la multinazionale Chiesa. Io comunque sono completamente ateo».
Vizi Non beve, non fuma, non si droga. «Sì, faccio una vita da represso!».
Curiosità 1,74 m • 75 kg • «Una parte di me è diventata quello che volevo essere e una parte di me quello che ho sempre odiato. Il mio imborghesimento mi ha reso una contraddizione vivente» • «Un ragazzo dolcissimo» (Orietta Berti) • Legatissimo alla nonna paterna, Luciana Violini, classe 1931. Lei gli legge le carte. «“Ci ha sempre azzeccato”. Aveva previsto che saresti diventato famoso? “Detto così è un po’ brutto. No, aveva previsto che mi sarebbero andate bene un po’ di cose che, però, non si possono dire”» (Oliva) • «“Non so dire quale sia stata la mia fortuna, di sicuro tanta” Anche un po’ di talento, ti pare? “Boh”. Non fare il modesto. “Come dice Johnny Deep in Blow: la mia ambizione ha superato di gran lunga il mio talento”» (Audiffredi, Gq, 24/8/2021) • «Chiara è una persona intelligente e positiva. Per me è una medicina perché io sono molto cinico. Sono una persona poco spensierata, vedo sempre il bicchiere mezzo vuoto e il vuoto ti può risucchiare. Lei vede il bene e il bello in tutto, riesce a godersi le cose come io non sono mai riuscito a fare. Nemmeno adesso ci riesco» • «Ho paura di tornare indietro. Mi fa paura sapere che non potrò essere sempre il numero uno» • Non si è mai capito come mai lui e J-Ax hanno rotto il loro sodalizio. L’ex socio: «Abbiamo un accordo di riservatezza per cui non possiamo parlare dei nostri rapporti professionali» • Prima di andare a Sanremo ha fatto meditazione trascendentale e EMDR. «EMDR? La terapia alla quale si sottoponevano i reduci del Vietnam e delle Torri Gemelle? “Sì. Aiuta a gestire le ansie. Penso sia importante parlare di certi argomenti pubblicamente, altrimenti resteranno per sempre tabù: non c’è niente di cui vergognarsi”» (Marzi) • Quando gli chiesero che regalo avrebbe voluto per i suoi trent’anni, ha risposto: «La fine della guerra in testa».
Titoli di coda «“Sento addosso occhi che cercano di vedere più il difetto che il pregio”. Si spiega il perché? “Mi sento percepito più str... di quello che sono”» (Maffioletti).