18 ottobre 2021
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Biografia di Barbara Palombelli
Barbara Palombelli, nata a Roma il 19 ottobre 1953 (68 anni). Giornalista. Conduttrice radiofonica. Presentatrice televisiva • «Quarant’anni di giornalismo tra radio, carta stampata, televisione, libri» (Laura Rio, il Giornale, 31/8/2020) • Debuttò a Radio 2 negli anni Settanta. È stata cronista parlamentare per L’Europeo, collaboratrice del Giornale, vicecaporedattore di Panorama (1986-88), inviata speciale del Corriere della Sera (1989-90), collaboratrice di Repubblica, quindi di nuovo al Corriere come editorialista (2001-06). Sul Foglio ha tenuto la rubrica L’osservatrice romana. Per la Rai ha realizzato venti interviste a Domenica In (Rai, 1 1987) e condotto 28 minuti (Radio 2, 2001-03). Ha affiancato Giuliano Ferrara in Otto e mezzo (LA7, 2003-04). Dal 2013 conduce Forum (Rete 4 e Canale 5) e dal 2018 anche Stasera Italia (Rete 4) • Moglie dell’ex sindaco di Roma Francesco Ruttelli • «La Palombelli sta alla Città Eterna come piazzale delle Muse e l’amatriciana. A Milano direbbero “la Barbara”, e si capisce che suona malissimo. Ma non è certo un problema di pronuncia. È che Roma sta a Barbara e Barbara a Roma (persino con sindaco incorporato) perché solo a Roma certi incontri hanno quel sapore di casuale e di definitivo, di fru fru e di profondo» (Stefano Di Michele, Il Foglio, 18/11/2006) • «Abituata a frequentare i potenti, veri o presunti, sa scendere nella pancia del Paese. Spiazzante e mai devota, snob il necessario, passionale» (Fabrizio Roncone, Corriere della Sera, 5/8/2017) • I maligni dicono di lei: «Clint Eastwood nei film di Sergio Leone aveva due espressioni: con il cappello e senza. La Palombelli neanche lo porta, il cappello» • «Perché si dice che lei abbia gli artigli? “Non lo so. Forse solo perché sono curiosa e mi piace fare le domande giuste”» (Andrea Scarpa, Il Messaggero, 22/7/2018).
Titoli di testa Si dice ansiosa, irrequieta, toccata da una vena di depressione. Ne ho un po’, di dna. L’ho scoperto a 15 anni: fatti i compiti, mi pesavano le ore vuote. Dopo, ho ritrovato la depressione in tanti giornalisti. Montanelli mi confidava la sua malinconia, Scalfari si descriveva come il figlio unico che guarda il mare e ha paura per i genitori» (a Candida Morvillo, Corriere della Sera, 14/5/2019).
Vita Prima dei quattro figli di Carlo e Manuela Palombelli. «La mia è una famiglia di agenti di cambio, il mio destino era entrare in banca da raccomandata». Origini altolocate. Ottime connessioni. Un fratello del padre, lo zio Ugo, «era amico e medico della famiglia di Mario Soldati, salvò la vita al piccolo Giovanni, ora marito dell’adorabile Stefania Sandrelli». Uno zio della madre ha sposato il generale Falasca, fratello della mamma di Andreotti. Da parte di madre, Barbara discende dal cardinale Marcello Cervini, eletto Papa nel 1555 col nome di Marcello II, stroncato da un colpo apoplettico dopo 21 giorni. «Di quel pontificato brevissimo resta una delle più belle messe, firmata da Pierluigi da Palestrina» • «È stato mio padre a regalarmi lo spirito critico: era un liberale antifascista e ha visto in azione la parte ipocrita della resistenza partigiana. Mi diceva sempre ricordati che Roma l’hanno liberata gli americani. Mi ha vaccinato contro tutti i radicalismi. A casa mia si leggevano tutti i giorni il Messaggero e Paese Sera» (alla Rio) • Barbara è una bambina vispa, anche se «triste e abbastanza complessata». Frequenta l’Istituto Santa Giuliana Falconieri, scuola paritaria in via Guidobaldo del Monte. È tesserata al club di Topolino. Scrive raccontini e li vende ai parenti a 25 lire l’uno. «Ero una peste. Ho fatto cose terribili: non so come sono riuscita a sopravvivere. Giravo in motorino senza casco, mi sono schiantata due volte, rischiando di morire. Il mio unico scopo, a 13, 14 anni era uscire di casa. Mi inventavo qualsiasi cosa: dicevo a mia madre che andavo in giro a fare interviste su Dio per conto dei padri gesuiti e invece correvo in centro a Roma a comprare il rimmel» (alla Rio) • «Quattordicenne prendo la tessera della Lid, la Lega per il divorzio. Con il battesimo della politica, rifiuto le suore e mi iscrivo al liceo scientifico, dove le femmine erano ancora pochissime. Chiedo le chiavi di casa, mio padre dice che la libertà bisogna guadagnarsela, così comincio a fare lo studente lavoratore, al pomeriggio segretaria in una scuola di danza, al mattino vado a scuola» (a Lidia Ravera). Sono gli anni della contestazione. «Nel 68’ avevo quindici anni, sentivo che i ragazzi potevano avere voce e libertà» (alla Morvillo). A sedici anni già guida, anche senza patente. Legge Montanelli. Sogna di fare la giornalista. Si iscrive a Lettere. «Andavo in piazza con alcuni pericolosi sovversivi, che si chiamavano Giuliano Ferrara e Paolo Mieli…». Potrebbe diventare professoressa universitaria, ma quando ha a 21 anni le muore il papà. «Nel ’77 ero assistente di Ida Magli alla cattedra di Antropologia culturale, alla Sapienza, ma è durato poco. Visto che non potevo permettermi di non guadagnare una lira, la Magli fece il mio nome in Rai» • «Montanelli mi chiamò mentre stavo conducendo la rassegna stampa su Radio 3. E, in diretta, mi chiese di scrivere quello che stavo dicendo sul suo Giornale il giorno dopo. Per me fu un premio enorme. Avevo amato pazzamente i suoi libri e i suoi articoli, ma non lo conoscevo di persona. Poi ci siamo incontrati tante volte: mi invitava a pranzo all’Assassino, a Milano. Lui mangiava solo pere e parmigiano. Anch’io ora, quando lavoro, faccio lo stesso» (alla Rio) • Arriva all’Europeo. «Quando ci entrai, mi sentii come a Disneyland. Mi ci sento ancora oggi, quando si accende la telecamera a Forum o a Stasera Italia. Rivedo la ragazzina che sognava una carriera, non il matrimonio» (Morvillo) • «Il nostro mestiere ha una regola precisa: non bisogna avere paura di raccontare la verità. Claudio Rinaldi, mio direttore e maestro, me lo insegnò concretamente. Un giorno, mi disse: “Davvero hai trovato le prove dei fondi neri dell’Iri? Bene, non c’è problema: ti faccio scrivere tutto”. Fu di parola. Ero poco più di una ragazza. Una grande lezione» (a Roncone) • «Tra le poche croniste parlamentari negli anni Ottanta, “debbo a questi numeri la mia fama – ingiustificata – di donna bellissima e corteggiatissima, su cui sono stati costruiti pettegolezzi, intrighi e leggende”, manco una madame du Barry planata tra la stampa parlamentare. E pensare che “l’ambitissima tessera di Montecitorio” Claudio Rinaldi gliela fece assegnare basandosi “sulla considerazione, non proprio professionale, che vestivo benino e non avevo mai le calze smagliate”. Vestita benino, un filino progressista, buona famiglia e pratica democratica, Barbara in realtà provava “una certa libidine” per i luoghi dove i democristiani trescavano, crescevano, si combattevano, “conventi, monasteri, università cattoliche, le foto di De Gasperi e i manifesti sparpagliati nelle aule di piazza Sturzo”, quasi cultrice del salotto gozzoniano dell’amica di nonna Speranza, “Loreto impagliato e busto d’Alfieri”. Ma anche questo rosicchiare di tarme politiche è molto romano, molto cerchia capitolina, molto andreottiano e da pretini. E Barbara in quest’universo – tra l’ippodromo e la sacrestia, il green e l’acquasantiera – si muove a suo agio, ne coglie il riverbero, sa ben destreggiarsi durante l’ora dell’aperitivo da Ciampini come un tempo tra le voci “su presunte minigonne e fantasie su miei amori immaginari”» (Di Michele).
Amori veri Lei e Francesco Rutelli si sono sposati due volte, prima in comune («è stata una formalità di cinque minuti dopo tre anni di convivenza. Ero incinta e Francesco diceva: non facciamo pensare a nostro figlio che non lo volevamo»), poi in chiesa («Ci siamo andati praticamente di nascosto»). «“Per noi, sposarsi è un fatto burocratico. Invece, le nostre figlie sognano l’abito bianco e il brillante, come si vede in tv”. Come se lo spiega? “La loro generazione è così. Le giovani stanno tornando indietro, non hanno coscienza della fatica fatta per avere diritti su divorzio, aborto, parità. Vogliono il marito capofamiglia, quando noi volevamo il compagno complice”» (Morvillo). Nel 2010, dopo trent’anni di vita assieme, disse che si sarebbe voluta sposare per la terza volta. «Magari in un casinò di Las Vegas, sarebbe divertente» • «Non mi sento parte di una coppia. Anzi, non siamo mai stati uniti in tutto. Conti separati, professioni separate, amicizie diverse, insomma, siamo due persone autonome, che si incontrano la sera». «Non è stato facilissimo stargli accanto ma il segreto è lasciare libero l’altro di dire e pensare quello che vuole». «Ci siamo divertiti, abbiamo girato il mondo. Ma molto alla giornata. Io non ho mai creduto che durasse. Da ragazza, poi, pensavo che sarebbe stata una storia di qualche anno, come le altre» • Cose che non sopportano l’uno dell’altra. Lui: «Il suo pessimismo. È troppo ansiosa». Lei: «Che è laziale e che mi fa sempre aspettare».
Figli «Nel 1980, il Rutelli neosegretario dei Radicali le disse: non voglio legami. Come siete arrivati a quattro figli, due nipoti, sei cani? “Sui figli, all’inizio, ho insistito io. Erano altri tempi, e a 29 anni, quando è nato Giorgio, mi sentivo già anziana”» (Morvillo) • Gli altri tre sono adottivi: Francisco, di colore, nato in Ecuador, e le due sorelle Monica e Serena («Avevano 7 e 10 anni, e denti mancanti per le botte del padre. Per far loro superare i traumi, abbiamo fatto tutti terapia di gruppo, io Francesco, i fratelli. Una cosa che consiglio a ogni famiglia») • Anche Isabella Rossellini, sua compagna di scuola, ha adottato. «Forse ci hanno condizionato i discorsi delle suore sui bimbi meno fortunati di noi» • Dice di essere una madre severa, mentre Rutelli è un padre giocherellone.
Onori «Seguivo Cossiga all’estero. Nel 1991 in Islanda ero con altri colleghi a una festa del Capo dello Stato, una donna. Pippo Marra dell’AdnKronos si presentò con tantissime onorificenze. Io che indossavo uno smoking maschile, neanche una. Cossiga si avvicinò e mi disse: “E tu? Niente? Ti nomino Cavaliere del lavoro”. C’era anche Federica Sciarelli e così dopo di me nominò anche lei» (Scarpa).
Cattiverie Da moglie del sindaco, si diceva gestisse parcometri. «Una voce messa in giro dai tassisti. Ho mandato gli amici a registrarne alcuni, che ho denunciato, vincendo le cause. Con quelli e altri risarcimenti, ho comprato un “cubetto” alle Eolie» (Morvillo).
Maledizioni «La storia del malocchio è vera o è una balla? “No. Nel 79 andai a fare un servizio sull’esorcismo. Il prete che li faceva dopo un po’ mi disse che mi avevano fatto il malocchio e che me lo aveva appena tolto. Dopo un po’ mi assunsero all’Europeo, conobbi Francesco. Insomma, tutto si sbloccò in positivo. E il pezzo vinse un premio”» (Scarpa).
Politica «Alla compagna Palombelli, che piange pure ai funerali di Berlinguer, avvertendo la fine di un’epoca – diessina di cuore, rutelliana d’affetto – hanno sempre rimproverato di avere troppi amici dall’altra parte» (Di Michele). Sabina Guzzanti la sfotte perché «comincia ogni volta dicendo “premesso che sono di sinistra” e poi spara una cosa molta reazionaria» • «“I ragazzi si mettono dietro le processioni, nella sequela dei Santi Patroni; i giovani di oggi colmano il vuoto di almeno trent’anni; quando mai le folle di facce pulite dei figli affrettavano il passo da casa per le strade e i vicoli del paese nel segno dei propri campanili?” E Papa Francesco li mobilita tutti contro Matteo Salvini. “Non funziona più così, una cosa è l’identità, e dunque il santo in processione, altra cosa è il potere cattolico: l’Ambrosiano, il San Paolo, le banche cattoliche, il potere dei Geronzi, i protagonisti come Giovanni Bazoli, non ci sono più”» (Pietrangelo Buttafuoco, Il Fatto Quotidiano, 12/8/9) • «Prodi non era potente perché era il professore più intelligente tra tutte le teste d’uovo dell’ingegno ma perché aveva l’Iri alle spalle» • «Essendo io allieva di Ida Magli lo so dal 1997 che il sovranismo sarebbe risorto contro un’Europa che annulla le identità» • «Non capisco perché si nasconda la questione dell’immigrazione «otto una nuvola di buonismo». «La sinistra sorvola sulla sua stessa memoria ma dell’integrazione dei meridionali al nord se ne faceva carico il servizio d’ordine del Pci: “E non si toccano le donne, e le mogli possono lavorare, devono avere la loro libertà…”; l’integrazione si faceva con le caserme, con i figli dei proletari arruolati nell’Arma, e non con lo ius soli» • Rimpiange collegi e servizio militare: «Ai tempi di mia madre, i figli partivano e tornavano che adoravano la mamma, mangiavano tutto, avevano un’identità sessuale definita e avevano imparato uno sport. Oggi, c’è solo la scuola italiana a cui consegni un angioletto e ti rende un diavolo».
Religione «Ha detto che ringrazia Dio ogni mattina per non avere dovuto seguire la strada segnata dalla sua famiglia, cioè il lavoro in banca. Per che cos’altro lo ringrazia? “Di tutto, sempre. Il mio preferito, però, è lo Spirito Santo. Perché è quella cosa che fa accendere il senso del pensiero. Non è padre, non è figlio, è la scintilla che ti dà l’energia per ricominciare. Poi se ci pensi bene, la fiammella dello Spirito Santo è come la luce sopra la telecamera: un minuto prima è spenta e non sai che dire, poi si accende e inizia tutto”» (Fiamma Sanò, Grazia, 21/8/2018).
Superstizione «Mai olio e sale per terra. Mai la borsa sul pavimento. Sono soldi che se ne vanno».
Tifo Lei è romanista, Rutelli laziale.
Stroncature «Non ho dubbi, ci sono in giro due distinte signore che si fanno chiamare Barbara Palombelli. Una è vera, l’altra è un fake. Difficile distinguerle. Una scrive sul Foglio e si misura con il grande giornalismo, impartisce lezioni, snocciola ricordi personali di quando era inviata per grandi testate, ha sempre un libro in mano e perciò dà del tu a intellettuali emeriti con cui disquisisce di alta editoria, pensa che l’attuale crisi dei giornali in parte sia dovuta alla sua assenza e in parte ai manager che considerano i pezzi scritti dalle grandi firme “come fossero scatolette al supermercato”. L’altra Barbara conduce Forum, al mattino su Canale 5. È molto più spregiudicata della prima: tratta temi pruriginosi, si accompagna a Maretta Scoca e Nino Marazzita, sollecita lo scontro fra i litiganti, si commuove o si diverte a risolvere controversie, questioni condominiali, sinistri stradali, problematiche familiari. Però dice sempre: “in questa trasmissione non si dicono parolacce”. Chiamata da Mediaset aveva dichiarato: “Forum è lo specchio del Paese, la pancia degli italiani: un concentrato di rabbia, emozioni, storie. Sono veramente entusiasta di affrontare questa sfida”. Perché una delle due mente? Barbara A (la grande giornalista) non permetterebbe mai a Barbara B (la conduttrice) di spacciare come “vere” storie che sono “pettinate” dagli autori e spesso interpretate da figuranti. Basterebbe una didascalia per avvertire lo spettatore e non creare equivoci. Forse ha ragione Roberto D’Agostino, quando si dice affetto da palombellismo: “È la mia ideologia politica, il cinismo romano (perché escludere, quando si può aggiungere?), l’andreottismo letta-letta (tra destra e sinistra, meglio il centrotavola), la convinzione che qualsiasi problema si può risolvere attovagliati al Bolognese”. L’una Barbara non esclude l’altra» (Aldo Grasso, Corriere della Sera, 15/11/2013).
Stroncature/2 «Veniva sempre da me quand’ero all’Espresso. Una pariolina molto carina. Si siede davanti a me e comincia a guardarmi con l’occhietto sifolino, hai presente la tendina che le cala sull’occhio? Voleva fare la giornalista. Stava lì a osservarmi per ore credo che subisse il fascino del giornalista pazzo. Rimaneva lì adorante, senza parlare. È andata avanti così per mesi. Un bel giorno mi consegna un foglio a quadretti scritto a mano. Eh no, ostia, non si fa così! Si avvisa prima. Per non demoralizzarla, mi metto a leggere. Un testo ignobile, spaventoso. Più rivista. Poi scrisse sulla Repubblica che io non volli assumerla all’Espresso. Ma benedèta fióla! Ti pare che era mio l’Espresso?» (Sergio Saviane, a Stefano Lorenzetto).
Curiosità È alta 1 metro e 77 e pesa 72 chili • D’Agostino non darebbe mai una notizia sgradevole su di lei • Il figlio Giorgio è vicedirettore di Dagospia • La figlia Serena è andata al Grande Fratello («È stato molto difficile convincere Francesco. Lei me lo chiedeva da dieci anni. Ci ha aiutato anche il parere dello psicologo che l’ha sempre seguita») • Nel 2006 le fu impedito di occupare uno spazio giornalistico durante Domenica In proprio perché moglie di Rutelli (fu ingaggiata dal Tg5) • «A me piacciono i cattivi e passo sopra a qualunque cosa pur di godermi una serata con una persona intelligente» • «Mi piace tutto: cinema, musica, mare, montagna, calcio, canottaggio, yoga, golf. Ho cominciato a fare sport dopo i 40 anni, finalmente potevo permettermelo. Prima, avevo solo studiato e lavorato tantissimo» • «Per le creme e i profumi posso fare follie…» • Detesta l’aglio, l’alito cattivo, le barbe, gli ipocriti • Guida un’auto elettrica («Non inquino e non dò soldi alla Raggi per il permesso in centro») • Prende pasticche di Omega 3 contro il colesterolo • Nel 2006 prese due voti per l’elezione del Capo dello Stato (terzo scrutinio) • Giorgio Frasca Polara, già portavoce di Nilde Iotti, non le perdona «di aver scritto che giocavo a palla in Transatlantico, mentre stringevo solo nella mano una palla da tennis, come mi aveva detto l’ortopedico, dopo che mi ero rotto un dito» (Di Michele) • «Alberto Sordi conquistò mia madre dicendole: ma una bella signora come lei non sarà mica di sinistra?» • «È vero che nel 1994 il premier Silvio Berlusconi le chiese un favore? “Alla buvette della Camera mi chiese di convincere sua moglie Veronica a partecipare al vertice con i Clinton. Le telefonai e ci mettemmo d’accordo su cosa indossare. È una donna che stimo molto, soprattutto come madre”» • «Nell’era totalizzante dei telefonini e dei social, non c’è un solo giornalista famoso venuto fuori dalla grandiosa narrazione del web. Se ci pensi, è clamoroso. I nomi sono sempre gli stessi: Ferrara, Mieli, Scalfari, Vespa, Feltri, Mentana…» • «I giovani non hanno coraggio. Ma ti pare che per diventare giornalista ormai devi frequentare un’apposita scuola? Mentre come sai il giornalista è sempre stato un disobbediente, uno originale, un irregolare…» • Durante il lockdown ha letto il Talmud. Si è offerta come cavia per il vaccino anti-Covid dello Spallanzani • «L’equivoco più frequente sul suo conto? “Essere gelida”. Lo è? “No. Non sono sguaiata e forse sembro un po’ maestrina, ma ho un cuore anch’io. Anche se tutti pensano che quello buono sia mio marito”. Non è vero? “Certo che no. Lui è un siciliano che si ricorda tutto e prima o poi... Io invece mi arrabbio lì per lì, ma poi mi passa subito”» (Scarpa).
Titoli di coda «Che sogno le resta? “Solcare l’Atlantico in nave: in mare, non conosco ansia”» (Morvillo).