la Repubblica, 29 ottobre 2021
Nasce la centrale unica delle previsioni meteo
L’Italia è il Paese dei campanili e delle stazioni meteorologiche. In una nazione da 8mila Comuni si contano 4.500 punti di osservazione del tempo con 11mila strumenti. Ma il censimento riguarda solo i centri delle Regioni, cui vanno aggiunte la rete dell’Aeronautica militare e quella dei 23 radar per il monitoraggio in tempo reale, gestiti in parte dalle Regioni e in parte dalla Protezione civile, per una spesa annua di manutenzione di oltre 30 milioni di euro.
Eppure quando nel 2018 dieci persone morirono affogate nel torrente del Raganello, sul Pollino, nessun pluviometro – strumento assai banale – registrò 100 millimetri di pioggia in un’ora, valore molto alto. Non è il caso dell’uragano atteso oggi in Sicilia, previsto in anticipo e accolto da allerta rossa, scuole e uffici chiusi. Ma la sensazione è che il gioco, con il meteo, si stia facendo più duro. E che un avversario che colpisce con armi nuove e potenti (imedicane, uragani del Mediterraneo, diventati più frequenti) o con attacchi fulminei e circoscritti (le alluvioni lampo, potenti e difficili da prevedere) vada contrastato con strumenti più sofisticati di così. Di qui l’idea della Protezione civile di lanciare un’allerta sui cellulari (It Alert), che doveva entrare in vigore a ottobre 2020 e poi, tra pandemia e problemi di cybersicurezza, è rimasto nella fase dei lavori in corso. Promette di inviare un messaggio ai cellulari della zona a rischio quando si forma un uragano improvviso, come già avviene in diversi paesi europei. Ma deve evitare allarmi impropri, e va protetto dagli hacker.
È invece stata avviata con un decreto legge del 16 settembre l’agenzia ItaliaMeteo, che pure ha sofferto una gestazione lunga tre anni e che avrà il compito di far suonare in un’unica orchestra stazioni meteo delle Regioni, radar della Protezione Civile, boe della rete mareografica dell’Ispra, centri nivologici civili e militari e reti per il conteggio dei fulmini, oltre all’archivio storico dei dati sul clima del Cnr. «Eravamo abituati a parlare solo in dialetto. Ora dovremmo imparare a usare anche l’italiano. Tutti gli strumenti dovranno avere standard simili per far parte di un sistema unico, anche se gestito da enti diversi», dice il direttore nominato di ItaliaMeteo, il fisico Carlo Cacciamani, ex direttore del centro funzionale centrale della Protezione civile. ItaliaMeteo funzionerà con 52 scienziati, 30 consulenti e 7 milioni all’anno.
Una delle frasi più usate da Cacciamani è che oggi l’acqua è pericolosa come il fuoco. Siamo abituati a temere gli incendi, dobbiamo imparare ad avere paura anche dei temporali violenti, visto che un ruscello di 15 centimetri fa cadere a terra un uomo e uno di 60 centimetri solleva una macchina. «Se c’è un’allerta rossa dobbiamo restare a casa. Se decidiamo di uscire, mettiamo a rischio la nostra vita». L’energia che al momento surriscalda il Mediterraneo – l’acqua ha un grado in più rispetto alla media del passato – è pronta a liberarsi sotto forma di uragani. «Per migliorare le previsioni servono migliori strumenti, ma anche scienza e ricercatori esperti », spiega Cacciamani. Il supercomputer installato ora a Bologna, che farà correre i modelli meteo per il centro europeo per le previsioni Ecmwf, non potrà che aiutare. Ci sono poi servizi al momento parcellizzati, come quello che indica agli agricoltori quanta acqua fornire ai campi: alcune regioni li forniscono e altre no. Con l’Italia diretta verso estati più siccitose, l’informazione può far la differenza fra perdere e salvare il raccolto.
«Poi bisognerà educare la popolazione», prosegue Cacciamani. «Il cambiamento climatico può dar vita a fenomeni più pericolosi. Per ridurre i danni occorre una previsione solida, un territorio ben pianificato, senza troppo cemento, un’allerta precisa e tempestiva e cittadini capaci di comprenderla. Se nel 1994 un’alluvione in Piemonte ha provocato 70 vittime, nel 2000 ne ha fatte quasi 50 di meno e quest’anno, nonostante 850 millimetri d’acqua in meno di 24 ore, a malapena se ne è parlato sui giornali, vuol dire che questo sistema è cresciuto». Per una Sicilia che guarda al cielo plumbeo e all’allerta rossa, la giornata di oggi sarà un esame da brividi. «Nelle riprese tv vedo ancora gente in auto nonostante i fiumi d’acqua», scuote la testa Cacciamani. «Con queste condizioni, è consigliabile restare al sicuro in casa» ».