la Repubblica, 29 ottobre 2021
Scovato il nipote di Toro Seduto
Da oggi in quella che è chiamata la “città dei presidenti”, Rapid City, South Dakota, un uomo di 73 anni dal volto guerriero, occhiali tondi e due lunghe trecce ai lati, si sentirà molto più di un presidente: il vero discendente del leggendario capo dei Sioux Toro Seduto, il guerriero che sconfisse il generale Custer nella battaglia di Little Bighorn. Lo ha stabilito la prova del dna di un team di ricercatori inglesi.
Il pronipote di Sitting Bull è Ernie LaPointe, uno che lo diceva a tutti da una vita: il mio bisnonno era un capo indiano, era il più capo di tutti, comandava con un solo gesto della mano un esercito di duemila guerrieri nelle grandi pianure d’America. LaPointe passava da un festival del cinema all’altro, dalla California al Colorado, a raccontare la sua storia, si metteva in posa per i selfie con gli appassionati del genere, aveva ottenuto di fare la voce narrante per un docufilm sulla vita di Toro Seduto. Il suo ritratto veniva messo accanto a quello del capo della tribù dei nativi americani, alla ricerca di somiglianze.
La gente finiva per ascoltarlo più per curiosità, che per sacra convinzione. Come quando LaPointe ricordava il primo episodio chiave della sua vita: la morte della madre, malata di cancro, quando lui aveva solo dieci anni. Gli dissero: Ernie, dovrai onorare il tuo bisnonno, e ricordare le tue origini. È quello che ha fatto, con alterne fortune. Invece diceva la verità.Lo ha stabilito la prova del Dna su un ciuffo di capelli appartenuti all’antenato. Un team di studiosi guidato da Eske Willerslev, docente di genetica dell’Università di Cambrdige, ha impiegato quattordici anni per trovare la conferma, attraverso un procedimento innovativo, “l’autosoma”, che analizza frammenti genetici degli avi alla ricerca di particolari cromosomi.
Ad aiutare il risultato una concatenazione di eventi che ha fatto pensare a un intervento “divino”. Intanto Willerslev è un genetista danese appassionato da sempre di Toro Seduto, e questo lo ha portato con ostinazione a non arrendersi. Nel 2007 aveva contattato LaPointe e gli aveva proposto di avviare una ricerca per verificare che fosse davvero il discendente del capo indiano. Venne usato un frammento di scalpo conservato allo Smithsonian di Washington, ma prima di dare il via libera, LaPointe aveva chiesto di lasciare che uno spirito propiziatorio invocasse la benedizione del bisnonno su tutta l’operazione.
La ciocca finì per essere arsa durante il rito, lasciando soltanto un reperto di capelli lungo quattro centimetri. «Pensai, è un disastro», ha commentato Willerslev alla Bbc. Invece si rivelò la svolta. Costretti a utilizzare poco materiale, gli studiosi sperimentarono una tecnica innovativa per la “lettura” del dna di persone morte più di un secolo fa. E dopo una serie di tentativi, è arrivato il responso: il capo guerriero, per il quale «l’uomo bianco sa fare tutto, ma non sa come distribuirlo», ha un pronipote. E vive a Rapid City.