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 2021  ottobre 29 Venerdì calendario

Intervista a Totò Cuffaro

Le ha fatto piacere questa chiacchierata?
Assolutamente sì, è un gesto di attenzione che apprezzo.
Totò Cuffaro, il vasa vasa di Sicilia ancora traffica per edificare la sua Dc.
Gli ultimi tre comizi sono stati bellissimi: San Cataldo, Caltagirone, Favara.
Non le sono bastati i 1758 giorni di carcere.
Ho pagato le mie colpe.
La politica l’ha condotto sui terreni contigui alla mafia.
La mafia fa schifo.
Quella politica anche.
Sono stato il ras delle clientele. E oggi posso scambiare la sua cortesia solo con i miei fichi d’india che produco e vendo in tutta Italia. Mi hanno revocato la pensione, la banca mi rifiuta il conto corrente, non ho più la carta di credito. Le banche sono più maligne e vendicative del diavolo.
Ma continua a comiziare.
Ma è la mia vita, diamine! La politica mi tiene in vita, capisce? Avevo smesso, ero impegnato a illustrare l’inferno delle carceri. Ho scritto quattro libri, facevo convegni, sono stato in Africa.
E poi di nuovo il diavoletto della politica.
Il Covid mi ha di nuovo rinchiuso in una stanza e io ho immaginato cosa potessi ancora fare.
Il Grande Centro.
C’è una sete di Dc, un sentimento nuovo, una speranza.
L’Udc la tiene in disparte, Miccichè adotta il distanziamento.
Lo so, per alcuni non è più utile la mia amicizia. Alcuni lo fanno perché temono la concorrenza.
Renzi che pure ha pranzato con Miccichè con lei nemmeno si sognerebbe.
Ha testa quell’uomo. Ripeto, le convenienze spingono a distanziare, ma io so che della Dc non se ne potrebbe mai fare a meno.
È un irriducibile.
Mi piace troppo la politica. È un filo che ti allena all’esistenza. Ricordo i giorni terribili in rianimazione, a dicembre. Sa che il Covid stava per mandarmi all’altro mondo?
È stata dura.
Diciassette giorni con i fili, i tubi, la semi coscienza. Vedevo davanti agli occhi un filo che scendeva. Ogni giorno tentavo di aggrapparmi e ogni giorno quel filo si sfilava dalle mie mani. Ho immaginato che la mia salvezza fosse nell’agguantarlo. È successo, ce l’ho fatta.
Non nota, quando comizia come fosse Don Sturzo, una punta di compassione nei suoi confronti? Totò Cuffaro ha sempre scambiato prebende, non idee.
Sempre sì.
A volte anche fuori del lecito, oltre il lecito.
La mafia fa schifo, lo ripeto.
Lei ha fatto cose anche oltre il lecito.
Era il mio modo di fare politica: aiutare, accettare, offrire, e anche scambiare. Ora mi sono liberato di quella mia condizione. Vivo del mio e illustro le mie idee.
Chi la ascolta cerca altro?
Non potrei dare altro.
Però continua a frequentare il mercato delle preferenze.
La Dc è il centro perfetto.
Continua ad essere irretito dal potere.
Non sono candidabile, ho perduto i miei diritti. Lo faccio per amore della politica, davvero.
Nei suoi confronti c’è una forma di riverenza o di compassione?
Noto una certa pietas. È un sentimento più largo e più denso della mera compassione.
Lei resta un uomo ricco.
Benestante.
Senza la carta di credito userà i contanti.
Le dicevo della carta per significarle l’esagerazione che le banche fanno con le loro profilature al computer.
Renzi non la inviterà mai a pranzo per fare il grande centro in Sicilia.
Lo so.
Neanche Miccichè.
Se ne guarda bene.

Vasa vasa.

Ero così. Scambista, clientelare.
Sua figlia si prepara al concorso in magistratura.
È la sua ambizione. E spero davvero ci riesca. Ps: io in carcere mi sono laureato in giurisprudenza.
È una bella ambizione quella di sua figlia.
Pensi che, convinto di fare buona cosa, la raccomandai all’università. Non sa quanto si arrabbiò, come la prese male.
Lei è irredimibile.
Sono profondamente cambiato.
Speriamo.
A gennaio torno in Africa. Vuol venire in Burundi?