il venerdì, 29 ottobre 2021
L’amore tra Emmanuel e Brigitte Macron, nonostante tutto
Quando il macronismo sarà finito, perché arriva sempre il momento in cui il potere sfugge, Emmanuel Macron potrebbe fare tutt’altro. Il romanziere, l’autore di teatro, dedicarsi all’arte, alla letteratura. Tra qualche mese se non venisse rieletto ad aprile, o tra qualche anno se come tanti pensano avrà un nuovo mandato all’Eliseo. “Sono convinta che la politica sia quasi un incidente di percorso” racconta Gaël Tchakaloff che da anni frequenta la coppia Macron, alla quale ha dedicato un libro impressionista, Tant qu’on est tous les deux, frase che la moglie del capo dello Stato ha confidato all’autrice per spiegare il senso del loro rapporto simbiotico, sopravvissuto a tanti crash test, dalle maldicenze nella piccola provincia in cui è nata la storia tra il giovane studente e la sua professoressa, alla macchina infernale del Château in cui presidenti-monarchi hanno vissuto divorzi eclatanti, corna paparazzate, rifidanzamenti da esibire. Il titolo viene da una delle tante conversazioni a proposito dell’universo spietato della vita pubblica: “Oh sai... staremo bene finché saremo noi due” relativizza Brigitte parlando con Tchakaloff che trascorre i pomeriggi nell’aile Madame, la parte dell’Eliseo dove ha gli uffici la first lady, ed è riuscita a farsi “embeddare” in diversi viaggi presidenziali creando panico tra i consiglieri che la conoscevano per i suoi precedenti libri. Cinque anni fa, aveva abbozzato un ritratto incauto e fuori dagli schemi di Alain Juppé (Lapins et merveilles), tradendo confidenze dopo aver penetrato l’entourage dell’ex premier. Metodo applicato di nuovo al racconto della campagna elettorale del 2017 (Divine Comédie), avvicinandosi ai vari candidati tra cui l’allora nuovissimo Macron che l’aveva imbarcata in macchina parlandole per ore di Emma Bovary. “È lì che ho capito che era un tipo fuori dal comune” ricorda. “Sembra un razionale ma in realtà è un po’ cane pazzo”. In quei mesi di campagna per la conquista del potere è nata quella che la romanziera definisce “una grande amicizia”. “Emmanuel e Brigitte sanno che ho visto tante cose, custodisco una parte dei loro segreti” racconta seduta al Café de Flore con un’aria a metà tra l’ingenuo e il cinico, il tutto confuso dentro immense risate. "Tchakaloff è nitroglicerina” era l’allerta diffusa su un gruppo Telegram dell’Eliseo quando si è sparsa la voce che stava scrivendo sul capo di Stato. Macron all’inizio era storto, non le rivolgeva più la parola, faceva il muso, ricorda ora lei, ma poi ha capito. “Ha apprezzato la tua tenacia” le ha detto il responsabile comunicazione. O forse il presidente si è rassegnato vedendo che Brigitte aveva dato il via libera. “Sapeva che non ci dormivo più la notte e un giorno mi ha detto: fai quello che senti, un libro non ci separerà mai”. Alla fine nessuna rivelazione esplosiva. Tant qu’on est tous les deux è affascinante e irritante al tempo stesso. Tchakaloff usa toni da fotoromanzo rosa: “L’amore tra Emmanuel e Brigitte è eccezionale, quando si vedono c’è un magnetismo incredibile, dopo vent’anni lui ancora la mangia con gli occhi, vorrei tanto che un uomo mi guardasse così”. Ogni tanto c’è qualche piccola zampata come quando racconta di un leader che si mangia le pellicine delle unghie “fino a sanguinare”, non riesce a controllare la sua emotività, e ha nel cassetto tre o quattro manoscritti perché, in fondo, è quello che sognava da ragazzino. "Non è riuscito ad entrare all’École Normale Supérieure, senza dubbio per amore, è il suo lato balzachiano” racconta Françoise Noguès, la mamma di Macron. Per la prima volta si esprime nel libro per “ristabilire le verità” davanti a chi ha voluto presentarla come nemica della relazione con Brigitte che invece considera “un’amica più che una nuora”. Noguès ricorda la sua militanza a sinistra, il voto a François Mitterrand. “Tutto quello che posso dire sulla politica è che nel 1981, io e il mio ex marito abbiamo stappato champagne”. Parla del suo “Manu” e già immagina il dopo Eliseo per il figlio quarantenne. “Prima o poi si lancerà nella scrittura, cambierà strada. Non è il tipo da fare conferenze politiche in giro per il mondo. A ventisette anni non sapeva che cosa avrebbe fatto nella vita e oggi penso sia uguale”. Lo stesso concetto è ribadito da Brigitte: “Non avrei mai pensato che Emmanuel avrebbe fatto politica. Quando l’ho incontrato, credevo che sarebbe diventato artista, scrittore o attore, un attore come Gérard Philipe”.
Libri nel cassetto
Tchakaloff è al corrente dei manoscritti inediti ma non ne conosce il contenuto, o forse mantiene il segreto. L’unico libro pubblicato, il saggio-programma Révolution del 2016, è stato un parto sofferto. “Voleva correggere e aggiungere cose all’infinito, era intrappolato in un’isteria creativa” ricorda la scrittrice-confidente. “L’editore a un certo punto ha dovuto rinchiuderlo in una stanza, ordinando: non esci di qui finché non diamo il visto si stampi”. La vera eroina del libro è comunque Brigitte, raccontata mentre dà le pagelle ai discorsi del marito, ironizza sulla scelta del prossimo ministro della Cultura, insiste durante la pandemia per evitare di chiudere le scuole. Brigitte che si presenta “elegantissima in muta fino alle ginocchia” per nuotare nelle acque di Port-Cros, l’isola scoglio nella regione del Var, dove la prozia dell’autrice ha creato una residenza per artisti. Brigitte nell’ombra del marito, pigmalione e moglie devota, che pure tiene un diario della sua vita all’Eliseo. “Sono una coppia di potere ma lei è una donna alla mano, per niente ombelicale, woodyalliana” commenta Tchakaloff “anche se l’ho vista arrabbiarsi e diventare aggressiva come un cavallo imbizzarrito”.
Il mistero di Sherazade
Cinquant’anni tra pochi giorni, la romanziera si chiama in realtà Lucile Buffet. Tchakaloff, il cognome della madre di origini bulgare, è lo pseudonimo adottato tempo fa per scrivere i primi ritratti di politici sulla rivista dell’ex marito. Non ha mai voluto prendere la tessera di giornalista. “Faccio un altro mestiere” spiega, rivendicando una totale empatia con il soggetto, nel libro si rivolge a Brigitte dandole del tu. E quando i cronisti francesi la dipingono come una cortigiana cita, senza modestia, Saint-Simon, il cortigiano che meglio ha rappresentato la vita di corte. Nel libro regola qualche conto con alcuni personaggi dell’entourage del Presidente con cui si è scontrata, parla di una misteriosa “Sherazade”, stagista che ha sedotto vari consiglieri e che, secondo l’autrice, era in realtà un agente doppio al servizio di qualche potenza straniera. “Gli anti-macronisti dicono che sono troppo condiscendente. I macronisti invece che ho fatto un ritratto nel quale Macron sembra troppo fragile. Quindi bene così”.