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 2021  ottobre 28 Giovedì calendario

L’Atlante dell’orrore

Non guardare i film di paura, sviluppa la tua autostima, vai dallo psicanalista. Sono i consigli che internet elargisce a chi ha paura dei fantasmi. Ma anche: cerca delle spiegazioni logiche e riconosci il potere della suggestione. Esattamente il contrario di quello che ha fatto Giulio D’Antona, 36 anni, scrittore e produttore, che pur avendo una formazione scientifica, ha appena dato alle stampe per Bompiani il bellissimo Atlante dei luoghi infestati illustrato da Daria Petrilli, un giro del mondo in cerca di tutte le anime perse, ombre, ectoplasmi e presenze maledette attraverso le loro residenze.
ATTORI E PIRATI
Nel libro sono raccolti cinquanta fra i luoghi più spaventosi del pianeta, dal Regno Unito a villaggi remoti dell’Africa e dell’Asia, fino all’Antartide: si gira per vecchi castelli, foreste, cimiteri e sanatori abbandonati, ma anche alberghi tuttora in uso e ville dell’800 finemente restaurate. Per alimentare, come dice l’autore, «il piacere dell’inquietudine» basta raggiungere il molo del Principato di Monaco, dove è attraccata la goletta infestata dal fantasma dell’attore Errol Flynn, che ancora beve, fuma e impartisce ordini dal cassero, mentre dalle acque dell’isola Sainte-Marie in Madagascar certe notti (e che notti) riemerge il vascello del leggendario corsaro William Kidd.
LETTURE DA BRIVIDO
«Se credo ai fantasmi? – dice D’Antona – Non ne ho mai visto nessuno: questo è il mio cruccio e la mia fortuna. Ma il metodo scientifico impone, fino a prova contraria, di tenere una finestra aperta ed è quello che ho fatto». Alla vigilia di Halloween, da quella finestra escono scheletri danzanti e fanciulle misteriose e l’Atlante diventa una guida turistica per viaggi da brividi. «Era il libro che avrei voluto avere quando ho cominciato a visitare i luoghi infestati – dice D’Antona – fin da piccolo sono stato attratto (e terrorizzato) dai fantasmi. Ho letto Giro di vite di Henry James e non ho dormito per giorni, poi Stephen King, poi La casa d’inferno di Richard Matheson e Abbiamo sempre vissuto nel castello di Shirley Jackson. Sono cresciuto a Taino, sul Lago Maggiore, un posto pieno di boschi, leggende e ville abbandonate, e adesso in una di queste, col fantasma ovviamente, sono pure andato a vivere...».
Le premesse c’erano tutte e il campionario è sterminato. Davanti ai resti del castello di Noisy in Belgio incontriamo il soldato sdentato che ogni notte fissa un cappio all’albero (tanto per saperlo, prima che lo demolissero, l’edificio venne usato per diversi film, ma le riprese audio erano sempre disturbate...), la ragazza che si getta dal tetto del Sanatorio di Nummela in Finlandia, ex ospedale per malati di Tbc, in Egitto si aggira per l’aere il faraone eretico Akhenaton con la sua collera eterna, in Louisiana lo spirito della schiava Cloe impiccata e gettata nel Mississippi con il turbante a coprire l’orecchio tagliato.
ALLO SPECCHIO
In Pakistan c’è il Picco dei bambini perduti dove vivono tra giochi e risate gli spettri dei 40 figli di una donna abbandonati senza sepoltura, nel deserto di Atacama, in Cile, gli scheletri danzanti dei minatori morti nel pozzo di estrazione del salnitro. Incidenti sul lavoro, femminicidi, infanticidi: decisamente il mondo dei fantasmi è lo specchio del nostro.
Due i luoghi italiani inseriti nell’Atlante, ma Giulio D’Antona si ripromette di dedicare il prossimo ai fantasmi nostrani. «Andrò a cercare quelli romani – dice – la Capitale è piena di spettri, da Villa Borghese all’Olgiata, molti sono gli spiriti dei cristiani che si aggirano nei luoghi delle persecuzioni o nascosti nelle catacombe». Per adesso in Italia possiamo incontrare il musicista senza pace magro come un chiodo che entra nella sua villa a Sesta Godano in provincia della Spezia senza aprire la porta, oppure ascoltare i pianti innocenti dei neonati illegittimi gettati nel pozzo di Palazzo Serbelloni a Taino, in provincia di Varese. Non bastassero i vagiti infantili, qui si materializza anche la marchesa morta negli anni Venti, con gli occhi opachi come quelli di un cieco che levando il suo dito rugoso si rivolge all’interlocutore chiedendo Chi sei?. Domandare è lecito, rispondere è cortesia.
GRAFFI SUI MURI
Tra donne murate vive (come la sfortunata Celina di Dragsholm in Danimarca), processioni demoniache (nel castello di Chateaubriand in Francia), locande maledette (l’Ancient Ram Inn in Inghilterra, dove vivono le anime di streghe e impiccati vari e dove nell’800 si riunivano gli studenti del Ghost Club), impariamo a riconoscere un luogo abitato dai fantasmi. Segni sulle piastrelle, graffi sui muri, scalfitture nelle travi dei tetti, solchi nel verde: tracce lasciate da chi non è più tra i vivi, ma dall’altra parte non è riuscito a trovare dimora. Anche nelle nostre caotiche città: «Un giorno io e la mia compagna – racconta l’autore – siamo entrati nel Congress Plaza di Chicago, considerato tra gli hotel più infestati d’America, volevamo solo farci qualche risata esplorando le stanze con la nomea peggiore, come la 441, dove si narra che alla fine dell’800 una donna dai capelli rossi si gettò di sotto con i suoi bambini. E solo uno dei tre corpi venne ritrovato. Ma ci ha preso una sensazione di disagio e di terrore, senza motivo apparente, e siamo scappati a gambe levate». È vero o non è vero? Chi lo racconta c’è ancora.