il Fatto Quotidiano, 28 ottobre 2021
Esiste un festival della canzone funebre
Ricordiamoli festeggiando, i nostri cari estinti, i trapassati tout-court. Niente panico: toccherà a tutti. Tanto vale, insomma, riderci sopra, cantarci su. È proprio il caso di dirlo: chi non muore si rivede, e così dopo due anni di fermo biologico causa Covid torna a Rivignano Teor, in provincia di Udine, il Festival Mondiale della Canzone Funebre. Un unicum ultraterreno, un Sanremo di crisantemi e canzonette scaramantiche. Una gara canora in cui gli artisti suonano inediti eccentrici e dissacranti, per esorcizzare la paura (suprema) della morte. E magari per provare a scacciare sine die la visita della Falce Nera: se la musica non serve più a fare rivoluzioni, che ci allunghi almeno la vita.
L’appuntamento è da sabato a martedì 2 novembre. Si sfideranno nove protagonisti tra band e interpreti, tre per serata: 15 minuti ciascuno, un quarto d’ora di macabra celebrità per proporre tre brani autografi, di cui uno (rigidamente) a tema fatale. Ma come sempre non saranno requiem o melò strappalacrime: il menu prevede murder ballads, orazioni cantautoriali, blues e folk song ad alto voltaggio ritmico e grottesco. Sabato si esibiranno la Maurizio Perosa Band, gli All in duo e i Red Code; domenica Franz Merkalli&, i TelluriKa, gli All’ultimo momento e la Soul Orchestra; lunedì (Ognissanti) Gilbend, Bratiska Trio, Rocco Rosignoli. Martedì infine il gran finale, l’ultimo viaggio per la commemorazione dei defunti con le performance dei tre finalisti.
Una giuria popolare scelta a caso, un po’ alla maniera della Livella, sancirà il vincitore assoluto. A vestire i panni di Amadeus sarà Rocco Burtone, che ha ideato la kermesse insieme a Enrico Tonazzi. Nell’ultima edizione del 2019 imperversarono, tra gli altri, i Noi Duri Swing (La faccio finita) e i Frizzi Comini e Tonazzi (Sei un cadavere). Ottimo fu anche il set de I giù col morale. Il festival della Canzone Funebre è uno degli eventi della Fiera dei Santi e dei Morti, una tradizione antichissima che a Rivignano Teor si rinnova da oltre seicento anni. Altro che le “monate americane tipo Halloween”, rivendicano gli organizzatori: pensate che ne parlò persino Ippolito Nievo, lo scrittore-patriota, nel suo romanzo storico-autobiografico Le confessioni d’un italiano. Via silenzio e mestizia, spazio a balli, saltimbanchi e a un gran mercato per accogliere “Striis, Orcui, Cjalcjùtse Aganis” (streghe, orchi, diavoletti, streghe buone, ndr). Senza dimenticare le fate d’acqua, le zucche italiane, un premio alle maschere più spaventose e una notte bianca eterna.