Corriere della Sera, 28 ottobre 2021
La rapper BigMama si racconta
Dietro lo pseudonimo di BigMama c’è Marianna Mammone, rapper classe 2000, avellinese trapiantata a Milano, rime messe al servizio di temi importanti come il bullismo, il body shaming o l’amore, senza sconti e senza filtri. È lei a scaldare il palco ai Sottotono, questa sera, nel primo appuntamento della rassegna «Niente di strano 3».
È una fan dei Sottotono, nonostante non fosse ancora nata quando esplosero?
«Ho iniziato ad ascoltare rap a 13 anni e quindi li ho recuperati. E mia mamma li conosce meglio di me».
Com’è avvenuto il suo avvicinamento al rap?
«Sono legata alla musica fin da piccola, cantavo nel coro della scuola, del teatro, in tutti i cori che trovavo. Nel 2013 mio fratello mi ha portata al concerto di Salmo e da lì sono entrata in fissa».
E poi ha cominciato a scrivere?
«Stavo attraversando un periodo difficile e le parole di un uomo di 30 anni come Salmo non è che mi aiutassero. Così ho iniziato a scrivere io quello che avrei voluto sentire».
Cosa non trovava?
«Il rap, detto schiettamente, soprattutto agli inizi era una sfida a chi ce l’aveva più grosso. Sentire persone che si vantavano non mi aiutava. Io ero perseguitata dal bullismo, avevo gente che mi attaccava da mattina a sera. E queste cose non trovavo nessuno da cui ascoltarle».
Ora il rap è cambiato?
«Sì, è arrivata un’altra ondata e anche mettersi a nudo, che è la cosa più difficile, è diventato sinonimo di forza».
Ha parlato di bullismo, riguardava il suo corpo?
«Ero presa di mira da tutti, e non ricordo un giorno senza commenti. Il mondo è grassofobico. Le persone hanno paura di mettere chili e sentono il bisogno di fartelo notare. Perché sia così, non l’ho mai capito».
Come è arrivata a ribellarsi al body shaming?
«Sono sempre stata auto-ironica, per difesa. Adesso ho piena consapevolezza di me stessa grazie alla musica e mi piace provocare, vedere rosicare chi mi criticava. Tanti ragazzini si rispecchiano in me, ma non era la mia missione, io l’ho fatto per me stessa».
Ha avuto dei modelli?
«In Italia c’è chi ha provato a parlare di certi temi, ma senza riuscirci perché si vede che non li ha vissuti. All’estero sicuramente Lizzo».
Perché ha deciso di aprirsi così tanto nelle canzoni?
«Mi sono nascosta per una vita e ho capito che non ha senso: meglio buttare tutto fuori. Sto meglio io e stanno meglio anche quelli che ci si rivedono».
La sua ultima canzone «Così leggera» parla d’amore e dice: «mi hanno spezzato il cuore su WhatsApp per messaggio». Ha postato anche delle chat, erano vere?
«Sono screenshot di vari miei ex, il primo è quello che mi ha ammazzato di più: avevo preso i biglietti per andare da lui a San Valentino e così di punto in bianco mi ha scritto “non ti amo più”. L’ho definito per molti anni “il senza palle”. Cerco di far vedere tante sfaccettature dell’amore e dopo esperienze come questa ne ho super paura».
Con i rapper come va?
«Ho la fortuna di non essere ritenuta figa secondo gli standard nazionali. Quindi di solito nessuno pensa che io sia arrivata da qualche parte per la mia bellezza e i colleghi mi rispettano».
Anche questo meccanismo, però, non è sano.
«Sono la prima a dire che è triste, ma è così. Ma ne verremo fuori: ci sono sempre più donne anche nel rap, spesso più brave degli uomini. Credo sia proprio di questo che gli ometti avevano paura».
Sui social ha raccontato di aver sconfitto un tumore.
«Non si pensi che io stia approfittando del tema, ne ho parlato come parlo di tutto. Ho lavorato così tanto sulla musica che sentir dire “è quella che ha avuto il cancro” mi ucciderebbe più del tumore. È una parentesi che sto cercando di chiudere».
La musica ha aiutato?
«Mi ha spinto a stare bene nel periodo peggiore della mia vita. Mettevo la parrucca per non farlo vedere a nessuno e andavo avanti con la musica. Se mi fossi fermata forse di cancro sarei morta».
Sta lavorando a un disco?
«Ho un sacco di pezzi. Più avanti magari vorrei liberare il mio lato leggero. I temi importanti li abbiamo trattati, ma BigMama è tanto altro».
Con chi vorrebbe collaborare?
«È scontato: con Salmo».