Anteprima, 7 settembre 2021
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Biografia di Jean-Paul Belmondo
Jean-Paul Belmondo (1933-2021). Attore francese. Protagonista tra l’altro di Fino all’ultimo respiro (1960) di Jean-Luc Godard, di L’uomo di Rio (1964) di Philippe de Broca, di La mia droga si chiama Julie (1969) di François Truffaut. Lavorò in diverse occasioni con alcuni tra i più importanti registi italiani, tra gli altri con Vittorio De Sica in La ciociara (1960). Tra i riconoscimenti ricevuti, una Palma d’oro alla carriera al Festival di Cannes (2011) e un Leone d’oro alla carriera alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia (2016) • «Dopo un infarto che lo colpì vent’anni fa in scena, alla maniera di Moliére, Jean Paul Belmondo è scomparso dai nostri sogni di celluloide a 88 anni, essendo nato il 9 aprile 1933 da Paul, scultore di origine siculo-algerina. Ma, per volontà del cinema, grinta somatica, bollente personalità, tipologia di personaggio e hobby aggiunti come la boxe e il calcio, Bebel, come lo chiamavano non solo gli amici, è a tutti gli effetti immortale. La casistica dei suoi oltre 70 film, cui arrivò col diploma strappato all’Accademia d’arte drammatica di Parigi, l’ha visto rischiare ben altri pericoli: ha camminato sui baratri, ha sfidato gangster in Borsalino, è morto per amore, ha fatto il banditello marsigliese che fa il verso cinefilo a Bogart e corre per le strade di Parigi, di spalle, colpito a morte, fino a stramazzare sulle strisce pedonali in Fino all’ultimo respiro di Godard. Inaugurando così, con spregiudicata naturalezza, la serie delle sequenze cult e la collaborazione col padre padrone della Nouvelle vague, che continuerà poi con La donna è donna e col cerebrale Pierrot le fou, gangster movie del ’65 con esplosivo finale. Fu impermeabile alle mode, amante del teatro su cui si affacciò giovanissimo declamando i classici, consapevole dell’anomalo potere seduttivo del naso schiacciato e delle labbra volitive: era uno con cui non la si passava liscia» [Maurizio Porro, CdS] • «La sua decisione di spostarsi dal cinema d’autore a pellicole più commerciali, negli anni Sessanta, gli inimicò più di un critico. Usciranno comunque pellicole godibilissime come Borsalino, dove divide la scena con Alain Delon, l’altra icona del cinema francese del periodo, lui sì con gli occhi azzurri e il profilo greco. Ci vorranno gli anni Ottanta e il ritorno al palcoscenico per riconquistare i critici dubbiosi» [Prisco, Sole] • «Negli ultimi anni era tornato al cinema di qualità, con registi meno noti e tuttavia con risultati interessanti (Itinéraire d’un enfant gâté, Peut-être); anche se il progredire dell’età da una parte, le mutate condizioni del cinema mondiale dall’altra gli avevano tolto gran parte della visibilità internazionale. Le più belle soddisfazioni gliele dava il teatro; sulle cui tavole, trionfante di istrionismo e vitalità, si era esibito come Cyrano de Bergerac o nei panni del mitico Fréderick Lemaître, mattatore dell’ottocentesco Boulevard du Crime» [Nepoti, Rep] • Quattro figli: tre avuti fra il 1958 e il 1963 dalla prima moglie, la ballerina Élodie Constantin, una nel 2004 dalla seconda moglie, la ballerina Natty Tardivel, più giovane di lui di oltre trent’anni, da cui divorziò nel 2008 dopo sei anni di matrimonio. Numerosissime relazioni sentimentali: tra le più importanti, quelle con le attrici Ursula Andress e Laura Antonelli; assai discusso, da ultimo, il rapporto, successivo al divorzio dalla seconda moglie, con l’ex coniglietta di Playboy Barbara Gandolfi, di oltre quarant’anni più giovane di lui, che secondo indiscrezioni avrebbe raggirato economicamente l’attore prima che egli si risolvesse a lasciarla.