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 2021  settembre 02 Giovedì calendario

Biografia di Gareth Southgate (Gareth Harold)

Gareth Southgate (Gareth Harold), nato a Watford (Inghilterra) il 3 settembre 1970 (51 anni). Allenatore di calcio. Commissario tecnico della nazionale inglese dal 2006. Primo allenatore dell’Inghilterra a raggiungere una finale di un Campionato Europeo, finale persa ai rigori contro l’Italia l’11 luglio 2021 allo stadio di Wembley. Ha guidato gli inglesi al quarto posto ai Mondiali del 2018 e al terzo posto della Nations League del 2019. Ex calciatore. Difensore. Ha giocato dal 1985 al 1995 con il Crystal Palace, dal 1995 al 2001 con l’Aston Villa (una Coppa di lega vinta nel 1996) e dal 2001 al 2006 con il Middlesbrough (una Coppa di lega nel 2004). Cinquantasette presenze con la maglia della nazionale maggiore inglese, con la quale ha disputato due Europei (Inghilterra ’96 e Belgio-Paesi Bassi 2000) e un Mondiale (Francia ’98). Il rigore sbagliato in semifinale dell’Europeo del 1996 contro la Germania costò l’eliminazione all’Inghilterra. Si è ritirato nel 2006, a 35 anni, dopo oltre 500 partite ufficiali giocate.
Vita «Il mio senso di identità e i miei valori sono strettamente legati alla mia famiglia e in particolare a mio nonno. Era un autentico patriota e un fiero militare, che prestò servizio durante la Seconda Guerra mondiale» (al Daily Telegraph) • «Il rito era sempre lo stesso, l’orario pure: tra le 5.30 e le 6 del mattino. Il nonno (ex militare dei Royal Marines) si svegliava, preparava la schiuma da barba e si radeva alla perfezione. La brillantina sui capelli era l’ultima cosa prima di uscire, per l’immancabile passeggiata di 3 miglia fino al centro di Watford, con l’aiuto di un bastone. Prima, c’era la lucidatura delle scarpe. E poi la vestizione: ogni giorno camicia, cravatta e panciotto. Questo per dire che il c.t. dell’Inghilterra Gareth Southgate veste così perché quella è la divisa disegnata dallo sponsor della Nazionale, ma anche perché così faceva suo nonno materno Arthur, da cui la sua famiglia andava a passare le vacanze. Quando lo sentiva alzarsi, il piccolo Gareth (nonostante l’ora) saltava giù dal letto anche lui e stava lì, a guardare tutto questo: senza capire perché tutti gli altri nipoti avessero così timore di quel nonno, con cui lui stava tanto bene» (Tommaso Pellizzari) • «Originario di Watford, tifoso del Manchester United, Southgate frequentò la Pound Hill Junior School e l’Hazelwick School, a Crawley, nel Sussex. L’insegnante di educazione fisica, Dave Palmer, ricorda: “A 16 anni era già sicuro. Giocava nel Crystal Palace ed era convinto che avrebbe sfondato nel calcio. Era portato per lo sport: in quel periodo si divideva tra calcio e rugby. Era dotato pure per l’atletica leggera: fu campione della scuola nel salto triplo e correva i 200 metri. Riflessivo ed intelligente, aveva un chiodo fisso: il football”. Nelle giovanili del Crystal Palace, ci furono anche momenti non facili. Uno degli allenatori dell’accademia, Alan Smith, una volta lo convocò in ufficio e gli disse: “Gareth, tu sei troppo brillante per fare il calciatore. Penso che forse tu debba compiere una scelta diversa. Saresti un ottimo agente di viaggio”. Alan Smith ammette oggi di aver sbagliato e spiega: “Southgate viene dal ceto medio, ma ha avuto la forza di imporsi. Pensavo anche che fosse troppo educato per allenare. È un uomo leale, con i suoi principi. Invece ha dimostrato di essere bravo anche come manager. Ho toppato due volte”» (Stefano Boldrini) • «Quell’immagine torna a tormentarlo di tanto in tanto. Lui che prende la rincorsa dal limite dell’area, il cuoio che si deforma contro il suo piede destro, la palla che schizza verso la porta. Avanza lentamente, un centimetro dopo l’altro, sospinta dal soffio di uno stadio intero. Fino a quando non si infrange contro la mano aperta di Andreas Köpke. E poi giù le lacrime. Quelle di una squadra e di una nazione intera. Ci sono errori che ti intrappolano. Per anni Gareth Southgate è stato l’uomo che ha sbagliato quel rigore. È il 26 giugno 1996, a Wembley Inghilterra e Germania si contendono un posto nella finale degli Europei. Dopo un quarto d’ora le squadre sono già ferme sull’1-1. Il risultato non cambierà più. Una parità totale che solo la giustizia parziale dei calci di rigore può sbriciolare. Dagli undici metri segnano tutti. Tutti tranne Southgate» (Andrea Romano) • Ancora sul rigore sbagliato nella semifinale di Euro ’96: «Tutto è apparso cristallino in un attimo. Ho affossato il sogno di una nazione, e ho subito capito che quel rigore avrebbe segnato la mia vita e quello che il resto del mondo avrebbe pensato di me per sempre» (dall’autobiografia Woody and Nord. A Football Friendship pubblicata nel 2003) • Nominato commissario tecnico dell’Inghilterra Under 21 nell’agosto 2013, nell’autunno 2016 è promosso a ct ad interim della nazionale maggiore, in sostituzione del dimissionario Sam Allardyce, coinvolto in uno scandalo sui tesseramenti illegali dei giocatori scoperto dal Daily Telegraph. «La scelta di un profilo inglesissimo e abituato a squadre di media-bassa classifica come Sam Allardyce, nel 2016, sembrò una resa disperata per la federazione inglese. Per fortuna, per l’Inghilterra, arrivò quell’inchiesta che portò alle dimissioni di Big Sam dopo una sola partita, una vittoria per 1-0 dopo 95 minuti contro la Slovacchia. La prima tappa del cammino verso Russia 2018. Gareth Southgate superò il periodo di prova e fu nominato manager della prima squadra per quattro anni. Non aveva un profilo propriamente di spessore: tre stagioni e mezzo al Middlesbrough, una retrocessione, un premio “Manager of the Month” nel 2008, un lavoro affatto eccezionale con l’Under. Era un uomo che “conosce il sistema”, ma d’altronde per lo stesso motivo era stato nominato, dopo Sven-Goran Eriksson, Steve McLaren, probabilmente il peggior manager che l’Inghilterra abbia mai avuto. Ma Southgate conosceva bene alcuni giocatori da cui l’Inghilterra doveva ripartire, avendoli già allenati nella formazione giovanile: Danny Rose, Jordan Henderson, Ruben Loftus-Cheek, John Stones, Jesse Lingard, Harry Kane. Il cammino di Southgate nelle qualificazioni è stato ottimo anche se non esaltante: 7 vittorie, 2 pareggi, nessuna sconfitta, ma forse pochi gol segnati se consideriamo la statura di avversari come Malta, Slovenia, Lituania. Southgate, però, non stava soltanto allenando la Nazionale inglese. La stava ricostruendo. “Ha mostrato a un’intera nazione come comportarsi”, ha scritto John Crace sul Guardian. Southgate si è dedicato al compito con la tranquillità di chi non sente sul collo l’alito dei millenaristi, e con la serietà di chi vuole sconfessarli, i millenaristi, una volta per tutte. “Stiamo cercando di cambiare il modo in cui la Nazionale gioca”, ha detto a proposito del suo lavoro, “ci sono giovani che stanno crescendo e grandi hanno abilità tecniche”. Era un cambiamento epocale, che non poteva prescindere da un azzeramento della generazione precedente, come dimostrano i tagli di Joe Hart e Jack Wilshere: “Probabilmente ci sono altri giocatori un po’ più vecchi in Premier League che potrebbero portare un po’ di esperienza in più, ma non crediamo di poter vincere un Mondiale con loro in futuro. Preferiamo investire tempo e fiducia nei giovani che riteniamo possono diventare talenti mondiali”» (Davide Coppo) • «Quando è diventato commissario tecnico nel 2016, veniva considerato “l’allenatore più inesperto possibile”, per una nazionale che capitolava sempre alle prime vertigini, vedi i fallimenti di colossi come Capello ed Eriksson. Perché avrebbe dovuto riuscirci lui, che aveva già fatto flop da giocatore, ossia quel rigore sbagliato nelle semifinali di Euro ’96 contro la Germania che lo condannò all’onta nazionale? Invece, il brutto anatroccolo Gareth è diventato un cigno, bianco come la nazionale inglese. La parabola del buon Southgate, sempre umile, misurato ma estremamente determinato, è un’ispirazione per tutto il Paese. Oramai Southgate è molto di più di un semplice allenatore: incarna un patriottismo buono e soprattutto una nazione incredibilmente riunita dopo tante recenti divisioni: la Brexit, Black Lives Matter e il dilemma dell’inginocchiarsi prima del match, che il tecnico è riuscito a far accettare a tutti, inclusi quegli inglesi che lo fischiavano allo stadio» (Antonello Guerrera) • «È il leader senza eccessi cui gli inglesi affidano la loro “englishness”, il cinquantenne affidabile che le donne sognano. […] Il Times ha pubblicato un editoriale in cui elenca le sue “qualità”: la fiducia nei suoi giocatori e l’autonomia che coltiva per ognuno di loro perché “all’ottantacinquesimo minuto loro potrebbero dover prendere decisioni che ci fanno vincere o ci fanno perdere e non possiamo prenderle noi fuori dal campo” (queste sono parole di Southgate). Poi c’è “l’umiltà contagiosa”, la capacità di rivolgersi non soltanto alle star ma anche ai giocatori che ha lasciato in panchina. E “sopra a tutto”, scrive il Times, c’è la resistenza di questo leader, tutti gli ricordano il rigore che sbagliò nel 1996 contro la Germania e lui non si deprime, non si lamenta del peso che da decenni si porta addosso, ma dice ai suoi: stiamo costruendo i ricordi di questa nazione, vediamo di farli belli che ce n’è bisogno» (Paola Peduzzi) • «A volte dimentichiamo è quanto significhi per i giocatori la nazionale. Anche i giocatori sono tifosi. È così che inizia, con i bambini seduti davanti alla tv, con i poster al muro dei loro eroi. Ora siamo in un’era diversa, in cui i calciatori non sono così accessibili come una volta. Non tornano a casa con lo stesso autobus dalle partite, né si incontrano al pub per una pinta e un’analisi post-partita. Ma, nonostante tutti i cambiamenti nel calcio moderno, ciò che non può essere messo è l’orgoglio nel rappresentare questo Paese. L’idea che alcuni giocatori non sappiano cosa significhi giocare per l’Inghilterra – o non gli importi – è diventata una sorta di falsa narrativa» (a The Players’ Tribune) • «Southgate è anche un uomo che sa guardare oltre il calcio. Un anno fa, in piena pandemia, s’è tagliato lo stipendio del 30%, rinunciando a 250 mila euro: una scelta che gli ha ulteriormente giovato sul piano dell’immagine» (Carlos Passerini) • Il 28 dicembre del 2018 il principe Carlo lo ha nominato Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico «per i servizi al calcio».
Amori Sposato dal 1997 con Alison Bird, conosciuta nel negozio dove lei lavorava come commessa. «Timido, astemio, defilato, odiava il suo naso ed era convinto che non potesse piacere a nessuno: ci mise due anni a dichiararsi ad Alison» (Paola Peduzzi). Hanno due figli, Mia e Flynn.