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 2021  settembre 03 Venerdì calendario

Biografia di Carmen Consoli

Carmen Consoli, nata a Catania il 4 settembre 1974 (47 anni). Cantante. Autrice. Chitarrista. Compositrice • Detta «la cantantessa» • Esordì nel 1990 con la cover band Moon dog’s party. Tre partecipazioni al Festival di Sanremo: nel 1996 con Amore di plastica, nel 1997 con Confusa e felice, nel 2000 con In bianco e nero. Nove album: Due parole (1996), Confusa e felice (1997), Mediamente isterica (1998), Stato di necessità (2000), L’eccezione (2002), Eva contro Eva (2006), Elettra (2009), Per niente stanca (2010), L’abitudine di tornare (2015) • «È la prima vera cantautrice italiana figlia della libertà che alla fine le donne hanno strappato anche nella musica popolare» (Marinella Venegoni) • «La numero uno del pink-indie-rock nazionale» (Giuseppe Videtti, la Repubblica, 9 gennaio 2016) • «Eloquio macchinoso e sussurrato» (Vittorio Zincone, Sette, 15/1/2021) • «Bella voce orgogliosamente venata di suoni siciliani» (Gino Castaldo, la Repubblica, 17/12/2019) • Nel 2008, dopo un tour negli Stati Uniti che fece il tutto esaurito, il critico del New York Times Jon Pareles la definì «magnifica combinazione fra un rocker e una intellettuale» • Ha vinto una Targa Tenco, un Telegatto, un Nastro d’argento (nel 2001, per la canzone L’ultimo bacio, sentita nell’omonimo film di Gabriele Muccino) • «Porta fiera i suoi segni distintivi, occhiali da vista, pezzi di dialetto e un sostanziale rifiuto degli schemi del rock business» (Gino Castaldo) • «Idolo delle sinistre. Però è la negazione stessa della femminilità» (Platinette) • Ha detto: «La musica funziona finché mi diverte. Se non mi dà gioia, taccio».
Titoli di testa «La “cantantessa” è arrivata al nostro appuntamento con un notevole ritardo e con un ancor più notevole sorriso. Prendersi il suo tempo, per lei, è il lusso estremo. Lo prende, dunque. E lo regala. Tanto che a un certo punto ho pensato che questa intervista non sarebbe finita mai: ogni volta che tentavo di spegnere il registratore lei mi bloccava: “Aspetti, mi piace tanto chiacchierare con lei”» (Stefania Rossotti, Grazia, 26/11/2015).
Nome «In realtà il mio primo nome è Carla e infatti anche quando ho ricevuto l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica sul diploma c’era scritto Carla Carmen Consoli. Carla era il nome della mia adoratissima nonna veneta, la nonna sicula invece era Carmelina: essendo io nata e cresciuta in Sicilia, non si poteva, c’era l’offesa: “’Sta picciridda già l’hanno chiamata Carmen e non Carmela, almeno usiamo Carmen, non Carla”. Poi a furia di usare Carmen è successo che al liceo mi hanno dato un diploma con su scritto Carmen Consoli e così arrivata all’università non risultavo diplomata. Forse ho solo la terza media, meno male che sono Cavaliere» (a Carlo Moretti, la Repubblica, 2/2/2017).
Vita Figlia unica. Il padre, Giuseppe, siciliano, discendente di una famiglia di giuristi, è agronomo. La madre, Rosa, è originaria di Treviso, ma trapiantata nel Catanese. «Ho avuto genitori oserei dire felliniani. Colti, mondani, sempre fuori la sera, brillanti, innamorati della vita. Viaggiavano, il salotto pieno di gente che arrivava da tutte le parti del mondo. Ricordo un giorno, erano gli anni Ottanta, a pranzo c’era una coppia di amici gay appena sposati a Las Vegas, io avevo sei anni e i miei mi spiegavano, vedi, loro sono marito e marito» (a Alba Solaro, Vanity Fair, 1/6/2017) • Sono i parenti a trasmetterle la passione per la musica. Il nonno veneto, Ferruccio Toffolo, da piccola, la porta all’opera. «Rimanevo incantata, stavo a bocca aperta e piangevo, percepivo la forza della musica». Il padre, appassionato musicista, una chitarra regalatagli da Domenico Modugno in salotto, le chiede di «parlare cantando», poi resta ad ascoltarla per ore. «Io gli raccontavo in note la mia giornata a scuola. Erano le “ballate” della mia vita: fatti quotidiani che diventavano romanze». La sua è una famiglia di sinistra: il Capitale di Marx in bella vista sulla libreria, i dischi di Guccini e De Gregori. Da bambina, però, Carmen vuole farsi monaca. «Ho fatto elementari e medie dalle Orsoline. Ero la cocca delle suore. Poi, a 10 anni, mi sviluppai all’improvviso, e con la terza di seno per loro diventai una che doveva andare a confessarsi tutte le mattine». Fino ai 16 anni, è anche militante di Comunione e liberazione. Poi se ne scappa via, capisce che non è quella la sua strada. «Sulla carta ero destinata a diventare avvocato, perché vengo da una famiglia di legali e magistrati, il mio bisnonno, Giuseppe Cardillo, era uno tra i giuristi più importanti d’Italia» (a Videtti). Frequenta l’istituto tecnico. «C’è un pregiudizio verso gli istituti tecnico-commerciali. Alcuni sono difficili. Ragioniera è tosta, l’Industriale ha una matematica impressionate. Alla maturità feci un tema storico: “Da Weimar al Terzo Reich”, basandomi sul bifrontismo tedesco attraverso Lutero. Studiato a ragioneria, eh. Signori miei, Quasimodo aveva fatto il Tecnico!» (a Luca Mastrantonio, 7, 15/6/2018). Sogna di aprire un ristorante («ristorazione intesa come cultura, per nutrire lo spirito»), di laurearsi in lingue, di diventare insegnante o giornalista. Invece viene folgorata sulla via del rock • Prima esibizione dal vivo: nel 1989. «Una foto di quell’anno la ritrae ragazzetta tutta boccoli, sul palco della discoteca Golden Gate con la sua prima band, gli Iris Monday. In repertorio cover d’annata: Hendrix, Aretha Franklin, i Rem. Sono gli anni della gavetta: “Ottantamila a testa, più birra e panino, per ogni serata”. Del resto, la scena rock catanese è in fermento già da alcuni anni. Sulla scia dei Denovo sono spuntate decine di band. E c’è pure Carmen. È ambiziosa, ha grinta, ha talento. Ci sono i suoi compagni di strada: Salvo di Stefano, Maurizio Nicotra, Massimo Roccaforte. E c’è Francesco Virlinzi (Cyclope Records) il discografico che l’ha lanciata» (Alberto Dentice) • Prima volta in tivù: nel 1996, a Tempo reale, di Michele Santoro, una chitarra Gibson a tracolla, Loredana Berté come partner occasionale. «Mi diceva cose terribili, tipo: “Se vuoi intraprendere ’sta carriera, te faccio le mie condoglianze”» • «Un battesimo di fuoco che le portò fortuna. Pochi mesi dopo è a Sanremo Giovani con Amore di plastica e l’anno dopo i big con Confusa e felice. Che è anche un manifesto programmatico: quella voce così profonda nella sua fragilità, quell’alternanza di rock spigoloso e ballate agrodolci, di introspezione sfacciata e sensualità che ne avrebbero fatto di lì a poco non solo la star del nostro rock, ma anche la più amata dal pubblico, dai colleghi e dalla critica» (Alberto Dentice). È negli anni Novanta, durante un concerto all’aperto - la gente accalcata, i rumori delle casse in prova, il caldo che si attacca alla pelle, un cane dispettoso che abbaia – che un fonico sudafricano si impossessa del microfono e, in un italiano stentato, dice: «Silenzio, c’è la cantantessa». Da allora, lei si fa chiamare così. «Era il periodo in cui dalle donne cantanti ci si aspettava il bel canto, le corde vocali lasciate sul palco. La cantantessa mi allontanava da quei virtuosismi di moda e mi toglieva quella responsabilità di dover cantar bene a tutti i costi» (a Corinna De Cesare, Corriere della Sera, 24/4/2015). Da allora, dice, ha avuto una carriera senza compromessi. «“Compromesso non è un sostantivo necessariamente negativo. C’è un compromesso in alto e un compromesso in basso. Oggi, ad esempio, ho accettato di andare dal parrucchiere (non ci vado mai) perché dovevo incontrare lei. È una caratteristica di noi del sud, quando arriva il forestiero si fa trovare la casa in ordine e si mostrano le cose più belle. Anche il palco pretende i suoi compromessi. Io, ad esempio, non ci sono mai salita senza tacchi e un filo di trucco”. E i compromessi in basso? Non sono stati una tentazione per una sedotta da Janis Joplin, Jimi Hendrix e la mitologia? “Quelli no, mai! Farei a meno del successo piuttosto. A me ‘sto successo nu’ m’interessa. Nun sugnu comm’a Nutella che piace a tutti”, incalza col delizioso accento catanese. “Pare che Gesù abbia detto: se mostri quel che hai dentro ti salverà, se mostri quel che non hai dentro ti ucciderà. Io chista sugnu, non ce la faccio a essere diversa”» (Videtti).
Amori «Da giovane sono stata un po’ monella. Avevo i miei piani B di sicurezza. Ti piace uno, non sai come andrà, ti coltivi quello di riserva. Sui 15-16 anni ho fatto anche dispetti, fidanzandomi con qualcuno per far ingelosire. Poi nella sua sofferenza mi sono resa conto che non ero leale e non era dignitoso. Questa è maleducazione sentimentale, lo sono stata molto. La slealtà nei sentimenti, la mancanza di rispetto è brutta. Però a volte uno mente anche a se stesso. Io ho mentito anche a me stessa quando volevo farmi la famiglia e mi sono fidanzata ufficialmente con un medico, un chirurgo. Poi un bel giorno mi disse: “Non riesco a capire i testi delle tue canzoni, non hanno né capo né coda”. E allora ciao!» (Mastrantonio).
Dolore «“Senta, se lei avesse più tempo vorrei raccontarle di come se ne è andato mio padre”. Tutto il tempo che vuole.
“Dopo un aneurisma dicevano che era in stato di definitiva incoscienza e che non sarebbe stato più contattabile. Io questa cosa di non averlo salutato proprio non riuscivo ad accettarla. Così mi sono messa accanto a lui, in terapia intensiva: per ore, per giorni interi. Gli parlavo e gli cantavo le mie ultime canzoni, quelle che lui non aveva fatto in tempo a sentire. Poi finalmente papà ha mosso una mano, cosa che i medici avevano dato per impossibile. Ho cominciato a fargli domande: chiedendogli di stringere la mia, se voleva dirmi “sì”. E di non fare niente per dire “no”. In questo modo, sono riuscita a sapere che mi aveva sentito, che le mie canzoni gli piacevano, che se ne andava sereno perché ero lì con lui. Mi amava tanto”» (alla Rossotti).
Figlio Il 21 marzo 2013 annunciò di essere incinta con un post su Facebook. Il 10 luglio tuittò: «Oggi alle 8.04 è nato Carlo Giuseppe. Sono una mamma felice!». Da Panorama: «Sconosciuta l’identità del padre e in molti sostengono che la cantante, sulla cui presunta omosessualità si è parlato a lungo, sia ricorsa alla fecondazione assistita». Qualche mese prima, infatti, aveva dichiarato: «Potrei innamorarmi di una donna. Essere etero o no, per me non conta. In questo momento sono single. Non ho la frenesia dell’accoppiamento, per cui preferisco aspettare. Mal che vada, c’è sempre il “fai da te”. In questo senso a me il bricolage piace molto» • «Com’è maturata la scelta di avere un figlio da single con la fecondazione assistita?
 “Premessa: un figlio è meglio farlo con un marito ed è meglio dare a un bambino una famiglia, anche omogenitoriale, anche se io sono per la famiglia tradizionale. Ma ero single, a 38 anni, un’età biologica avanzata, mi trovavo sola con mia madre, dopo la morte di papà; a Natale, alle Maldive con lei, pensavo alle case, le terre ereditate: eravamo sole, va allargata la famiglia, penso. Per fare un figlio avrei potuto trovare un uomo più giovane di me, un fan, un toy boy, con la motilità degli spermatozoi alta, facendomi mettere incinta dal poveretto, e ripetere lo schema di tante famiglie. Ma non volevo illudere nessuno, né dare a mio figlio una famiglia che si sarebbe sfasciata. Mi sono informata, ho letto studi su ragazzi ormai maggiorenni nati con la fecondazione assistita da genitori single: con il giusto amore, e i punti di riferimento, crescono come ragazzi di famiglie etero cosiddette normali. Andai allora a Londra, dove è possibile fare la fecondazione assistita con il non anonimato del donatore: Carlo potrà sapere chi è il padre, se vorrà”» (Mastrantonio). Il donatore del seme – un laureato in medicina e diplomato in pianoforte – lo scelse insieme alla madre. «Insieme abbiamo sfogliato i cataloghi, abbiamo ragionato, deciso. Un momento struggente, surreale, magnifico». È ancora convintissima della scelta. «Ho provato un amore che non pensavo fosse possibile provare, ho partorito con il cesareo e quando è nato mi sono sentita un Buddha, come se potessi fare miracoli».
Profezie «Sono convinta che troverò l’amore della mia vita a 55 anni e mi sposerò. Adesso faccio la mamma»
Profezie/2 «È vero che aveva previsto le dimissioni di Papa Benedetto XVI prima che avvenissero? Le succede spesso di sapere come andrà? “Ogni tanto dico cose che poi succedono. Mi è capitato di dare ‘i numeri’ a una conferenza stampa: i giornalisti che li hanno giocati poi hanno vinto. Il guaio è che non riesco a gestirla questa capacità, non la so prevedere e utilizzare. Mi scusi, con queste stupidaggini le sto facendo perdere tempo?”» (alla Rossotti).
Politica Di sinistra. Pro-immigrati. Ambientalista. Femminista, ma favorevole alla riapertura delle case chiuse («sarebbe meglio sul piano sanitario»). Nel 2018 ha votato Pd.
Femminismo «Nel nostro Paese la donna è considerata una troia che deve sottostare alla legge del sofà. E a molte ragazze va bene così. Se dovessi scegliere tra questa pornografia legalizzata e il burqa, accidenti, sceglierei il burqa»
Femminismo/2 «A me non interessa la declinazione al femminile, credo nella funzione neutra dell’italiano. Perché la ‘o’ deve essere una vocale che definisce il genere maschile? Io, donna, voglio riappropriarmi della ‘o’”» (Silvia D’Onghia, il Fatto Quotidiano, 6/6/2016).
Femminismo/3 «C’è un posto all’inferno per le donne che ostacolano le donne e ’sto posto è ormai in overbooking».
Religione Buddhista praticante, ma lo stesso ha fatto battezzare il figlio. «Un giorno viene e fa “Senti, mamma, ti devo fare un discorso”, “Dimmi amore”, “Io credo in Gesù e mi vorrei battezzare”, “Va bene. E cos’è il battesimo?” e lui “Quello che toglie il peccato originale” e io “No, amore, diciamo che ti pulisce l’anima e ti predispone al bene...”. Qualcuno l’aveva indottrinato. Chi? Mia madre? Sara, la signora delle pulizie? Alla scuola materna c’era chi diceva che lui ammischiava il peccato originale ai compagnetti. Capito? Allora l’abbiamo dovuto vaccinare contro il peccato originale! Ora non ce l’ha più. Lui ha un’immagine sana di Gesù, ha deciso, l’abbiamo fatto. Il prete parlava tanto, allora Carlo ha urlato “Amen”!» (Mastrantonio).
Vizi «Non sono una grande amante delle canne e delle droghe in genere, però sono favorevole. Se mi offrono una canna, qualche tiro me lo concedo volentieri, però cerco di farlo non vicino a una persona che poi devo baciare. In fondo, per me la canna è come l’aglio: mi piacciono tutti e due, ma non in prossimità di un incontro sessuale. E comunque alla canna preferisco un buon bicchiere di vino rosso».
Curiosità Alta 1 metro e 63, pesa 57 chili • Prima donna nella storia, “maestro concertatore” della Notte della Taranta • Subito dopo aver partorito, prima di ogni concerto, aveva un rito scaramantico: «Mi tiro il latte: 170 cc» • Sa a memoria interi brani della Divina Commedia (per averli messi in musica) e la ricetta della caponata di melanzane • Va ancora dalla sua pediatra («È medico generico. Lei sì che sa capire ciò che succede al mio corpo») • Era amica di Franco Battiato • Da quando suo papà è morto, si è messa a produrre olio e ciliegie. «Mia madre e io portiamo avanti la sua tradizione di enologo e agronomo. Diciamo la verità, non ci capisco granché e mi faccio fregare, ma non ho alternative, sono figlia unica» • Abita in centro a Catania, in un elegante palazzo che ha per larga parte trasformato in bed & breakfast: «Troppo grande per viverci da sole io, mia mamma e mio figlio Carlo. Così abbiamo deciso di avviare questa attività, quando posso me ne occupo io, ho appena fatto il check in ad un cliente» • Ha casa anche a Parigi. Era lì il 13 novembre 2015, giorno dell’attentato al Bataclan. Si sarebbe dovuta esibire il 25, ma decise di cancellare l’intera tournée. «Per poter salire sul palco dopo quello che è successo, dovrei fingere. E la gente non lo meriterebbe» • Non ha la patente e non le piacciono i social • Adora i film di Claude Lelouch e L’angelo sterminatore di Buñuel. «È quello il cinema che mi ha fatto riflettere e ha generato la scrittura di molte canzoni. Anche gli italiani con desinenza in “ini” hanno fatto un grandissimo cinema». Le piacciono l’architettura, la cucina tradizionale, la corsa, il tennis, la creta e le sculture di zucchero. «L’unica cosa di cui non m’intendo è ‘u ballettu, chillu proprio nun u sacciu, forse perché me l’hanno imposto da piccola, otto anni di danza classica e di portamento senza alcun profitto» • «E i suoi sogni quali sono?
“Cose molto semplici. Fare canzoni più belle, veder crescere mio figlio sereno, magari coltivare la terra, farmi il pane. Diventare una signora di un certo peso, anche fisico, diciamo poco più che morbida, perché mi fanno tristezza gli anziani troppo magri. Sogno di essere una di quelle nonne un po’ originali da cui si va con piacere perché sforna delizie pazzesche, e tutti che dicono, dai, andiamo da Carmen, che oggi ci fa la lasagna vegetariana!”» (Mastrantonio) • Ammira sua madre, che ha imparato a usare i social a 70 anni. «È una donna iper moderna, bellissima, più giovane di me. È andata al concerto dei Coldplay, è tornata e mi ha detto che sono una vecchia ciabattaia».
Titoli di coda Proprio come accadeva a lei da bambina, anche suo figlio, oggi, quando lei lo porta all’opera, è rapito dalla potenza della musica. «Sente gli archi, la sinfonia, e si emoziona. Sono risposte antiche che abbiamo in qualche angolo del cervello, e per fortuna sono ancora lì» (a Castaldo).