8 settembre 2021
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Biografia di Francesco Gabbani
Francesco Gabbani, nato a Carrara il 9 settembre 1982 (39 anni). Cantante. Autore. Musicista. Vinse il Festival di Sanremo nel 2017 con Occidentali’s Karma. Primo classificato tra le nuove proposte a Sanremo nel 2016 con Amen. Primo artista di sempre a vincere tra le nuove proposte e tra i big in due anni consecutivi. Tra i suoi altri brani: Tra le granite e le granate (2017) e Pachidermi e pappagalli (2017). Nel 2020 è tornato al Festival con Viceversa, arrivando secondo. Ha scritto canzoni per Francesco Renga, Adriano Celentano e Ornella Vanoni. Nel 2016 ha firmato la colonna sonora del film Poveri ma belli, di Fausto Brizzi, con Christian De Sica e Enrico Brignano. Ha lavorato come attore nel film La donna per me (Marco Martani, uscita prevista nel 2022) • «È il provinciale di successo. Sembra il fratello minore di Marco Columbro, sguardo divertito, baffetti, stesso sorriso» (Silvia Fumarola, la Repubblica, 13/2/2017) • «Come recita un antico adagio, “in tempo di ciechi, beato chi aveva un occhio”. Nei Sessanta e Settanta, di un Gabbani, forse neanche ce ne saremmo accorti» (Andrea Scanzi, Il Fatto Quotidiano, 21/2/2017) • «Di lei, Gabbani, si sa poco. Chi è veramente? “Un artista che cerca di suscitare emozioni”» (Aldo Cazzullo, Corriere della Sera, 31/12/2017).
Titoli di testa «Sa che dall’apparizione col maglioncino arancione, il web l’ha incoronata sex symbol? “Non ne so niente: ma è sicura? Mi documenterò”» (Fumarola).
Vita «Un suo successo si intitola La mia versione dei ricordi. Il suo primo ricordo qual è? “Il senso di angoscia e di abbandono quando mio padre usciva di casa per andare a lavorare, nel negozio di strumenti musicali che abbiamo ancora, a Carrara. Poi arrivava mio nonno Sergio a farmi smettere di piangere. C’è ancora, ha 94 anni”. Cos’ha fatto?
“L’operaio tornitore, tutta la vita. Una persona onesta, molto sensibile. Ha avuto un’esistenza circoscritta. Di grande sentimento e nessuna passione. Mi ha sempre affascinato”. E l’altro nonno? “Nonno Angelo era contadino. Sordo da un orecchio, dopo essere caduto in mare da una nave durante la guerra. Mio papà è cresciuto alla Padula, che ora è un parco comunale ma allora era la tenuta dei signori Fabbricotti. Ricordo una lastra di marmo con i versi di Dante: ‘Lascia dir le genti: sta come torre ferma, che non crolla già mai la cima per soffiar di venti…’”» (Cazzullo) • Francesco è il primo di due figli. Suo fratello, Filippo, ha sette anni meno di lui. Sua madre si chiama Riccarda. Suo padre Sergio, anche lui è musicista, ha suonato pure con Zucchero. «Per anni ha fatto parte di una band molto particolare, composta tutta da africani: lui era l’unico bianco. Hanno anche inciso un paio di dischi». Poi ha deciso di tornare a Carrara e aprire un negozio di strumenti musicali, l’unico di Carrara, e Francesco vi trascorre buona parte dell’infanzia. «Per me era come un parco giochi, nel senso che ogni strumento lo vedevo come un giocattolo da esplorare. Li provavo tutti e facevo finta di creare dei veri e propri concerti. La mia preferita era la batteria perché è lo strumento più primitivo, con il suo pulsare che ricorda il battito del cuore. Poi sono passato alla chitarra, ma ancora adesso cassa, piatti e rullante mi divertono di più» • Francesco improvvisa il primo concerto a 4 anni, con l’asta del microfono e le luci, in piedi sulla cassapanca di vimini. A 8 ha il suo debutto artistico. «Andavo a scuola dalle suore e avevo messo su una piccola band in cui suonavo la batteria come papà. Per la festa di carnevale, lui compose una canzone apposta per noi e noi, anche se non ricordo assolutamente come, l’abbiamo suonata nel teatrino delle Figlie di Gesù di Carrara» (a Eugenio Arcidiacono, Famiglia Cristiana, 16/6/2017) • «Prima dei vent’anni suonava in una band, i Trikobalto, segnalatasi come opening act degli Oasis e degli Stereophonics. Poi l’inquieto Gabbani si era messo in proprio: voleva sfondare nella musica, dopo studi poco esaltanti. Se gli chiedi il voto alla maturità classica non lo ricorda, e il Dams l’ha mollato presto, per la disperazione della madre. Pian piano, ma con ostinazione, intraprende una carriera da cantautore che lo porterà a scrivere pezzi per Francesco Renga o per Celentano (è sua Il bambino col fucile dall’album Le migliori che il Molleggiato ha condiviso con Mina) e la colonna sonora di Poveri ma ricchi, la commedia di Brizzi con Brignano e De Sica» (Stefano Mannucci, il Fatto Quotidiano, 13/2/2017) • «È vero, la musica è sempre stata la mia passione. Da quando ho scoperto che potevo scrivere canzoni è stata la costante della mia vita. Vivere di musica è complicato, i risultati non arrivavano, ma non ho mai mollato» (alla Fumarola). «Eppure, prima della vittoria a Sanremo tra le Nuove proposte, visto che la carriera non decollava, “oltre a dare una mano nel negozio di strumenti musicali di mio padre, avevo deciso di fare l’ agricoltore: coltivavo cavoli, zucchine e altre verdure di stagione e poi le rivendevo”» (Arcidiacono). Nel 2016, finalmente, arriva a Sanremo tra le Nuove proposte. «Era la terza volta che provavo. Mi scartarono al Sanremo della Clerici, poi a quello di Morandi. Mi son detto: basta, proviamo ancora questa volta, poi cambio mestiere» (a Cazzullo) • La sera dell’11 febbraio 2016 «il carrarese era ancora un perfetto sconosciuto, uno di quelli che beccavi solo soletto al bar dell’Ariston, e pareva un postulante del circo ambulante della musica italiana, un addetto stampa, un manager di terza tacca, un imbucato, il conduttore di qualche emittente sperduta nella sterminata provincia – ascolti zero ma faccia da paravento, proteso a catturare l’attenzione dei colleghi che ti fanno fare il gran salto. Ordinava tisane, niente scalmane, il contrario di un arruffapopoli in chiave pop. Invece era un concorrente tra le Nuove Proposte: i giovani insomma, categoria in cui era riuscito a infilarsi in extremis all’alba dei 34 anni. Si stava giocando l’accesso alla finale, ma prima c’era da superare lo scontro diretto con una bella cantante siciliana, in arte Miele. Francesco presentava un motivetto “catchy” (cioè di quelli che ti prendono subito), intitolato Amen, il cui testo recita scaltramente così: “E allora avanti popolo/ che spera in un miracolo/ elaboriamo il lutto con un amen” […] Insomma, l’11 febbraio 2016 lo scontro senza appello della semifinale era Gabbani versus Miele: lei presentava un brano più tradizionale, ma melodicamente ben strutturato. A decidere l’accesso alla finalissima era il combinato disposto del suffragio della Sala Stampa dell’Ariston e del televoto. Bene: al momento di pigiare il pulsantino della preferenza su quello che l’ineffabile Nando Pagnoncelli dell’Ipsos aveva rinominato “votatore”, i giornalisti accreditati scoprono che si è irrimediabilmente bloccato. Passa il tempo utile e la diretta deve andare avanti. In sala stampa scoppia l’insurrezione, si grida ai brogli, si organizzano brigate per pressare Pagnoncelli e invalidare il risultato prima che venga annunciato da Conti. Ma invano: Carlo porta al proscenio Gabbani e Miele e alza il braccio della ragazza, che comprensibilmente commossa si porta una mano alla bocca e abbandona l’Ariston per andare a brindare. Si è imposta con un 53 per cento dei voti, ma i cronisti non mollano, “questo è un esito tarocco”. Alla fine, mentre la terza serata del Festival si dipana davanti agli italiani stravaccati sui divani e ignari del dramma che si va consumando dietro le quinte, l’Ipsos e i maggiorenti Rai dispongono una seconda votazione. Stavolta l’infernale congegno funziona, e Gabbani, che era rimasto di sale all’annuncio della sconfitta, prevale di un soffio, con il 51 per cento. Toccherà all’imbarazzatissimo Conti annunciare il ribaltone un’ora più tardi, mentre Miele, sotto choc, chiede di essere riammessa, ma verrà disillusa per la seconda volta. È esattamente lì che la porta scorrevole di Gabbani si riapre e lo spinge verso un destino radioso: vince a mani basse la competizione tra le Nuove Proposte […] e Amen si aggiudica pure il Premio della Critica e il Bardotti per il miglior testo, prima di diventare un tormentone» (ibidem) • «Cos’era successo in realtà? “Non si è mai capito. Ma ormai tutto era rimbalzato sui social, non potevano far finta di nulla. Se non fossimo nell’era del web, forse sarebbe finita diversamente”» (Cazzullo) • L’anno dopo, a Sanremo, torna con Occidentali’s Karma. La melodia l’ha scritta lui di getto assieme al fratello Filippo. Il testo è di tale Fabio Ilacqua, cantautore e paroliere, classe 1975, di origini meridionali, ma nato a Varese, gran lettore di Pasolini, molto schivo, non usa i social né il cellulare, quando non scrive canzoni lavora nei campi. «Siamo diventati amici via Skype e lì abbiamo iniziato a scrivere insieme. Ora per me è come un fratello. La prima volta che ci siamo incontrati mi ha dovuto aspettare per tre ore sul sagrato del Duomo di Milano. Ebbi un contrattempo, ma lui non ha il cellulare, non potevo avvisarlo: non si mosse da lì» (a Roberto Pavanello). «“Ha trovato le figure paradossali e i neologismi per esprimere esattamente quello che volevo dire io: la rete è la nuova filosofia”. O la nuova ideologia. “O la nuova religione”» (a Cazzullo). In più, sul palco dell’Ariston, Gabbani si porta il ballerino Filippo Ranaldi, 28 anni, vestito da scimmione, che interpreta un balletto ispirato ai movimenti di Lucio Dalla in Attenti al Lupo • «Il palco mi ha fatto più paura quest’anno. Si avvicinava la settimana del festival ed ero sereno, arrivato il momento della prima esibizione ero tesissimo, forse perché ero stato promosso nella categoria Big. Condividere il palco con Ron, Mannoia, Masini, artisti con cui sono cresciuto, mi ha fatto sentire la responsabilità» (Fumarola) • «Sa che la proclamazione del vincitore è stata seguita dall’80% del pubblico tv? “Bestiale. Non riesco a realizzarlo o forse è meglio non pensarci”» (Fumarola). «Nella sola giornata del 14 febbraio le visualizzazioni del video ufficiale hanno superato la soglia dei 20 milioni. La piattaforma VEVO ha garantito che il record di views in un solo giorno per un video italiano (4.353.802) è tutto suo» (Scanzi). Entro la fine dell’anno, Occidentali’s Karma, sul web, viene ascoltata 173 milioni di volte. «Roba da perdere la testa. “No, non capiterà. Perché sono arrivato al successo a 34 anni e non a 20. Ormai sono un uomo e so bene cosa voglio dalla vita”» (Arcidiacono).
Amori Anche se odia i tatuaggi, per otto anni è stato fidanzato con una tatuatrice, Dalila Iardella. «Mi riesce difficile pensare alla mia vita senza Dalila. Lei mi ha spronato e mi ha fatto uscire dal circolo vizioso di negatività in cui ero entrato anni fa, prima di vincere Sanremo Giovani. Lei ha sposato le mie insicurezze» (Oggi, 13/2/2017). A Sanremo 2020, annunciò di avere una nuova compagna, tale Giulia.
Figli «Non sono capitati, e per ora non li ho voluti. A un figlio vorrei dedicare tutta la mia energia. Abbiamo un cane: Ettore» (Cazzullo).
Politica «Carrara è terra di anarchici. “Un po’ anarchico mi sento anch’io, almeno nei sentimenti. E mi piace scalare le Apuane”. Grillo le piace? “Un grande showman. Come Renzi: l’ho conosciuto sul palco di Maurizio Costanzo, non è affatto antipatico come lo raccontano”. E Berlusconi? “Un grandissimo showman”. Chi voterà il 4 marzo? “Si assomigliano più di quel che pensano: per loro la politica è comunicare. Voterei tutti e tre. In fondo siamo colleghi”. Non vale: bisogna scegliere. “Non mi schiero. Non salirei mai sul palco con nessuno di loro. Mi ruberebbero la scena”» (Cazzullo, 31/12/2017).
Religione «L’hanno accostata a Battiato. “Lo stimo molto, ho anche suonato prima di un suo concerto. Mi emoziona pensare che ci sia qualcosa di suo nella mia musica. Ma trovo discutibile un certo misticismo, figlio di studi dogmatici. Come se credere fosse un atto dovuto, scontato”. Lei non crede in Dio, in una realtà trascendente? “Mi piacerebbe crederci; però ho come un blocco. Trovo difficile accettare un dogma. Ma anch’io sono alla ricerca di un senso”. Non crede neppure all’immortalità dell’anima? “Non lo so. Direi di no. Non so se ho un’anima o una coscienza intellettuale”» (Cazzullo).
Vizi Le sigarette.
Curiosità Pensa che il trap sia solo una moda passeggera • È andato in Inghilterra per conoscere Desmond Morris, autore della Scimmia nuda, classe 1928. «Un grande. Ha ragione lui: dietro la nostra emancipazione intellettuale, ogni gesto mira a soddisfare i nostri istinti animali» • Il tenore Andrea Bocelli è cliente del negozio di strumenti musicali di suo papà. «Viene a comprare tastiere, pianoforti. Papà è stato anche a casa sua, a curare le luci per un concerto di beneficenza. Ha una musicalità notevole, merita il suo successo; ma il genere che pratica non mi interessa molto. Non ci trovo nulla di innovativo» • Appoggia la causa omosessuale e ha partecipato ai gay pride di Madrid e Barcellona • Grande amante della natura, gli piacciono bicicletta, trekking e alpinismo • Oggi abita in provincia di La Spezia, nella valle di Ortonovo, in mezzo al verde, e si è fatto fare uno studio di registrazione in casa • Il suo luogo del cuore è l’Alta Val Badia • La frase di Dante che vedeva da bambino nella tenuta dei signori Fabbricotti, l’ha messa in un quadro. «Dipinge?
“In uno stile indefinibile”» (Cazzullo). Durante la clausura da virus del 2020 ha imparato a lavorare il legno • Quando, dopo il successo di Sanremo, Battiato lo chiamò per aprire un suo concerto, lui rispose: «Con la mia parte trascendente sono già lì».
Titoli di coda «Pippo Baudo ha detto al Corriere che lei non rimarrà. “E mi ha fatto soffrire. Ho sempre collegato il festival a Baudo. Mi è spiaciuto molto sentire un commento così cattivo e superficiale, tipo haters della rete, da una figura così rappresentativa”. Le restano pur sempre le mucche dell’alta Val Badia. “Adoro. Sia le mucche sia la valle. Il mio sogno è aprire lassù uno studio di registrazione, dove scrivere la mia musica”» (Cazzullo).