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 2021  settembre 20 Lunedì calendario

Biografia di Roberta Torre

Roberta Torre, nata a Milano il 21 settembre 1962 (59 anni). Regista e sceneggiatrice italiana. Tra i suoi film Tano da morire (1997), Sud Side Story (2000), Angela (2002), Mare nero (2006), I baci mai dati (2011) e Riccardo va all’inferno
Titoli di testa «Sono Roberta Torre faccio film».
Vita Studi al liceo Parini, «dove quasi tutti erano alternativi, ma avevano la filippina a casa che rifaceva loro il letto» e poi filosofia alla Statale, «andavo alle manifestazioni, votavo a sinistra, ma mi sentivo lontana dalla politica, preferivo spettacoli, musica e teatro» [Barbara Palombelli, CdS] • Roberta studia drammaturgia all’Accademia di arte drammatica Paolo Grassi e frequenta le scuole di cinema di Milano e di Bassano del Grappa, guidate dal gruppo di Ermanno Olmi [Barbara Palombelli, CdS] • «Ermanno Olmi è stato il mio maestro. Maestro di cinema ma prima ancora maestro di sguardo. Un uomo grande e un grande uomo che camminava a passi precisi per i corridoi di Ipotesi Cinema a Bassano del Grappa, dove eravamo in molti ad accorrere per ascoltarlo, perché Ermanno era un grande incantatore. Parlava pacato e dalle sue parole tu immaginavi mondi, restavi seduto per ore ad ascoltarlo e quando ti alzavi eri stato in viaggio. Non aveva fretta di concludere e non usava mai parole altisonanti. Semplicemente ti avvolgeva in un cammino, perché esattamente di cammino si trattava, poesia e furore che camminavano insieme, con pacatezza» [Rep] • «Volevo fare la strizzacervelli. Comunque la voglia di ficcare il naso nella vita degli altri mi è sempre rimasta. Grazie al cinema ho potuto infilarmi nella vita di delinquenti, mafiosi, preti, scambisti, truffatori e molto altro. Uscirne non è stato sempre altrettanto semplice. Ma questo è stato il bello» [Fatto] • «[...] Una delle pochissime persone che – all’inizio dei Novanta – ha lasciato la Milano da bere per immergersi nella Palermo della cosiddetta primavera di rinnovamento, quella guidata dal sindaco Leoluca Orlando, “una persona che conosce davvero la sua gente e la sua città, un uomo di un’energia eccezionale. Quando arrivai, nel 1990, incontrai lui e la fotografa Letizia Battaglia, anche lei una persona straordinaria: guidavano un gruppo di entusiasti” [Barbara Palombelli, cit.] • Il nonno di Roberta, Pierluigi Torre, ingegnere all’Aermacchi, ha inventato la Lambretta, «anche mio padre è ingegnere, siamo una famiglia liberale della buona borghesia». Quando arriva a Palermo, nel 1990, cerca anche lì «storie estreme: il mio viaggio all’indietro nel tempo, dal Nord al Sud, mi porta a incontrare le ultime donne segregate in casa. Adolescenti e anziane, raccontavano davanti alla macchina da presa le loro vite nascoste: ho montato le loro interviste-monologhi in Angelesse, un documentario che ho prodotto e distribuito» [Barbara Palombelli, CdS] • Il fatto è che Roberta Torre è convinta che il cinema politico sia «quello che denuncia le condizioni umane, quello che cambia il costume, i comportamenti collettivi. Il cinema di Pietro Germi, purtroppo spesso sottovalutato, è molto politico. I suoi due capolavori: Sedotta e abbandonata e Divorzio all’italiana hanno raccontato agli italiani come si viveva in alcune situazioni estreme e forse hanno costretto le donne a svegliarsi» [Barbara Palombelli, CdS] • La Sicilia affascina la trentenne calata da Milano per fare la regista e le offre, nel 1992, lo spettacolo delle stragi: un orrore che scuote l’Italia intera e la cambierà profondamente. «Gli attentati a Falcone e Borsellino fecero dire anche ai mafiosi: questa volta hanno esagerato. Dalla città devastata partì un’insurrezione che arrivò fino a Roma, eppure... Sono d’accordo con Sciascia quando denuncia i professionisti dell’antimafia. Anche dopo il 1992 ci furono giornalisti che vissero anni celebrando le stragi, gli anniversari, le marce rituali. No, la complessità della Sicilia non si può raccontare in modo bipolare, di qua i buoni e di là i cattivi, qui la moralità, le vedove, là tutti gli altri. Né si può accettare che – senza cadaveri – le coscienze dei siciliani tacciano. [...] Mi sento un’anarchica, il partito a cui sono più vicina è Rifondazione, ma nei Ds mi piace Luciano Violante» [Barbara Palombelli, CdS] • Quando la giovane Torre, nel 1997, mette in scena una commedia musicale sulla mafia, Tano da morire, a Palermo è uno choc. «Volevo ridere della mafia, demitizzarla, utilizzare la sceneggiata, il ballo, l’Opera dei pupi, per far lavorare tutti personaggi veri, presi dalla strada. Volevo anche far un po’ riflettere sui valori fondamentali del prodotto mafia, l’unico che riusciamo a esportare in tutto il mondo: basata sulla famiglia, è sempre più forte di qualunque Stato. Basta vedere l’uso del pentitismo, un’arma infallibile da girare contro chi te la dà, ovvero lo Stato. Il cinema e la letteratura non possono prescindere dalla mafia: la voglia di Sicilia, che è anche un po’ la voglia di sfogliare il nostro album di famiglia, insieme amato e maledetto, è ovunque» [Barbara Palombelli, CdS] • Quando Tano da morire vince premi in giro per l’Italia e diventa un successo, Roberta Torre deve cambiare casa, «venivano a chiedermi di lavorare, c’era la folla tutti i gironi sotto al portone» [Barbara Palombelli, CdS] • «Dopo tanti anni è cambiato anche il mio modo di vedere Palermo. Prima ero curiosa di scoprire questa città, ora la sento come mia. Per raccontarla ricorrevo all’affresco, ora voglio entrarci più dentro. […] Vivendo a Palermo mi sono accorta che c’è un mondo sommerso e nascosto che non posso dire di conoscere a fondo. E che mi ha sempre affascinato. La mafia in realtà non mi interessa, ma nel suo mondo ci sono tipi antropologici e situazioni laceranti da tragedia greca» [Roberto Rombi, Rep] • Nel 2013 ha firmato testi e regia di Insanamente Riccardo III, rappresentato a Palermo ed al Piccolo di Milano, liberamente ispirato alla tragedia di Shakespeare e recitato da una compagnia mista di attori e pazienti psichiatrici • Dopo 15 anni a Palermo, adesso vive vicino a Roma, in una villa sul lago di Bracciano, «ma sento che traslocherò ancora» • Nel 2019 con Extravergine debutta alla regia di una serie tv: «Anche io sono vergine. Questa è la mia prima serie tv. Quando non imparo mi annoio e con Extravergine ho imparato molto. Un esempio è lo sviluppo dei personaggi. Ho capito che la serialità è una miniera di possibilità per l’approfondimento dei personaggi che già immaginavo cosa sarebbero potuti diventare. Il mio sogno è lavorare sul set con montaggio e scrittura, e la serie permette questa possibilità di narrazione». In cantiere La ragazza dai capelli divini, un film ispirato a Monica Vitti: «La Vitti anziana interpretata da Elena Cotta, che tra l’altro è stata sua compagna di classe. Un’attrice che ammiro, uno sguardo che conserva la memoria. La giovane Vitti è affidata a Silvia Gallerano, con cui ho girato Riccardo III, capace di grandi trasformazioni. Non ho cercato la somiglianza con la Vitti, perché non voglio farne l’imitazione. È un film liberamente ispirato, non didascalico».
Altro Tra gli spettacoli teatrali si ricordano: La ciociara (2010), Uccelli (2012), Il colore è una variabile dell’infinito (2014). Ha anche scritto due romanzi: I baci mai dati (2011) e Il colore è una variabile dell’infinito (2014): «È una storia a cui lavoro da parecchi anni. Questa è una storia di famiglia, di mio nonno, Pierluigi Torre, nato a Vieste, nel Gargano, all’inizio del Novecento. Dopo aver preso varie lauree, ha costruito i motori dell’idrovolante Savoia Marchetti, velivolo che compie la trasvolata atlantica e successivamente ha inventato la prima scatola nera della Storia dell’Aviazione. E poi, dopo la guerra, la Innocenti lo chiama e inventa, trasformando i tubi, il telaio della prima Lambretta. La sua quindi è non solo la storia di un uomo, ma anche quella di un secolo, il Novecento, in cui ci sono luci ed ombre. È una storia di grande tensione verso l’Assoluto, con una nota di romanticismo ed anche di malinconia, per il fatto che si è intrecciata con il Fascismo. Poi alla fine della sua vita si dedicò alla botanica, e cercò di creare una rosa blu in grado di riprodursi in modo naturale. Vi riuscì e la dedicò alla moglie Albertina» [Farefilm.it].
Curiosità Ha un labrador chocolate Olmo «che mi fa da aiuto regista» [CdS]
Amori Un compagno, Rocco Castrocielo, un figlio, Tommaso.
Titoli di coda «Cosa volevo fare? Non lo so mai cosa voglio prima di iniziare».