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 2021  ottobre 27 Mercoledì calendario

Periscopio

Il 35% dei processi finisce in assoluzioni, mentre la prescrizione interviene nel 37% dei casi in fase di indagine e il resto dopo il primo grado. Marta Cartabia. Convegno a Padova.

È stata davvero un’emozione, soprattutto quando mi sono ritrovato al Viminale nella sala Roma, che da ministro, nel 1994, avevo ironicamente ribattezzato sala Varese. Ero il primo ministro degli Interni non democristiano e ricordo che il mio predecessore, Nicola Mancino, rifiutò di partecipare al passaggio di consegne, uno sgarbo istituzionale mai avvenuto prima e dopo. Roberto Maroni, leghista, durante l’insediamento come presidente della commissione contro il caporalato. Agenzie.

A Palermo stiamo costruendo un grande progetto con l’obiettivo ambizioso di diventare la prima forza di governo al Comune, forti di una squadra in crescita composta da amministratori e dirigenti, per mettere definitivamente in soffitta la sinistra parolaia di stampo orlandiano specchio di se stessa e di nient’altro, che ha mal governato la città per tanti, troppi anni, lontanissima dalle reali esigenze dei palermitani. Alessandro Anello, segretario del M5s di Palermo. (Carlo Valentini). ItaliaOggi.





Calenda e Renzi sono i benvenuti. Come è benvenuto chiunque voglia rifare il Centro vero. Poi, attenzione, se Calenda si mette a dire «Ah Mastella è il vecchio e io sono il giovane», allora se ne può stare a casa. Io non imploro nessuno ma sono pronto ad accogliere tutti. Clemente Mastella, ex leader della dc, oggi sindaco di Benevento. (Tommaso Labate), Corsera.

Nonostante il brusco incremento del debito pubblico italiano gli acquisti da parte della Bce hanno consentito una drastica riduzione del tasso di interesse che l’Italia deve pagare ai sottoscrittori dei titoli pubblici: nel 2019 il tasso medio sul Btp decennale era l’1,9%; nel 2021 è stato pari allo 0,7%. Un risparmio che vuol dire in soldoni circa 30 miliardi. Marcello Gualtieri, economista. ItaliaOggi.

Nel 2016 Giachetti, centrosinistra, aveva ottenuto a Roma il 24,91%, Meloni e Marchini, i due candidati del centrodestra, rispettivamente il 20% e l’11%, mentre la Raggi era arrivata al 35%. Oggi, sempre al primo turno, Gualtieri ha ottenuto il 27%, Michetti poco più del 30%, in pratica gli stessi voti sommati di Meloni e Marchini, la Raggi è scesa al 19%, come Calenda. Anche nel caso di Roma, il centrosinistra si è presentato più forte, perché ha saputo richiamare un pezzo di elettorato che lo aveva abbandonato cinque anni fa preferendo la Raggi, mentre il centrodestra è rimasto sui livelli del 2016. Enzo Risso, direttore scientifico dell’Ipsos (Marco Biscella), ilSussidiario.net.


Non disponendo dell’arma del ricatto dell’uscita dal governo che resterebbe in piedi anche senza i voti della Lega, a Salvini restano solo sforzi meramente verbali. Cesare Maffi. ItaliaOggi.

Non è il coraggio ma la paura che ispira le scelte di Matteo Salvini. La paura del confronto, la paura degli alleati, la paura che alla demagogia subentri la politica. A disfatta conclamata, è giunto il momento che i partiti maggiori del centrodestra facciano chiarezza al proprio interno e che tutti assieme diano un senso alla coalizione. Troppa competizione tra alleati, troppa demagogia, troppa poca credibilità come forza alternativa di governo. Andrea Cangini, senatore di FI (Carlo Valentini), ItaliaOggi.

L’anno prossimo i seggi si apriranno anche a Genova, Palermo, L’Aquila, Catanzaro, Parma, Piacenza, Verona, La Spezia, Padova, Alessandria, Asti, Como, Lodi, Monza, Pistoia, Rieti e Oristano. A queste città si potrebbe aggiungere la Regione Sicilia, la cui scadenza sarebbe però qualche mese più avanti. Dipenderà quindi da una decisione politica se unificare il voto, a giugno o settembre, oppure se prevedere due “finestre”, la prima subito dopo l’elezione del presidente della Repubblica (che avverrà in febbraio), la seconda a fine anno per la Sicilia. Carlo Valentini. ItaliaOggi.


Donald Trump ha lanciato il suo nuovo social media, disponibile già da novembre per alcuni «invitati». Si chiama Truth, verità, e ha come obiettivo quello di «combattere la tirannia di Facebook e Twitter», che lo hanno cacciato dalle loro piattaforme dopo l’attacco al Congresso del 6 gennaio. «Viviamo in un mondo dove i talebani hanno un’enorme presenza su Twitter, mentre il vostro presidente preferito viene silenziato. Questo è inaccettabile!». New York Times.

Il blitz aereo era nato da un errore: quei Douglas A-1 Skyrider della Không quân Viêt Nam, l’aviazione militare del Vietnam del Sud, avevano ricevuto coordinate sbagliate. Convinti di colpire una posizione tenuta dai Vietcong, i piloti si buttano in picchiata facendo urlare il motore di quei vecchi residuati bellici della guerra di Corea regalati dagli americani. Senza saperlo stanno sganciando bombe incendiarie sulla loro stessa gente, sul loro popolo. Lanciano ordigni al napalm, una benzina gelificata incendiaria che si “incolla” all’area dove viene lanciata e che, bruciando, produce un calore intensissimo, circa 3mila gradi. L’inferno in terra, insomma. Un po’ di quella bava d’inferno ghermisce la bambina rimasta in mezzo alla strada: i suoi vestiti cominciano a bruciare. Poi tocca alla pelle, alle carni della schiena e del braccio sinistro. Qualcuno le strappa di dosso quei brandelli roventi, in trance va dietro agli altri bimbi. Escono dal villaggio come fantasmi, le facce deformate in smorfie di terrore, correndo lungo la Route 1. La scena si svolge in un silenzio surreale, la voce di chi è sotto choc. Solo Kim Phúc urla disperata «Nóng quá! Nóng quá», brucia, brucia! Maurizio Pilotti, Libertà.


Quando i mongoli di Gengis Khan si riversarono fuori dall’Asia a partire dal 1206, conquistarono in pochissimo tempo un territorio talmente vasto da contare un quarto dell’intera popolazione terrestre. In soli 73 anni il nuovo impero si allargò dalle coste asiatiche del Pacifico fino al Danubio, sciogliendosi poi in Occidente con quasi altrettanta fretta a partire dalla morte di Gengis nel 1227, ad eccezione della Russia, dove il dominio mongolo durò dal 1221 al 1481. La tradizione storiografica russa minimizza, arrivando a definire l’occupazione mongola come episodica, la temporanea presenza di primitivi razziatori e banditi che arrivarono, seminarono distruzione e che poi furono ricacciati. Quel “poi” però durò 260 anni, segnando profondamente l’amministrazione e le forme di governo del Paese. James Hansen. ItaliaOggi.

Chi nega che la fortuna sia cieca, non conosce gli imbecilli che favorisce. Roberto Gervaso, scrittore.