Corriere della Sera, 27 ottobre 2021
Il fratello di Federica Brignone si difende
Fratello e, da quattro anni, allenatore di sua sorella Federica. Un personaggio non ben visto dall’ambiente dello sci azzurro, detto come va detto. Ma Davide Brignone è sereno: «Lavoro per il bene di Fede, sperando che sia anche lo scopo della squadra». In un’intervista del 2020 a «Sciare Magazine» disse che lui e lei sono «anime gemelle». Federica è la campionessa, Davide, minore di tre anni, ha avuto la carriera rovinata dagli infortuni. Nel ruolo di tecnico s’è ritrovato quasi per caso, cooptato da lei. Ora è Davide a raccontare Federica e la loro vita, un po’ a parte e un po’ no, nel Team Italia.
Qual è la situazione?
«Non molto diversa da quella avviata nel 2017: faccio il tecnico e il fratello che si occupa anche delle piccole cose. Sono compagno di stanza di Federica, dei suoi giorni liberi e sono la persona con cui lei passa la maggior parte del tempo».
Ma non è un tecnico della squadra…
«No, sono a libro paga di mia sorella: uno sforzo non da poco per lei, non sono assunto dalla Fisi. Ma collaboro con gli altri tecnici».
Però non è ben accetto: lo diceva tempo fa, lo scenario è peggiorato?
«Potrebbe essere. Non rinnego nulla. A Federica avevano detto che non sarei dovuto venire alle gare: la mia presenza e il mio ruolo sono sempre mal visti anche se poi, con gli allenatori, ho buone relazioni».
Non è un ostacolo?
«Certo, ma dipende da come si prendono le cose. Il mio obiettivo è che Federica stia bene».
Risposta diplomatica.
«Sono di indole non violenta. Non polemizzo, guardo semmai all’obiettivo di un lavoro che amo. Mi piacerebbe essere trattato in altro modo? Non è nel mio controllo e non posso lamentarmi. Vorrei solo che a tutti stesse a cuore il bene di mia sorella».
Siete o non siete un team privato?
I rapporti con Sofia
«Che Federica non sia la migliore amica di Goggia è evidente, però si può lavorare insieme»
«Non lo siamo. Federica, io e lo skiman Mauro Sbardellotto formiamo una piccola squadra che si aggrega ai vari gruppi federali. Abbiamo indipendenza nelle scelte, ed era quello che Fede chiedeva, ma se vogliamo andare in un posto per i fatti nostri, le spese sono a nostro carico».
Un team privato non sarebbe la soluzione migliore?
«La Fisi non crede in questa formula nonostante gli esempi di Tomba, Compagnoni e Kostner. Tra l’altro negli ultimi dieci anni chi ha vinto la Coppa del Mondo assoluta, a parte Federica, ha avuto un team privato: Hirscher, Shiffrin, Vonn, Gut, Maze e così via. E in quasi tutti questi gruppi c’era pure un familiare».
L’antipatia per Goggia: verità o leggenda?
«Non rispondo: faccio il mio lavoro e questo non rientra nelle mie mansioni. Che Federica non sia la migliore amica di Sofia è evidente. Ma non è un problema centrale: certe questioni sono risolvibili, non penso che non si possa lavorare assieme».
Altra annosa questione: mamma Ninna Quario, giornalista a bordo pista. Conflitto di interessi?
«Posso capire che dall’esterno qualcuno storca il naso. Ma noi non ci mischiamo con il suo lavoro e spero che lei sappia regolarsi. È bello avere la mamma vicino: essendo in giro tutto l’anno, non la vedremmo mai».
È vero che Federica è tosta, ma con fragilità?
«C’è chi la segue sul piano psicologico, io al massimo do consigli. La mente fa la differenza e Federica è solida di testa, anche se a volte tende a essere insicura: è un essere umano, come tutti».
Stenta di nuovo a esprimere il suo valore?
«Ogni gara è complicata. Sul piano tecnico, no, non è regredita e l’errore di Soelden non mi preoccupa».
Non sono assunto dalla Fisi, sono a libro paga di mia sorella: uno sforzo non da poco per lei
Con i tecnici federali collaboro senza polemizzare
La vede ancora da Coppa del Mondo assoluta?
«Perché no? Deve avere fiducia. Ma è chiaro che se Shiffrin si rimette a vincere qua e là, starle davanti è un’impresa. La missione è essere al top in gigante e in superG, pensando ai Giochi».