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 2021  ottobre 26 Martedì calendario

LA VERSIONE DI MUGHINI - "HO APPENA LETTO IL ROMANZO DI PIER FRANCESCO PINGITORE CHE ATTRAVERSA GLI ULTIMI 80 ANNI DI VITA ITALIANA VISTI E VISSUTI DA PARTE DI UNA DONNA. DALLE BOMBE CHE PIOVEVANO SULLE CITTÀ ITALIANE ALLO STRAZIO PROVOCATO DAI COMIZI ANTI-VACCINO DI QUALCHE SCIAGURATO CAPOPOPOLO QUALE ENRICO MONTESANO, ECCELLENTE PROTAGONISTA NEGLI SPETTACOLI ALLESTITI AL BAGAGLINO DA PINGITORE. UNO CHE VENIVA DALLA “DESTRA” E DI CUI ERO CURIOSISSIMO COME SEMPRE LO SONO STATO PER QUELLI CHE…" - CASTELLACCI E L’INNO DEI MILITI FASCISTI – VIDEO -

Caro Dago, non ricordo più da quando sono in rapporti amicali con Ninni Pingitore, che pure ha compiuto un percorso umano e professionale molto lontano dal mio e di cui ho appena letto il suo romanzo dal titolo “Confessioni spudorate”. Dov’è l’attraversamento degli ultimi ottant’anni di vita italiana visti e vissuti da parte di una donna.

Che da teen ager era stata fidanzata a uno che da volontario va a morire a El Alamein, che a quaranta è madre di un figlio che sta per diventare un terrorista rosso, che da donna sposata tradisce il marito e ne viene tradita, e che l’ultimo segmento della sua vita - i giorni nostri - lo vede sconvolto dalla pandemia e da tutti i suoi annessi e connessi, a cominciare dal furore pro o contro Green Pass.

Esattamente come il Pingitore in carne e ossa lei ha visto i lampi e gli strazi della guerra per poi trovarsi in una guerra completamente diversa nell’ultimo scorcio del suo stare al mondo: “E se durante la guerra nasceva una certa solidarietà tra vicini di casa, che si ritrovano di notte nelle cantine adibite a rifugi antiaerei, nella pandemia il vicino è sempre e solo un possibile quanto involontario ‘untore’. Nessuna solidarietà sembra possibile. Per questo la gente spesso perde il senso della convivenza civile. E il Signor Vaccino è spesso al centro di contrasti e anche volenti”.

Dallo strazio, aggiungo io, delle bombe che piovevano sulle città italiane allo strazio provocato dai comizi anti-vaccino di qualche sciagurato capopopolo quale Enrico Montesano, per dire di uno che era stato eccellente protagonista negli spettacoli allestiti da Pingitore al Bagaglino, spettacoli di cui ricordo che funzionavano come orologi di precisione nell’essere destinati a quel determinato pubblico.

L’ho chiesto a Ninni come mai abbia scelto di raccontare la storia italiana dal punto di vista di una donna. Mi ha risposto che da uomo di spettacolo e da regista che di donne ne ha governate tante  - da Maria Grazia Buccella a Isabella Biagini a Laura Troschel  - lui crede di intendersene di sensibilità al femminile.

E a proposito di protagoniste donne mi sono ricordato di un suo spettacolo al Bagaglino dove lui mi aveva convocato a fare da interlocutore di Marina Ripa di Meana, nel senso che sul palco avrei dovuto tanto celebrarla quanto pungerla. Ora, e per quanto fosse una mia cara amica, con Marina non sapevi come andava a finire se ti mettevi a pungerla. Per fortuna andò tutto benissimo.

Quando io e Michela a fine spettacolo andammo a cena con Marina e suo marito Carlo, Carlo mi confessò che per tutto il tempo dello show era stato in ansia da quanto temeva eventuali reazioni oltremisura di Marina, che qui ricordo con smisurato affetto. Lei e Carlo, gli amici di una vita. Quanto al mio rapporto professionale col Ninni che di quella puntata era autore e regista, naturalmente fu un rapporto perfetto tra due gentiluomini.

Adesso che ci penso, è possibile che sia stata una donna, la formidabile autrice televisiva Carla Vistarini, a fare da intermediaria tra me e Ninni, uno che veniva dalla “destra” e di cui ero curiosissimo come sempre lo sono stato per quelli che venivano da lì non perché volevo verificare se avessero due o tre narici, ma perché ero sicuro che ne avessero due.

Avevo conosciuto quaranta e passa anni fa Gianna Preda, che mi aveva raccontato di quando nell’immediato dopoguerra era la sola giornalista donna in un giornale in cui di giornalisti ce n’erano centocinquanta. E per dire di un altro ex fascista che di narici ne aveva soltanto due e che a me piacque molto come persona, fu Ninni a portarmi in macchina non ricordo più in quale città umbra a partecipare a un dibattito presieduto da Mario Castellacci, quello che da giovane allievo ufficiale diciannovenne della Guardia Repubblicana aveva scritto “Le donne non ci vogliono più bene”, l’inno dei militi fascisti durante la guerra civile.

Spero che non mi fraintenderete se vi dico che a quella canzone io porto rispetto, che la reputo un segno autentico e drammatico della nostra storia di italiani, una canzone che veniva cantata da uomini che avevano due narici esattamente come i loro avversari che cantavano (e cantano) “Bella ciao”. L’ho detto.

GIAMPIERO MUGHINI