il Fatto Quotidiano, 25 ottobre 2021
Intervista doppia a Gianfranco Rotondi e Marino Niola
Lui è un democristiano di rito avellinese. Era già attempato da giovane, figurarsi oggi che ha raggiunto la sessantina. Pudico e timorato di Dio, non stima gli svergognati (di cui resta amico però).
L’altro è studioso dei fenomeni sociali. Qui indaga la spudoratezza.
Gianfranco Rotondi: “Sono in Parlamento da vent’anni e tutte le vergogne sono state esposte ed esibite. Non c’è un solo evento scabroso che non sia stato reso pubblico, quindi nulla che non si sappia, e nulla che faccia rumore”.
Marino Niola: “Gli scandali ormai divenuti serie televisive. Abolito lo scabroso (da scaber, latino, ruvido, che gratta, brucia, fa male) perché non esiste limite all’indecenza, riferita a uno spettro ampio di atteggiamenti, di atti, di parole, di condizioni”.
R. “C’era quella liason tra il leghista e la grillina. Ma mica è una cosa scabrosa? Siamo nel più convenzionale degli episodi amorosi e nel più rispettabile dei sentimenti. Eppure, per un secondo, mi son detto: fosse questo il fatto scabroso? Ridicolo, vero?”.
N. “In effetti nulla desta stupore e imbarazzo. La notizia che l’onorevole Marta Fascina risulti assente giustificata dai lavori della Camera in ragione, si presume, dello svolgimento di un suo ruolo istituzionale ad Arcore, nella magione di Silvio Berlusconi, intendendosi tale ruolo come assistenza sentimentale al leader di Forza Italia, non desta stupore, né imbarazzo, nemmeno più intrigo. Figurarsi se indigna”.
R. “Ai tempi della Dc, della Prima Repubblica, l’imbarazzo è registrato e indagato fin nei dettagli. Quanto scandalo fece lo schiaffo di Oscar Scalfaro alla signora che al ristorante aveva esibito un decolletè troppo generoso? Quell’episodio mise in serie difficoltà il partito di governo. Al netto del tempo in cui si colloca, è chiaro che quel potere si dava dei limiti, e si divise sull’ di quella intemerata di Scalfaro”.
N. “Abbiamo depenalizzato la vergogna, come la truffa, come la tangente, o il trasformismo, o semplicemente la bugia. Ogni atteggiamento, anche il più politicamente spudorato, non trova alcuna censura etica. Ma quando la macchina va in entropia poi annulla le differenze. Si azzerano non solo le ideologie, ma le semplici idee, non troviamo distinzione, e quindi riduciamo ogni passione. Perché allora l’astensione dal voto così imponente?”.
R. “Ha destato un qualche lieve imbarazzo il fatto che qualche giorno fa Sgarbi si sia tolto scarpe e calzini e abbia passeggiato a piedi scalzi per il Transatlantico. Mi sono venuti in mente Dossetti e La Pira, che in segno di penitenza, attraversavano scalzi il Transatlantico. Ma c’era una imponenza, un significato, un sacrificio, una rispettabilità per quella decisione”.
N. “Loro lo facevano per onorare Dio, per Sgarbi il problema è l’Io. L’enormità della differenza sta tutta qui”.
R. “Ricorda la morte di Wilma Montesi? Il cadavere di quella ragazza, ritrovato a Torvaianica, distrusse la carriera politica di Attilio Piccioni, il ministro degli Esteri, che ambiva a guidare la Dc. Erano gli anni cinquanta. Fu un grande noir, e il coinvolgimento di suo figlio lo mise definitivamente fuori gioco. A ben vedere anche la sceneggiatura dello scandalo era più imponente e rispettabile con la Prima Repubblica, e il dramma si infilava dentro il corpo della politica”.
N. “E pagheremo cara questa condizione di un casino senza misura, di un vociare senza passione. Grazie ai social si serializzano le combine (anche quelle più schifosette) di Palazzo, proprio come fanno le tv con le sit com, e così la drammaticità dello scandalo diviene immediatamente commedia, l’indegnità è burla, la cialtronaggine un costume pop. E così tutto vaporizza”.
R. Però io penso che in qualche modo il Palazzo civilizzi. I leghisti di vent’anni fa non sono quelli di adesso”.
N. “Il sistema si troverà nella necessità di autoriformarsi. Prendiamo Napoli: dopo il periodo casinista di De Magistris la città elegge a sindaco l’antinapoletano per eccellenza a cui l’ammuina non piace. È una grande prova di rigenerazione politica”.
R. “Per dirla tutta io ora mi troverei bene a fianco di Alessandro Di Battista. Quando entrò nel Palazzo faceva politica con la baionetta. Adesso è un altro uomo”.