La Stampa, 25 ottobre 2021
Gli infiltrati tra i No Green Pass
Ha sollevato stupore, in qualcuno, che alla manifestazione No Green Pass di Milano, lo striscione di prima linea fosse sorretto dal terrorista delle Brigate Rosse Paolo Maurizio Ferrari, 76 anni, 30 di detenzione, sodale del fondatore Renato Curcio, condannato per vari sequestri, che rivendicò l’omicidio del presidente Aldo Moro nel 1978. Di nuovo arrestato per scontri contro la Tav, Ferrari, detto da giovane «il Rosso» per la chioma fulva, è stavolta sceso in piazza, mobilitando i «Lavoratori contro Green Pass e obbligo vaccinale. Ora e sempre resistenza» I cronisti presenti, fatti bersaglio, come ai picchetti al porto di Trieste, del grido «Terroristi! Terroristi», annotano che con «il Rosso» sfilavano i neonazisti della comunità Do.Ra. «Comunità militante dei dodici raggi», sotto inchiesta della Procura di Busto Arsizio per ricostituzione del partito fascista.
Come si spiega l’alleanza tra reduci del terrorismo Br, movimenti radicali di sinistra, fascisti e nazisti, frange No Tav, riuniti dalla campagna No Vax, No Green Pass contro il governo Draghi? Basta scorrere, anche solo per un minuto in verità, i loro blog, per capire come la deriva post ideologica annulli le barriere del Novecento, quando i morti lasciati da Potere Operaio a Primavalle, Roma, nel 1973, contro una famiglia del vecchio Movimento sociale, l’assassinio di Sergio Ramelli, iscritto al Fronte della Gioventù del Msi, ucciso a Milano da militanti di Avanguardia Operaia nel 1975 e l’attacco delle Br alla sede Msi di Padova, nel 1974, con l’omicidio di Giuseppe Mazzola e Graziano Giralucci, dividevano nel sangue.
Se paragonate filologicamente le dichiarazioni di fascisti e sinistra estrema, non riuscite a trovare differenze, di forma o sostanza. Giudicate i tre manifesti che seguono: «Questo sistema di potere sta svuotando la stessa democrazia borghese... impadronendosi poi di concetti come “antifascismo”, svuotato anch’esso del suo valore primario di antiautoritarismo... La gestione pandemica ci insegna questo»; «Ci troviamo di fronte a un meschino tentativo di escludere dalla vita economica e sociale chi rivendica la propria libertà nella scelta vaccinale... Ci troveremo di fronte al completo rovesciamento di uno dei cardini della nostra Costituzione: dal rivendicare il diritto al lavoro, siamo passati a dover pagare per poter lavorare. Non possiamo rimanere fermi a guardare mentre questo governo... Smantella ciò che rimane dello Stato sociale... Reagire è un dovere»; «A proposito delle lotte contro il lasciapassare, benpensanti finto-marxisti hanno parlato di “egoismo”, “individualismo”... “proteste sterili di piccoli borghesi”... “fascismo”... Ma se si fosse trattato di egoismi di categoria i portuali triestini – che sono l’anima della piazza, non sono borghes... – avrebbero accettato la mediazione governativa... Invece si sono adirati di fronte a una proposta che avrebbe prodotto l’ennesima discriminazione tra lavoratori...».
Due vengono da siti della sinistra intellettuale, uno dai fascisti, ma invano provereste a riconoscerli, perché li anima la stessa persuasione, che l’antifascismo sia ormai orpello di maniera, e «il popolo» sia in marcia, contro vaccini e pubblica sanità.
Che i lavoratori e gli operai, i veri eroi che han tenuto in vita la nazione nei mesi oscuri della pandemia, si siano vaccinati in massa non conta per i demagoghi, colti e incolti, per i reduci delle Br e Casa Pound. Conta attizzare contro sindacati, medici, giornalisti e, infine, contro la stessa democrazia. Grandi sono nel nostro Paese i mali dovuti ad anni di disuguaglianze, mancanza di sviluppo, debito pubblico, corruzione. Ma la sopraffazione non è via d’uscita: solo se, come tanti han fatto dopo l’assalto No Vax alla Cgil, sapranno mobilitarsi insieme, la crisi verrà superata. Non meravigliatevi dunque che «il Rosso» Br Ferrari marci oggi con i neonazisti, li rivedrete presto insieme su quella livida barricata: e di nuovo, come nel secolo scorso, la democrazia italiana saprà sconfiggerli, unita.