la Repubblica, 25 ottobre 2021
Effetto Squid Game sui bambini
Spopola tra i ragazzini ma mette in allarme i genitori. Tiene incollati davanti allo schermo frotte di telespettatori, ma agita presidi e insegnanti. È il fenomeno “Squid Game”, la serie tv coreana che è diventata virale e che trova sempre più emuli tra i giovanissimi.
Il che non è un bene. Il fil rouge che unisce queste 9 puntate su Netflix sono i debiti dei protagonisti. Disposti, insieme ad altri 450 diseredati e poveri in canna, a cimentarsi in giochi dall’apparenza bonaria, pur di appianare la voragine nel loro conto in banca.
Si vince e si perde. E quando si perde non c’è una penitenza, ma si viene uccisi davanti a tutti. Una vera e propria esecuzione per non essere stati all’altezza della prestazione. Così ecco l’investitore sommerso dalle cambiali o lo scommettitore d’azzardo rovinato dai debiti, pronti a sfidarsi a “Un – due – tre – stella” con l’angoscia che probabilmente non ne usciranno vivi.
La serie è vietata ai minori di 14 anni. Ma a quanto pare non basta a tenere i più piccoli lontani dallo schermo, se Silvia Svanera, preside di una scuola di Rignano sull’Arno, vicino a Firenze, si è trovata costretta, qualche giorno fa, a lanciare l’allarme. «I bambini più piccoli giocano a “Squid Game” e diventano violenti», ha scritto in una circolare. Raccontando come, per imitare gli attori della serie, alcuni ragazzini picchino i compagni o mimino il gesto di uccidere qualcuno facendo finta di avere una pistola.
La serie tv coreana (un Paese che oramai fa tendenza in molti campi, dalla moda alla musica al cinema) ha preso talmente piede che la fondazione “Carolina Onlus” – nata in memoria di Carolina Picchio, l’adolescente che si tolse la vita qualche anno fa perché vittima di cyberbullismo – ha lanciato una petizione su Change.org. Titolo: “Fermiamo lo Squid Game”. «Nel giro di 36 ore hanno già firmato quasi 7.000 persone – spiega Ivano Zoppi, segretario generale dell’associazione. «Nelle ultime settimane abbiamo ricevuto segnalazioni allarmatie persino da genitori di alunni delle scuole materne e delle elementari. Sono anni che cerchiamo di spiegare che bambini e preadolescenti non possono vivere autonomamente il web. Il problema non è tecnologico, ma educativo».
Tre di queste denunce arrivano dal Piemonte. Una da una scuola media di Torino, dove un ragazzo è stato colpito da un ceffone perché “reo” di non aver superato una prova orchestrata da alcuni compagni. Un altro ragazzino, per punizione, ha visto invece volare il suo zaino dalla finestra. E episodi analoghi si sono ripetuti a Milano e a Firenze. Tanto che alcuni dirigenti scolastici stanno organizzando chat per allertare i genitori. A Roma, alla scuola elementare dell’istituto Santa Dorotea, qualche giorno fa i bambini hanno cominciato a spintonarsi, a prendersi a schiaffi, a imitare il gioco “del calamaro”, che compare nella prima puntata della serie. Daniele Novara, pedagogista e scrittore, spiega: «Sicuramente la Dad durante il Covid non ha aiutato i nostri ragazzi. E neanche i genitori, che si sono dovuti arrendere all’idea di avere figli sch ermo dipendenti. Padri e madri però si devono ricordare di non vedere un film non adatto per età e contenuti come “Squid Game” in compagnia di minori. Altrimenti passa il messaggio che va tutto bene».