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 2021  ottobre 24 Domenica calendario

SCAZZO FRATRICIDA - NELLA GUERRA PER L’EREDITÀ DEGLI AGNELLI ENTRANO IN CAMPO QUATTRO FRATELLI DE PAHLEN CONTRO I TRE ELKANN, TUTTI FIGLI DI MARGHERITA AGNELLI: PETER, ANNA, TATIANA E SOFIA AL FIANCO DELLA MAMMA E IN CONFLITTO CON JOHN, LAPO E GINEVRA - I LEGALI DI JOHN REAGISCONO CHIEDENDO CHE “LA MADRE RISARCISCA IL DANNO” - MARGHERITA INTENDE DICHIARARE INVALIDI GLI ACCORDI SULLA SUCCESSIONE, MA...

Nello scontro sull'eredità Agnelli entrano in campo quattro fratelli de Pahlen contro i tre fratelli Elkann, tutti figli di Margherita Agnelli. Peter, Anna, Tatiana e Sofia al fianco della madre contro John, Lapo e Ginevra.

È la svolta che emerge dalle carte di un'inedita causa civile avviata nel 2020 a Torino, dove per la prima volta i fratelli Elkann reagiscono chiedendo la condanna della madre «al risarcimento del danno patrimoniale, reputazionale e non patrimoniale» da loro «patito».

Al centro c'è sempre la successione miliardaria di Gianni Agnelli (morto nel 2003) e adesso anche della vedova Marella Caracciolo (2019), che in tre testamenti, visionati dal Corriere, indica come unici eredi i soli Elkann.

Finora era venuta alla luce solo l'esistenza di una causa in Svizzera. Ora si scopre che anche a Torino Margherita, 65 anni, intende dichiarare invalide la successione della madre, «l'accordo» sull'eredità dell'Avvocato e il «patto successorio» con la madre, del 2004. Insomma tutta l'eredità Agnelli.

La difesa degli Elkann è su tutta la linea: «I due macigni di cui vorrebbe disfarsi sono, piuttosto, due fondamentali accordi negoziati e liberamente sottoscritti proprio da colei che ora come nel 2007 vuole cancellarli dal mondo del diritto» e grazie ai quali ha ottenuto 1,2 miliardi.

Nell'atto di citazione dell'avvocato Dario Trevisan, Margherita delinea lo scenario di un complotto. La madre sarebbe «stata indotta a rilasciare i testamenti, nonostante non ne potesse comprendere la portata» e per motivi di salute fosse «minata nella sua effettiva capacità naturale a testare».

Inoltre i tre testamenti svizzeri del 2011, 2012 e 2014 sarebbero invalidi per vizi di forma: notaio e testimoni non parlerebbero l'italiano e Marella non parlava il tedesco, è sbagliata la data di nascita, le firme sono tremule, l'ultima «irriconoscibile».

Marella ha lasciato ai soli Elkann le ville di Sankt Moritz. Nel testamento del 22 agosto 2014 di fatto disereda l'unica figlia: «Mi sono giunte indicazioni che Margherita avrebbe l'intenzione di contestare la validità di questo patto (la rinuncia del 2004 alla futura eredità della madre, ndr): nel caso che dovesse contestarlo e nel caso che questa contestazione abbia successo, io dispongo che non riceva alcun bene aggiuntivo dalla mia successione. Dato che ha già ricevuto la sua porzione legittima come compenso per il Patto Successorio, non avrà diritto a nessuna parte aggiuntiva della mia successione».

Se Margherita ottenesse ragione, di che cifre si tratterebbe? Donna Marella aveva donato al nipote primogenito John (45 anni), e in parte anche a Lapo e Ginevra, quote rilevanti della cassaforte di famiglia Dicembre per governare l'impero Exor-Fiat.

Per legge le donazioni rientrano nell'asse ereditario e vanno valutate al momento della morte. Nel 2004, con Fiat in stato comatoso, le quote valevano relativamente poco. A febbraio 2019 la stima è invece di 3 miliardi. Sommando le ville e i 900 milioni offshore alle British Virgin Islands si arriverebbe a oltre 4 miliardi.

Alla figlia spetterebbero quindi non meno di 2 miliardi, sempre secondo i suoi legali. Ma se pure fossero validi gli accordi del 2004, l'esclusione dall'eredità materna farebbe diventare eredi al suo posto tutti i suoi otto figli. È per questo che quattro dei cinque de Pahlen rivendicano diritti su 1,1 miliardi. La quinta, Maria, non ha voluto schierarsi.

Perché Margherita ha avviato la causa in Italia, avendone già una pendente a Ginevra? Perché Marella avrebbe avuto la residenza abituale in Italia, dove è morta, e quindi la successione andrebbe regolata dal diritto italiano e non svizzero. Per provarlo Margherita ha ricostruito gli ultimi 15 anni della madre, interrogando le tante persone di servizio anche ingaggiando investigatori privati.

Nessuna mediazione appare possibile per la difesa Elkann, che chiede a Torino di dichiarare la carenza di giurisdizione o in subordine di attendere la decisione elvetica: se il «competente giudice svizzero accerterà come siamo certi [] e come Margherita fortemente ha ragione di temere (donde la presente, abusiva, iniziativa giudiziaria italiana) la piena validità del Patto» per cui «Margherita non è erede di Marella» lei e i figli de Pahlen «non hanno alcun titolo» sulla successione.

Anche l'esistenza del patrimonio estero di Agnelli non solo era «il segreto di Pulcinella» ma era stato «il presupposto fondamentale» degli accordi del 2004. Margherita, per i legali Elkann, preferì incassare subito, sfilandosi dall'aumento di capitale che la Fiat stava per chiamare.

Parole ancora più dure sulla scelta - a loro dire - di ricorrere alla «leva della pressione mediatica»: «Perseguendo il vano obiettivo di screditare nell'ordine madre, consulenti del padre e ora persino i propri figli primogeniti, Margherita in realtà scredita - tristemente - solo se stessa».