Come si festeggia una medaglia d’oro storica?
«A birra analcolica e sushi, d’altronde qui in Giappone, a Kitakyushu, siamo in bolla. La mia festa arriverà».
Quando ha capito di essere il nuovo campione del mondo?
«Non prima dell’ultimo atleta in pedana, anzi, non ho realizzato nemmeno adesso, ci vorrà tempo».
Oro al corpo libero, assente alle Olimpiadi: com’è stato possibile?
«Perché noi della squadra maschile non ci siamo qualificati, e per una serie di cavilli nell’assegnare i posti individuali, ho saputo solo una settimana prima di partire che non c’era un posto per me».
Uno shock.
«Ho pensato di smettere, l’ho vissuta malissimo, mi sono rifugiato nella mia Sardegna per disintossicarmi dalla ginnastica».
Ha funzionato.
«Io parto da lì, sono di Quartu Sant’Elena. La ginnastica è un’intuizione di mia madre, e del mio primo allenatore Gian Paolo Murtas».
A tredici anni era già a Milano, al centro tecnico della federazione e di fronte alle telecamere.
«Stavano girando il docu-reality "Ginnaste-Vite Parallele", ne rimasi travolto. Non potevo uscire di casa, mi fermavano per strada per farsi una foto con me, anche se non avevo vinto niente. Ho conosciuto personaggi famosi a Mtv».
Da perdere la testa.
«Ma io sono rimasto il solito, non mi sono fatto sfiorare dalla celebrità».
Sui social ha scritto: "la ginnastica è come la vita: tutto può accadere, l’importante è reagire subito".
«Più di una volta ho pensato di smettere. Non si può immaginare cosa significa un doppio intervento alla spalla per un ginnasta. Ma ho retto il colpo».
Perché un ginnasta come lei, bronzo agli Europei lo scorso aprile, non è inserito in un corpo militare?
«C’è questo stereotipo in Italia, se hai tatuaggi non puoi entrare nei corpi militari. Se fa schifo avere un campione del mondo, mi dispiace per loro, mi metterò l’anima in pace».
Come gli è stato comunicato questo divieto?
«Ho parlato con dirigenti di varie realtà, certi miei tatuaggi non vanno bene con l’etica dei gruppi sportivi».
Quanti ne ha addosso?
«Il primo è stato un quadrifoglio. Poi ci sono due teschi, sul petto una Hannya, un demone giapponese, sono affascinato dalla cultura orientale. La civetta sul braccio esprime la mia anima notturna, non faccio le 5 di mattina, ma mi piace la notte, mi aiuta a riflettere».
Senza stipendio come se la cava?
«Mi appoggio a un’agenzia che lavora su Instagram attraverso la mia immagine. Il centro di allenamento lo mette a disposizione la federazione».
Ha perso due Olimpiadi, ma ce n’è ancora una in fondo al triennio.
«Questo oro non è un punto di arrivo, ma di partenza. Voglio chiudere un ciclo a Parigi 2024. Ma non da solo: coi miei compagni. La nostra squadra deve tornare alle Olimpiadi».