Corriere della Sera, 24 ottobre 2021
Bianca Atzei parla del figlio perduto
«Quando scopri di essere incinta ti senti invincibile, ti trasformi. Vedi una luce immensa intorno a te, non esistono giornate buie o brutte. Diventi mamma nel momento in cui tieni in mano il test di gravidanza e scopri che è positivo: all’improvviso sei fortissima, non ti aspetti nulla di brutto».
Bianca Atzei, 34 anni, è limpida come il nome che si è scelta dieci anni fa, quando ha cominciato a scrivere canzoni e non si riconosceva in quel «Veronica» con cui l’hanno battezzata gli unici che continuano a chiamarla così, il padre Renato e la madre Gemma, sardissimi dell’Oristanese, dove lei ha trascorso ogni estate e ogni Natale da quando è nata, orgogliosa del sangue tenace che le scorre nelle vene. Parla con gentilezza, rallentando quando le parole fanno più male, nella sua casa milanese di Porta Nuova, protetta dalla mamma, da un’amica e da Mela, spitz di Pomerania di quattro anni che scodinzola vicino al tavolo. Non vuole filtri per definire il «lutto», l’aborto spontaneo appena avuto dopo la fecondazione assistita, un cammino intrapreso assieme al compagno Stefano Corti, inviato delle Iene.
Bianca, perché ha deciso di condividere sui social la sua esperienza?
«Perché sui social va sempre tutto bene, siamo belli, sorridenti, io per prima ritocco le mie foto giocando con i colori, prima di pubblicarle. Sento la responsabilità di essere un personaggio pubblico e cerco di essere lieve, per alleggerire chi mi segue. Ma dopo quello che era successo non potevo far finta di niente, sarei stata disonesta».
La vostra è stata una gravidanza cercata e desiderata.
«Sì, ma dopo un anno che non succedeva nulla abbiamo deciso di farci aiutare. Quando provi un desiderio così forte ti sembra di vedere donne in dolce attesa ovunque, e non sei tu: nelle pubblicità, per strada. Chi ti dice smetti di pensarci che poi arriva dice una sciocchezza: oggi non è automatico per una donna, anche della mia età, restare incinta».
Così ha scelto la strada della fecondazione assistita.
«E non è stato facile, devi essere super disponibile, le punture in pancia sono pesanti, te le fai da sola, non è facile trovarle, sono costosissime. Poi, quando scopri che sei rimasta incinta, all’inizio devi fare i controlli un giorno sì e uno no, smetti di fare tutto quello che può mettere a rischio la gravidanza. Ti accorgi subito dal seno che il tuo corpo sta cambiando, cominciano le nausee, ti senti diversa. Soprattutto, sei felice».
Come si è accorta che qualcosa non stava andando bene?
«Quasi al quarto mese, la notte prima di un’ecografia importante. Avevo un grandissimo mal di testa, e non ne ho mai sofferto, tant’è che ho detto a Stefano: “Domani facciamo un tampone perché forse è il Covid”. Il mattino dopo il medico mi ha gelata: “Non c’è più battito”».
Sui social ha scritto che non bisogna sentirsi in colpa.
«È vero. Perché dopo un aborto ti chiedi: ma cosa ho sbagliato? Cosa ho fatto che non dovevo? In che cosa non sono stata abbastanza attenta? Ti colpevolizzi. La ginecologa prova a tranquillizzarti: non dipende da te, può succedere. Ne ho parlato anche con la mia psicologa: tutte, dopo, si sentono in colpa».
Si aspettava l’ondata di affetto che è arrivata?
«No, ed è la cosa bella che mi resta. Ci siamo date forza a vicenda: io raccontando la mia storia, le altre donne scrivendomi le loro. Alcune hanno perso il figlio al nono mese, altre hanno abortito otto volte prima di portare a termine la gravidanza. Storie incredibili che mi hanno fatto sentire meno sola».
Oltre alle persone comuni, le sono stati vicini i colleghi?
«Sì, tantissimi. A partire da Gigi D’Alessio, che per me c’è sempre, Gianni Morandi, Alessandra Amoroso, Carlo Conti e sua moglie. Ma mi dispiace fare i nomi, perché sono stati davvero in moltissimi a manifestarmi affetto».
Proviamo a parlare di futuro. Cosa l’aspetta, adesso?
«Intanto il nuovo album, che per me è davvero importante. Dal lockdown ho cominciato a scrivere canzoni, più mature, ho cambiato etichetta discografica, ora è Apollo Records. Il disco uscirà nel 2022 e sarà pieno di collaborazioni. Anche quello è un modo per guardare avanti».
Quale duetto musicale le manca?
«Eh, quello della vita... Con Mina. Avevo scritto una canzone per lei dieci anni fa, mi ha risposto, ma non l’ha presa. Riproverò».
Con il suo compagno ha aperto un ristorante.
«Sì, il Cera, in zona Porta Venezia, assieme a Massimo Sanità e ad Angelo Roccavilla. Lo abbiamo inaugurato a giugno e ormai vado lì quasi tutte le sere. L’altro ieri una fan mi ha scritto che aveva prenotato e le ho fatto trovare un dolce con dedica. Ci tenevo a farle una sorpresa».