Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  ottobre 24 Domenica calendario

Quali vantaggi dal futuro svizzero dell’Europa

Nel 1939, alla vigilia della Seconda guerra mondiale, vi erano Stati europei che godevano di grande autorità anche al di fuori delle loro frontiere. La Gran Bretagna, il Belgio, la Francia, l’Italia, la Spagna, il Portogallo e l’Olanda avevano possedimenti coloniali che si estendevano dall’Africa all’Asia. La Germania aveva perduto le sue colonie africane al tavolo di Versailles, nel 1919, ma esercitava una indiscutibile influenza sulla Mitteleuropa, era stata un modello economico sin dalla prima rivoluzione industriale ed era un modello educativo per la grande efficacia del suo mondo accademico e della sua cultura scientifica. Commise l’errore di cedere per qualche anno al fascino malefico di Hitler, ma ha cercato di riscattarsi elevando nel centro della sua capitale, accanto al Parlamento, un monumento alla memoria delle sue vittime. La Russia aveva subito una pesante sconfitta nel 1918, ma era tornata in sella, pochi anni dopo, come casa madre di una ideologia che avrebbe affascinato, per almeno due generazioni una grande parte del pianeta. Il Giappone aspirava alla conquista dell’Asia e vi sarebbe riuscito, forse, se gli altri Stati del Pacifico non avessero stroncato le sue ambizioni. Persino un piccolo Paese, come la Svizzera, poteva vantarsi di essere diventato depositario e custode della ricchezza mondiale. Era finita nelle sue casseforti una buona parte del denaro che gli industriali e i mercanti di altri Paesi avevano accumulato nel corso della loro vita. Più di mezzo secolo dopo, vi sono alcuni Stati sopravvissuti che godono di buona salute, ma l’arma nucleare (quella che caratterizza le grandi potenze) appartiene, escludendo i misteriosi Israele, India, Pakistan, soltanto a cinque: Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia e Stati Uniti, di cui soltanto due, Francia e Gran Bretagna, possono considerarsi europei (la Russia è euroasiatica).
Ma vi è un fattore, da alcuni anni, che potrebbe rendere il quadro alquanto diverso da quello del passato. Ventisette Paesi (Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria) hanno creato una Unione Europea. Qualche Stato lascerà i compagni di viaggio lungo la strada, ma questa Unione, quando sarà diventata uno Stato federale, dovrà avere una concezione del mondo e di se stessa. Dovrà avere, in altre parole, una politica estera. La mia speranza è che diventi una grande Svizzera. Come la Repubblica Elvetica, avrebbe un esercito per difendere le proprie frontiere, e tanti cantoni quanti sono gli Stati europei del passato. Grazie alla sua bellezza, alla ricchezza della sua storia, della sua cultura, e grazie alla saggezza della sua neutralità, sarebbe per i suoi cittadini la migliore Patria del mondo.