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 2021  ottobre 23 Sabato calendario

Intervista a Paolo Bonolis

«Sono una persona totalmente innocua».
Ma millantatore di ricchezze...
«Ognuno millanta quello che può, la politica millanta idee, io mi arrangio con quello che è nelle mie possibilità».
Paolo Bonolis ha fatto dell’ironia il suo codice di approccio e interpretazione tanto della vita quanto della televisione. Sonia Bruganelli, sua moglie, pochi giorni fa ha raccontato in diretta su Canale 5 che quando si sono conosciuti «lui ha millantato ricchezze pazzesche, parlava di case e ville. Per la prima vacanza insieme ha detto che mi avrebbe portato a Formentera su una sua barca pazzesca, e ci siamo stati, peccato che invece non fosse sua». Bonolis ha risposto, sempre in diretta tv (ma su Rai3): «Per ogni pesce c’è l’esca giusta. Evidentemente poi la signora ha abboccato. Ha funzionato...».
Dunque Bonolis, ha applicato alla vita quello che succede in tv: tutto una finzione?
«Sono andato a prenderla con la prima barca che c’era, le ho fatto una sorpresa, ovvio che non fosse mia... Ma a scanso di equivoci io e Sonia ci prendiamo costantemente per i fondelli, ce ne diciamo di cotte e di crude, ci divertiamo tantissimo anche dentro casa. Noi prendiamo in giro i ragazzi, loro prendono in giro noi. Diciamo che dovendo vivere la vita tendiamo a essere leggeri».
Aveva ingigantito la faccenda?
«Tutti cerchiamo di abbellire una realtà tendenzialmente spoglia. Perché essendo l’esistenza priva di uno scopo le strade sono due: o millantiamo ragioni e la abbelliamo come si fa con l’albero di Natale; oppure la vita viene nutrita dalla fantasia. E grazie all’immaginazione diventa più interessante. Un’operazione che non ho inventato io, ma è nella storia dell’Uomo. Lo stesso maquillage – la mitizzazione delle circostanze – è stato fatto anche con le religioni».
Sua moglie è opinionista al «Grande Fratello Vip», ma lei non sembra tipo da reality: è costretto a guardarla?
«No, per carità non sono costretto. Ne guardo un pezzetto, magari non proprio tutto, perché mi dedico anche ad altro: leggo, guardo un film con mia figlia o una partita con mio figlio. La nostra è una famiglia, non è ancora Guantanamo».
Dia lei un’opinione su sua moglie opinionista.
«Tra le tante cose che mi sono sempre piaciute di Sonia c’è che ha sempre avuto una lettura del circostante e delle persone che le sono accanto abbastanza priva di sovrastrutture, vede ciò che vede senza preconcetti, e lo sa esprimere molto bene senza camminare sulle uova. E questo fa di lei un personaggio adatto al ruolo. Come opinionista penso che sia decisamente brava».
È anche senza filtri, dritto per dritto.
«La diplomazia può essere importante quando ci sono di mezzo cose delicate di cui trattare, ma lì stamo a ffa’ altro... è una trasmissione giocosa, se uno deve fare il diplomatico pure lì, sulle questioni serie cosa fa?».
Anche la foto con Giancarlo Magalli «contro» Adriana Volpe (l’altra opinionista del Gf) dunque era una provocazione giocosa?
«Credo di sì. È stato un gioco che ha fatto scattare piccole e divertenti provocazioni affinché accadesse qualcosa. Penso che sia una dinamica insita nella logica di certe produzioni, altrimenti il reality si riduce a vedere a chi tocca preparare la frittata e a chi tocca sparecchiare la tavola».
Potreste fare un programma insieme?
«Ma io non ho gli opinionisti nei miei programmi... In realtà Sonia già lavora con me, dietro le telecamere, con la sua società di produzione e casting si occupa di Ciao Darwin, Avanti un altro!, Il senso della vita... Questa del Grande Fratello Vip è un’occasione che ha voluto percorrere perché la trasmissione le è sempre piaciuta e all’università aveva fatto una tesi sul reality».
Il provino in Rai
Dissi: «Non so fare niente». Risposero che ero perfetto per la tv e mi offrirono 12 milioni di lire per un anno, se non avessi accettato papà mi avrebbe preso a calci
State insieme da 24 anni, per cosa discutete?
«Per le mille cose di cui si ragiona in una famiglia: gestione dei figli, organizzazione della casa, cose da fare e da non fare. Non è così clamorosa la vita di due persone – seppur famose – che vivono insieme da 24 anni. Ci capita quello che capita a tutti».
Il rimprovero che le fa più spesso?
«Mi rimprovera quasi tutto...».
Le foto estive di sue moglie fanno sempre discutere. Perché una volta per tutte non le toglie lo smartphone quando prendete il jet privato?
«Eh lo so... È un compiacimento suo. Questa logica dei social, di raccontare le proprie imprese da parte di chiunque – più o meno normali circostanze dell’esistenza che vengono trasformate in mirabili imprese – è un vizio collettivo e culturale dal quale sfuggo molto volentieri e consapevolmente. Sonia però a differenza di molti lo fa sempre con ironia e intento provocatorio. Agli hater non bada, si diverte a giocare con queste piccole sfide».
Gli hater abboccano all’amo come Sonia ha fatto con la barca...
«Tutti noi siamo ghiotti di esche».
A novembre Paolo Bonolis festeggia 40 anni di tv. Una carriera spesa tra Rai e Mediaset, due volte conduttore e direttore artistico di Sanremo, decine di programmi, cinque figli, tanti successi e un vocabolario che è la cifra del suo modo di intendere l’intrattenimento. Un flusso di parole che non si perde mai nonostante incisi e subordinate, un lessico che viaggia tra termini desueti ed espressioni poco frequentate. Una strada imboccata quasi per caso. Studiava Istituzioni di diritto romano, l’idea era quella di fare la carriera diplomatica («fortunatamente per questo Paese ho intrapreso un’altra strada»). Nel 1981, solo perché aveva il motorino, accompagnò un suo amico a un provino in Rai e gli chiesero come mai non lo facesse anche lui («dissi che non sapevo fare niente e mi risposero che ero perfetto per la tv»). Gli proposero di prendere parte a una trasmissione per ragazzi: 12 milioni di lire per un anno («a casa non si navigava nell’oro, non ho esitato, anche perché mio padre mi disse che se non accettavo mi prendeva a calci, due a due, finché non diventavano dispari»).
Da allora la tv è peggiorata?
«Non è questione di capire se la televisione sia migliorata o peggiorata. La tv in realtà è diventata qualcosa di diverso rispetto ai primi decenni in cui si è accesa. Prima si trattava di una tv pionieristica, mentre adesso è diventata coloniale, nel senso che se una volta si conquistavano territori nuovi – di linguaggio e di argomento —, oggi si tende a coltivare il terreno già scoperto e non si fanno passi avanti per vedere se oltre questi confini ci sono territori nuovi da esplorare. L’altro aspetto non secondario è che in tv non c’è un grande ricambio di volti. Le nuove generazioni si muovono su nuove piattaforme e i conduttori più “giovani” in tv hanno la mia età. Diciamo che lentamente ci stiamo trasformando in una giovane Rsa».
Il contatto con la gente è il metro del vostro successo. Voi personaggi pubblici siete oggetti di consumo, soggetti alle mode, legati al piacere volatile e liquido degli altri: come si convive con il pubblico giudizio?
«Il pubblico giudizio è l’algoritmo del mercato. Alla fine della fiera siamo tutti prodotti in vendita, nella vita intima come nella vita pubblica. Siamo tutti su uno scaffale, ognuno vende il proprio operato, il proprio carattere, la propria natura: ognuno vende se stesso in attesa di acquirenti, siano essi sentimentali oppure professionali. In sostanza il pubblico è una delle variabili che determinano il tuo successo sullo scaffale».
Per fare tv bisogna essere cinici?
«Dipende da cosa si intende per cinismo. Il cinismo è come il colesterolo, c’è quello buono e quello cattivo. Il cinismo buono ti porta alla leggerezza nei confronti della vita, ti fa affrontare le cose con ironia e leggerezza; quello cattivo ti porta all’indifferenza. Il secondo modo è sgradevole, sbagliato e non paga».
Ad «Avanti un altro!» (le nuove puntate saranno in onda a gennaio) a lei piace fare battute scorrette. Ma questi sono tempi di grande suscettibilità, c’è sempre qualcuno pronto a offendersi per qualcosa. Lei si sente comunque libero di scherzare su tutto?
«Completamente. Non ho nessuna reverenza per il politicamente corretto. Viviamo un’epoca in cui c’è un eccesso di attenzioni ingiustificate che rendono la vita troppo pesante e tolgono il sorriso dalle possibilità del quotidiano».
L’astensionismo
Non vado a votare perché i politici promettono qualunque cosa ma non c’è nessuna legge che li obbliga a mantenere la parola. Vedo persone che propagandano se stesse
Lei rientra nel gran numero degli astensionisti al voto. Perché?
«Trovo assurdo il fatto che la politica possa promettere qualunque cosa ma non ci sia nessuna legge che ti obbliga a realizzare cio che hai promesso. Io per formazione non sono preceduto da un’idea politica che mi guida, che la imbocchino da destra o da sinistra non mi interessa la strada, mi interessa la meta. Intorno però vedo solo persone che propagandano se stesse. Troppo facile dire voglio fare una Roma migliore: a parte che non ci vuole molto, ci mancherebbe dicessero che vogliono fare terra bruciata...».