Corriere della Sera, 23 ottobre 2021
Teeici euro al mese per un bilocale a piazza Navona
Il Comune di Roma ha un tesoretto di un miliardo di euro che gli deriva dai canoni di locazione che dovrebbe riscuotere per gli immobili di sua proprietà concessi in affitto. Per la precisione, è il monte dei crediti che vanta nei confronti di persone che non pagano o non hanno mai pagato nulla pur occupando legittimamente un alloggio comunale. Peccato, però, che ben 481 milioni di questi soldi siano considerati non più esigibili. È passato talmente tanto tempo che ormai l’amministrazione ha perso le speranze e nemmeno prova più a riscuoterli. Li giudica irrecuperabili poiché i primi atti interruttivi della prescrizione sono stati inviati solo a febbraio 2011. Si tratta di inquilini che hanno maturato un debito monstre, in un caso addirittura di 237 mila euro. Non sempre sono persone indigenti, anzi. Nel caso citato l’inquilino dichiara un reddito annuo di 98 mila euro. E non è l’unico.
A pochi passi dalla Basilica di San Giovanni in Laterano abita la signora Rosa, nome di fantasia, che pur guadagnando 68 mila euro l’anno da oltre trent’anni ha deciso di non pagare più l’affitto al Comune. Vive lì dal 1978, originariamente l’alloggio era stato assegnato a una zia a cui è subentrata. Non ricorda quando è stata l’ultima volta che ha pagato un bollettino di conto corrente tant’è che il suo debito sfiora i centomila euro. «Perché non pago? Qui tutti i lavori di ristrutturazione li ho dovuti fare di tasca mia. Vede? Ho cambiato i pavimenti, gli infissi, le porte, tutto di tasca mia. L’Ater non è mai venuta nemmeno quando è crollato il soffitto sulla testa di mia figlia piccola». Il mantra è sempre il solito, lo raccontano tutti gli inquilini morosi: «Poiché il Comune non fa manutenzione ci arroghiamo il diritto di non versargli un euro».
Nell’anagrafe degli inquilini si scoprono storie incredibili. Come quella del signor M.D.L., titolare di alberghi a Capri e in Val D’Aosta ma assegnatario di un alloggio popolare a Roma. Oppure quella di G.A., noto proprietario di una catena di supermercati che nonostante le sue ville sparse tra Palermo e Trapani ha avuto bisogno di una casa popolare nella capitale.
Poi ci sono quelli che pur abitando in zone assolutamente centrali come Piazza Navona, il Lungotevere, i Fori Imperiali, hanno la fortuna di un affitto concordato a pochi euro. In via del Gonfalone, a pochi metri da Castel Sant’Angelo, il signor Agostino paga 42 euro al mese per un bilocale. Era il badante della vecchia assegnataria e dopo la morte ha preso il suo posto. Si schermisce, sminuisce il valore immobiliare della zona: «Ma no, questa è una brutta zona, ormai interdetta ai più. Lo stesso appartamento era un fienile, se lo vede carino è perché l’ho sistemato io nel tempo». Per un monolocale a 50 metri da casa sua, sempre al piano terra, un’agenzia immobiliare chiede 900 euro al mese. E mentre parliamo è un via vai di turisti con il trolley.
I morosi
Un’inquilina guadagna
68 mila euro l’anno
ma non paga il canone: «L’Ater non fa i lavori»
«Non ho paura dello sfratto, ho 75 anni, qui abito da una vita e potrei anche avere patologie che impediscono di mandarmi via». Ci confida di essere in trattativa con il Comune per l’acquisto. «Io più di 50 mila euro non lo pago, farebbero bene a regalarceli questi appartamenti, è l’unico modo che il Comune ha per poter rientrare di qualche spesa». Infatti è la linea che le ultime amministrazioni cittadine hanno adottato vista l’impossibilità di far cassa. Come è successo con dei magazzini in via Carlo Cattaneo, di fronte alla stazione Termini di Roma. Fino all’anno scorso Roma Capitale incassava un affitto di 1,31 euro al mese. All’inizio di quest’anno li ha venduti. Non è possibile sapere a quanto poiché il Dipartimento Patrimonio e Politiche Abitative non ha mai risposto alle nostre richieste di informazioni.
Molto spesso i dati catastali riportati sul sito del Comune sono errati o incompleti, bisogna ricostruire con fatica dove sono gli appartamenti e chi li abita. Non è difficile credere che ben il 13% degli alloggi pubblici siano occupati abusivamente (percentuale che salirebbe al 22% nel centro storico). Dagli elenchi pubblici, ad esempio, risulta che al secondo piano di piazza Navona 69 ci sia un bilocale, invece si trova al 68 ed è al quinto piano. L’aspetto interessante è che chiunque lo abiti paga al Comune 13,73 euro al mese.
Ci aiuta a ricostruire la vicenda Francesco De Micheli, ex consigliere con Gianni Alemanno. Il suo nome risulta ancora sul citofono perché nel 2013 gli fu assegnato un altro appartamento (all’epoca Roma Capitale ne possedeva altri che poi ha venduto) come delegato del sindaco per le Politiche agricole. «Nel 2013, al termine del mio incarico, lasciai l’appartamento, non so perché ci sia ancora il mio nome fuori da quel portone. Ricordo che l’Amministrazione ne possedeva anche altri e già all’epoca si mormorava per i canoni molto bassi che erano stati concessi agli inquilini». Ironia della sorte, De Micheli è titolare di un’agenzia immobiliare. «Se è corretto l’importo indicato sulle tabelle comunali 13 euro al mese per un bilocale a piazza Navona sono ridicoli. Ristrutturato quell’immobile frutterebbe almeno 1.300 euro al mese».
Nelle maglie di una simile gestione non poteva non inserirsi la criminalità. Secondo gli inquirenti e le forze dell’ordine ci sono interi quartieri come San Basilio e Acilia dove i clan (per lo più Spada, Bevilacqua e Moccia) organizzano le «assegnazioni» degli alloggi popolari per gestire meglio il traffico e lo spaccio di droga. Il 17 settembre scorso per sgomberare cinque appartamenti occupati da affiliati al clan Moccia è stato necessario mettere in campo cento uomini tra carabinieri, poliziotti e Polizia municipale che all’alba hanno eseguito gli sfratti a Tor Bella Monaca. Nella cosiddetta «Torre della Legalità» altrettante famiglie avevano occupato abitazioni destinate a qualcuno di quei 13.500 in lista di attesa per un alloggio pubblico. Si ritiene che lo abbiano fatto con il placet di Giuseppe Moccia, pregiudicato che dal tredicesimo piano gestiva anche il traffico di droga. Nel suo appartamento, infatti, sono state trovate dosi di hashish, tutto l’occorrente per il confezionamento della droga e 30 mila euro in contanti, probabilmente frutto dello spaccio. Moccia era legittimo assegnatario della casa ma si era dichiarato indigente, da vent’anni non pagava l’affitto accumulando un debito di 70 mila euro che gli è valso lo sgombero.