Il Messaggero, 23 ottobre 2021
I numeri del falso in Italia
Alla vigilia della sesta edizione della settimana Anti-contraffazione, organizzata dal Mise (dal 25 al 31 ottobre) per sensibilizzare l’opinione pubblica e indirizzare i consumatori verso comportamenti di acquisto responsabili, Giuseppe Zafarana, comandante generale della Guardia di Finanza, racconta, attraverso i numeri, un fenomeno comunemente sottovalutato. Perché, nell’opinione comune, i singoli prodotti contraffatti difficilmente vengono associati a un fenomeno criminale. E invece i costi per il Paese sono enormi e hanno ricadute in termini di mancata occupazione, perdite economico-fiscali e danni per la salute e la sicurezza.
Il bilancio delle operazioni della Guardia di Finanza, eseguite tra gennaio 2020 e agosto 2021, dà le dimensioni reali di un fenomeno pervasivo, che non riguarda soltanto i marchi made in Italy, ma anche articoli elettronici, giocattoli e oggetti non sicuri. Sembra che il mercato sia invaso.
«I reparti operativi hanno eseguito quasi 12 mila interventi e sono stati sequestrati 470 milioni di prodotti industriali contraffatti, con falsa indicazione del made in Italy, non sicuri e un’enorme quantità di alimenti, che avevano marchi industriali falsificati o indicazioni non veritiere».
L’ultimo rapporto Iperico ha stimato un valore di 5,8 miliardi di euro per le merci intercettate e sottratte al circuito legale, ma il danno economico non può essere calcolato solo sul valore delle merci.
«Certo, l’Ocse ha valutato che per le aziende, nel 2018, il danno è stato di 24 miliardi. Sono circa 88mila posti di lavoro».
Quali sono i settori più colpiti?
«Le filiere produttive industriali e artigianali di comparti chiave: abbigliamento, agroalimentare, automazione e arredamento, che da anni riescono ad affermarsi».
Il settore agroalimentare sembra la nuova frontiera del falso.
«Nel periodo preso in esame, anche in collaborazione con l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari, con il quale, lo scorso anno, è stato stipulato un protocollo d’intesa, sono stati sequestrati, complessivamente, oltre 4,6 milioni di litri e 1.800 tonnellate di prodotti agroalimentari, oggetto di contraffazione e frode commerciale. Si tratta, in particolare, di vini e spumanti, prodotti alcolici, generi alimentari vari, mosti e uve parzialmente fermentate, olio e frutta secca. Di questi, 106 tonnellate e 2,5 milioni di litri di prodotti tolti dal mercato riportavano false attestazioni Dop e Igp, comparti in cui l’Italia detiene il primato di riconoscimenti a livello europeo».
Gran parte dei prodotti contraffatti proviene dalla Cina. Molti di questi beni superano facilmente le frontiere con strategie sempre più sofisticate.
«La Cina è al primo posto quale economia di provenienza dei beni che ledono i diritti di proprietà industriale italiani. Ma individuare la reale origine o provenienza dei prodotti contraffatti, comunque, è sempre più difficile. Le merci prendono le rotte più diverse, passano per molti Paesi attraverso itinerari secondari, prima di raggiungere mercati finali».
Negli anni sono state adottate nuove strategie per aggirare i controlli
«La complessità delle reti di distribuzione si riflette nell’ampio uso di operazioni in transito in snodi internazionali intermedi, anche in paesi dove i controlli sono meno rigorosi o con forte presenza di attività criminali organizzate. Per eludere i controlli, tra l’altro, sempre più spesso, i prodotti contraffatti vengono distribuiti anche attraverso piccole spedizioni postali e, inoltre, di frequente la circolazione dei prodotti avviene separatamente dagli imballaggi e dalle etichette, che vengono apposte in Italia, dopo lo sdoganamento».