il Fatto Quotidiano, 23 ottobre 2021
Mentana e altri 162 sospesi perché non si sono fatti la pec
Cos’hanno in comune Enrico Mentana, Pierluigi Pardo, Vincenzo Mollica, Andrea Purgatori e Francesco Merlo? Oltre a essere direttori, volti e voci popolarissimi del giornalismo italiano, dal 1° ottobre insieme ad altri 608 colleghi potrebbero incorrere nell’esercizio abusivo della professione. L’Ordine dei giornalisti del Lazio, infatti, li ha di fatto “sospesi”. Non c’è nessuna grave violazione deontologica alla base del provvedimento. Il motivo è piuttosto banale: i 613 giornalisti hanno “dimenticato” di attivare l’indirizzo Posta elettronica certificata o di comunicare all’Ordine di averlo fatto. C’è da dire che ormai da diversi anni (ormai dal 2014) dagli uffici di Piazza della Torretta si sgolano in tutte le maniere chiedendo agli iscritti di creare questo benedetto indirizzo Pec – servizio che l’Ordine offre a 1,50 euro l’anno –, strumento sempre più utile in tempi di Covid anche per quello che attiene la vita fuori dalle redazioni. D’altro canto, ironia della sorte, il provvedimento arriva proprio a cavallo del rinnovo dell’Ordine dei giornalisti del Lazio: si sono già svolte le votazioni online e questo weekend sarà aperto il seggio fisico. Fra i giornalisti colpiti dal provvedimento, spuntano altri nomi noti, come Agostino Saccà, Giuseppe Sangiorgi, Marcello Sorgi, Salvo Sottile, Luca Telese e Jacopo Volpi.
In linea assolutamente teorica, i giornalisti sospesi dovrebbero interrompere immediatamente le loro collaborazioni e i loro rapporti professionali e rischiano anche dei danni a livello contributivo, con l’Inpgi (l’ente previdenziale di categoria) che sarebbe obbligato a restituire ai rispettivi editori i suoi contributi previdenziali di pertinenza. A quanto si apprende, però, difficilmente questo accadrà, anche perché nelle prossime ore si proverà a trovare una mediazione, aspettando magari l’elezione del nuovo presidente. Da tempo, l’Ordine dei giornalisti minaccia provvedimenti nei confronti degli iscritti che non rispettino alcuni passaggi burocratici (e non solo). Fra questi, quello che sta più a cuore è ovviamente il pagamento dell’iscrizione annuale, la cui “dimenticanza” ha già fatto delle vittime eccellenti in passato. Poi c’è il nodo della formazione professionale, una “scocciatura” per tanti giornalisti che si riducono spesso all’ultimo nel tentativo di reperire i crediti necessari a superare il triennio: anche in questo caso si rischia la sospensione.