Il Messaggero, 22 ottobre 2021
Simonetta Cheli, la donna che sorveglia la terra
«Ha in mente l’eruzione del vulcano Cumbre Vieja di La Palma alle Canarie?», chiede Simonetta Cheli, senese, nominata ieri capo del centro Esrin di Frascati (Programmi di osservazione della Terra) dal consiglio dell’Agenzia spaziale europea, un incarico a cui puntava una batteria di poderosi candidati italiani ed europei. Di più: nel nuovo millennio mai l’Italia aveva raggiunto un grado così elevato all’Esa.
Sì, il vulcano, ovvero danni pesanti sull’isola e una nube di anidride solforosa che ha veleggiato per 3mila chilometri fino a minacciare l’Italia.
«Beh, ho appena illustrato al governo spagnolo – risponde da Parigi la veterana dell’Esa approdata dopo 30 anni a uno dei più importanti ruoli dell’Ente, mai affidato prima all’Italia e a una donna i piani di rilevazione dei movimenti del magma basati sui dati raccolti dal programma Copernicus con la rete di satelliti Sentinel 2 dell’Agenzia spaziale europea. È così possibile mettere al sicuro la popolazione e allestire piani di difesa del territorio, senza dimenticare la sorveglianza dei movimenti della nube di gas alimentata dall’eruzione. Sono rilevazioni che sfruttiamo anche nello studio degli effetti dei terremoti o delle subsidenze dei territori su cui insiste o insisterà, ad esempio, un ponte».
Dal 1° gennaio prossimo tornerà, questa volta da sindaco, nella cittadella Esrin dell’Esa a Frascati, 850 abitanti di 22 nazioni che sono in prima linea nella battaglia per la difesa della Terra.
«Abbiamo già 16 satelliti, e altri 39 sono in cantiere, che ci permettono di monitorare in ogni istante le condizioni del pianeta. Che sono preoccupanti: in evidenza nelle agende di tutti i governi ci sono i drammatici effetti dei cambiamenti climatici, ma per elaborare strategie servono dati e noi glieli forniamo».
E persino gratis: si trovano on line!
«È la nostra missione. Il valore dei dati sta nelle loro applicazioni, nelle loro interpretazioni effettuate sia dallo scienziato che studia lo scioglimento dei ghiacciai o la desertificazione sia dal giovane che vuole lanciare una start up magari per aiutare l’agricoltura a rendere di più senza impoverire l’ambiente».
Perché lo spazio?
«Perché a 6 anni sono stata ipnotizzata dallo sbarco dell’uomo sulla Luna: di quella notte davanti alla tv ricordo ogni emozione».
Poi però non ha seguito un percorso Stem (Scienze, Tecnologia, ingegneria e matematica).
«Macché, ho studiato Scienze Politiche-Relazioni internazionali all’Alfieri di Firenze con tesi su Diritto e telecomunicazioni satellitari, con specializzazioni negli Usa a Yale e un master in Studi diplomatici e strategici a Parigi (Ceds)».
Una diplomatica, sposata e con due figli, che in 5 lingue detta la linea agli scienziati amministrando quasi un miliardo e mezzo di euro, il capitolo più corposo (22%) dell’articolato bilancio annuale dell’Esa?
«Una diplomatica al servizio degli scienziati: del mio lavoro in Esa mi ha sempre affascinato la necessità di unire le forze, di stringere alleanze e accordi per il bene comune. Ho anche lavorato per l’Onu e per rafforzare i legami fra l’Esa e l’Unione Europea su cui si basa anche il programma Copernicus».
Scricchiola la santa alleanza fra grandi potenze allestita per la stazione spaziale internazionale: i protagonisti della nuova corsa allo spazio e della space economy si annunciano in ordine sparso, privati compresi.
«L’Europa, con l’Esa e l’Italia, ha e avrà un ruolo importante grazie ad eccellenze scientifiche e tecnologiche ben consolidate, decisive anche in questo nuovo settore della commercializzazione dello spazio».