il Fatto Quotidiano, 21 ottobre 2021
La deputata Marta Fascina pagata per accudire B.
“Eccola! Eccola!”. Quando sta per iniziare la riunione di Forza Italia per decidere chi sarà il nuovo capogruppo alla Camera, gli occhi sono tutti per lei: per la Marta, intesa come Marta Fascina, la fidanzata di Berlusconi. A Montecitorio non si vedeva da un pezzo ché l’ex Cavaliere manca da Roma da un bel po’ causa Covid e altri acciacchi che gli hanno consigliato un lungo soggiorno in Francia oltre che un ricovero via l’altro a Milano, giusto per marcare visita di fronte ai magistrati che lo hanno atteso inutilmente.
Ma lei, Marta, non ci sta a passare per lazzarona ancorché di assenze a Montecitorio – dove è stata eletta quando la love story con il presidente non era ancora di pubblico dominio – ne abbia collezionate un mucchio: da che non mancava un giorno a inizio legislatura, ha rarefatto le sue presenze per stare appresso al compagno al punto da piazzarsi in fondo alla classifica, seconda solo ad Antonio Angelucci il ras delle cliniche laziali ed editore del Tempo e di Libero che con il suo 95,9 per cento di assenze è imprendibile. Ma Fascina lo segue a ruota: le votazioni alle quali non ha partecipato sono il 70 per cento del totale, ma per la gran parte delle volte risulta assente giustificata, anche ai fini della diaria.
“Evidentemente il nostro gruppo ritiene che fare l’assistente sentimentale di Berlusconi sia una funzione politica che merita di essere premiata” dice a denti stretti una deputata azzurra che, con la garanzia dell’anonimato, tira una legnata a Marta, ma pure ai vertici del gruppo fino a ieri guidato da Roberto Occhiuto, che ha lasciato l’incarico perché eletto presidente della Regione Calabria. Sì, perché, par di capire, che sia stato perlopiù il gruppo a firmare le giustifiche alla Fascina che ormai è una star.
E come tutte le primedonne è amata, ma pure odiata se qualche suo collega suggerisce che goda di un privilegio che è riservato a pochi: altrove sono soprattutto i leader di partito a essere messi assenti giustificati ai lavori parlamentari, dato che si fanno carico di tanti impegni politici che si svolgono fuori dal Palazzo.
In Forza Italia, per la proprietà transitiva, ne godrebbe invece la fidanzata che è soggetto politico a tutti gli effetti. Lo si è visto al suo rientro a Roma dove è stata accolta con tutti gli onori. “Bentornata, ben rivista, ci sei mancata”: è il susseguirsi di onorevoli voci che sgomitano pur di farsi al suo cospetto. D’altra parte c’è chi rimane folgorato da tanta sua eleganza, sebbene con una punta di malizia: “Tailleur e pantalone bluette, camicetta bianca e merce in bella vista: è una dea, proprio come appare in foto vicino a B.”.
Lei, la Marta, non ha bisogno di farsi largo: al suo incedere la ressa degli eletti si apre come le acque del Mar Rosso di fronte a Mosè per farla accomodare al primo banco nell’auletta dei gruppi dove si deve compiere il passaggio di consegne di Occhiuto. Che non è indolore perché attorno alla scelta del nuovo capogruppo si consuma lo psicodramma dei “ministeriali”: Mariastella Gelmini, Renato Brunetta, Mara Carfagna (e i loro seguaci) rumoreggiano: volevano che il nuovo capogruppo fosse Sestino Giacomoni, mentre Antonio Tajani, il facente funzioni di Berlusconi è riuscito a imporre Paolo Barelli con una mandrakata: si è presentato ad Arcore un giorno prima di tutti gli altri che avevano chiesto udienza, per convincere il capo che la contestazione sul capogruppo era un pretesto e che in realtà era in corso una specie di fronda.
Glielo ha rinfacciato nella riunione di ieri Gelmini, che per la resa dei conti si è rivolta direttamente alla Fascina: “Marta non è vero niente di quello che vi vengono a dire ad Arcore: noi che stiamo con Draghi non siamo dei traditori”.