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 2021  ottobre 21 Giovedì calendario

Biografia di Joséphine Baker

Nella Parigi degli anni Venti, quella des années folles e del Jazz, vitale, trasgressiva e festaiola, furoreggia una ragazza di colore che balla il charleston o al suono del jazz, a volte vestita solo di perle e piume, altre con un gonnellino di banane. Quest’ultimo è un costume creato per lei dall’austriaco Paul Seltenhammer, che rimarrà nell’immaginario collettivo come simbolo stesso di quell’epoca indimenticabile. La ragazza canta canzoni dai titoli che riecheggiano al suo look, tipo Yes, we have no Bananas, o La Canne à sucre. Quando si esibisce nella danse sauvage con movenze sensuali, feline e innovative alla Revue nègre degli Champs-Elysées fa impazzire le folle, il teatro è sempre strapieno di gente famosa venuta a vederla e applaudirla.
L’INFANZIA
Magnetica, libera, esotica, scandalosa, ambigua, si chiama Joséphine Baker – ma il suo vero nome è Freda Joséphine McDonald – ed è una creola afroamericana e amerinda degli Appalachi, nata a Saint-Louis nel Missouri, il 3 giugno 1906. Abbandonata dal padre alla nascita, è stata cresciuta dalla madre e dal nuovo compagno in un quartiere povero, al suono del blues. Ha conosciuto le privazioni, la paura, la miseria, il razzismo e i pregiudizi. Di carattere forte, vitale, solare, decisa ad affermarsi, inizia a lavorare ancora bambina come cameriera, subisce umiliazioni, scappa di casa, già a tredici anni si esibisce in piccoli spettacoli. In seguito approda a Broadway, dove si fa notare in Shuffle Along. Il 2 ottobre 1925 sbarca in Francia e diviene subito una stella di prima grandezza. «La musica sembra sgorgare dal suo corpo», si dice. Gli spettacoli della Revue sono anche frutto di retaggi colonialisti, ma Joséphine riesce a renderli moderni, alternativi, allusivi e mai volgari. Gli uomini impazziscono per lei, riceve un infinito numero di proposte di matrimonio. La sua vita sentimentale è e resterà movimentata: giovanissima, si è sposata con Willie Baker (da cui ha preso il cognome), in seguito convolerà con il siciliano Giuseppe Abatino (Pepito), che sarà il suo manager, poi con il ricco industriale Jean Lion, che le darà la cittadinanza francese, quindi con il direttore d’orchestra Jo Bouillon, con il quale adotterà dodici bambini di tutte le nazionalità («la mia tribù arcobaleno»). Diviene l’amante dello scrittore Georges Simenon e di moltissimi altri, a volte intreccia storie femminili, fa tournées per l’Europa, balla alle Folies Bergère con un ghepardo al guinzaglio che spaventa tutti. Luigi Pirandello è affascinato da lei, tanto che passano parecchio tempo insieme.

L’AMERICA
Nel ’31 canta J’ai deux amours, oscura nella rivista Mistinguett, recita in due film che non sono un grande successo. Ballare le riesce meglio che cantare, ma il suo magnetismo la rende incredibile. Quando torna in America per una tournée, non riceve gli applausi che conosce in Europa, perché i pregiudizi razziali continuano ad avere il loro peso e non le si perdona il fatto di essersi affermata oltreoceano. La parte più straordinaria, forse, Joséphine la recita nella Seconda Guerra Mondiale. Diventa infatti un agente segreto del controspionaggio di France Libre. Grazie alla sua notorietà e alle sue conoscenze frequenta persone importanti, ottiene notizie, lavora per la Croce Rossa, nasconde i messaggi fra gli spartiti delle canzoni, ospita gli oppositori del nazismo, canta per i soldati al fronte, prende informazioni sulle posizioni dell’esercito tedesco da riferire alla Resistenza e a Londra, partecipa a missioni pericolose, viene presa nell’Armée de l’Air, passa anni in Africa del Nord per aiutare le colonie. Torna a Parigi dopo la Liberazione con l’uniforme indosso. Sarà insignita da Charles de Gaulle della Legion d’Onore, della Croix de Guerre e la Rosette de la Résistance. Negli anni Cinquanta, si impegna nei movimenti per i diritti civili degli afroamericani e nel 1963 partecipa a Washington alla marcia di Martin Luther King. Si occupa anche dei dritti delle donne; diviene membro della loggia massonica femminile La nouvelle Jérusalem, poi dell’Ordine Le Droit Humain. Con il marito Bouillon ha acquistato un castello in Dordogna, nel quale fa vivere i bambini che ha adottato. Le grandi spese, tuttavia, la portano sul lastrico.

LA MORTE
Viene aiutata dalla principessa Grace di Monaco, che è americana come lei e la fa esibire nel Principato, dove Joséphine acquista una casa. Come riporta l’Enciclopedia delle Donne, anche il presidente Giscard d’Estaing riconosce il suo talento, inviandole un telegramma per le nozze d’oro che Parigi celebra con lei. La Baker muore per un’emorragia cerebrale il 12 aprile 1975, avendo continuato sino all’ultimo a ballare e cantare. La sua figura, la sua vitalità, il suo fascino continuano ad attrarre, molte sono le biografie a lei dedicate, fra cui quella recente di Gaia de Beaumont, Scandalosamente felice. Nell’agosto di quest’anno, il Presidente Emmanuel Macron ha annunciato che Joséphine riposerà dal 30 novembre nel Panthéon di Parigi, il tempio laico dove si trovano molti Grandi della storia francese.