La Stampa, 21 ottobre 2021
Così gli amici di Putin si comprano l’Italia. Un saggio di Jacopo Iacoboni e Gianluca Paolucci
Alexander Lebedev oggi è un imprenditore, è nato a Mosca nel 1959, e ha avuto due mogli: la prima, Vladimirnova Sokolova, madre di Evgeny, e la moglie attuale, l’ex modella Elena Perminova, con cui ha avuto quattro figli biondissimi, tra le poche cose che in Umbria ricordano di lui. Lebedev era l’ufficiale del Kgb di stanza a Londra, una città che l’élite russa ha sempre considerato cruciale per il mix di fascino, energia frenetica ed estrema rilassatezza delle normative societarie. Il luogo di una perfetta ripulitura, economica e d’immagine, per la gigantesca operazione di appropriazione delle risorse dello stato russo in corso nella transizione dall’Urss agli anni dopo il crollo del Muro. Il sistema delle Llc, le società a responsabilità limitata londinesi facilissime da aprire e chiudere senza che sia necessario praticamente nient’altro che un nome e una casella postale, sono state per anni l’estensione occidentale ideale della compiacenza del Cremlino verso le società degli oligarchi, in Russia. È la chiave giuridico-societaria che ha consentito a Londra di trasformarsi in Londongrad. Fondi arrivati anche alla politica, per esempio a diversi esponenti dei Tories. Lebedev si è formato nel Kgb proprio in questa città. «Anche se ufficialmente dedito ad attività di prevenzione contro la fuga di capitali all’estero», scrivono i servizi segreti interni italiani in un documento fornito all’allora presidente del Consiglio Conte, «Lebedev si sarebbe in realtà occupato del monitoraggio delle forze politiche britanniche, delle riunioni di alto livello e dei negoziati sul controllo degli armamenti». Le sue dimissioni, «da molti ritenute poco chiare», annota l’intelligence italiana, sarebbero dipese da indagini avviate sul suo conto dalle divisioni di controspionaggio sia a Mosca sia a Londra, e dalla circostanza che «Lebedev avrebbe avviato un percorso imprenditoriale in costanza di servizio presso il Kgb (e proprio sfruttando le entrature acquisite grazie al lavoro di agente)». Tuttavia la sua fuoriuscita dal Kgb è considerata dall’intelligence italiana solo fittizia: «Tali indagini non avrebbero però generato conseguenze per Lebedev il quale ha continuato a partecipare agli incontri annuali del Kgb al Cremlino». (…)
Questo documento conferma in pieno il rischio attuale che, su suolo italiano, si sia potuto raccogliere un possibile kompromat sull’attuale primo ministro britannico. (…)
Le feste in Umbria vengono definite tout court, dal rapporto dell’intelligence arrivato sui tavoli del governo italiano, come «balzate agli onori della cronaca per essere state a luci rosse». Testualmente. Nessuno dei reportage giornalistici si è potuto spingere a dare questa definizione. Ma il lavoro dei servizi segreti italiani su Lebedev in Umbria ha portato anche ad altre conclusioni. Innanzitutto l’ex ufficiale «godrebbe del favore e dell’amicizia di Vladimir Putin». Nonostante apparenti screzi tra i due, la cui enfatizzazione potrebbe essere essa stessa un’operazione di sviamento gradita a Mosca. (…)
L’operazione in Umbria risale ad almeno tre anni prima. Nel 2008 il banchiere proveniente dal Kgb investe oltre dieci milioni di euro per l’acquisto di Palazzo Terranova, una dimora risalente al XVII secolo, e del Castello di Procopio, due proprietà distinte, tra Perugia e Arezzo, nell’area di Città di Castello. Nei suoi viaggi in Italia, nota l’intelligence, Lebedev è stato spesso accompagnato da altri connazionali e personalità di spicco, come il console onorario di Grecia a Perugia, Nicola Christoyannis, e Mikhail Gorbaciov. Più in dettaglio, le operazioni immobiliari realizzate in Umbria «da Lebedev e altri cittadini russi» sarebbero avvenute «in concomitanza con la nomina del console onorario di Grecia a Perugia (il citato Nicola Christoyannis) a direttore della società Ghizzoni spa, società partner di Eni che ha stipulato diversi accordi con la russa Gazprom per la realizzazione del gasdotto inserito nel progetto South Stream». Stiamo parlando del progetto di gasdotto che decollò proprio nel 2008, e prevedeva la costruzione di 2300 chilometri di metanodotto che collegassero la Russia direttamente al Sud Europa, bypassando l’Ucraina, attraverso mar Nero, Bulgaria, Grecia, ma anche attraverso la Serbia verso l’Austria. (…)
Il ritratto delle «operazioni in Umbria» compiute da Alexander Lebedev che ci restituisce il documento dell’intelligence italiana contiene almeno un altro dettaglio inquietante: e cioè che «il suo nominativo, insieme a quello di altri connazionali, sarebbe stato legato ai tentativi di Gazprom (e del governo russo, suo principale azionista) di acquisire una posizione di controllo sulla filiera mondiale della distribuzione delle risorse energetiche, nonché a correlate azioni di spionaggio e d’ingerenza perpetrate allo scopo di condizionare le scelte societarie e governative dei paesi interessati concorrenti». Abbiamo chiesto ad Alexander Lebedev un commento su questo rapporto dell’intelligence italiana, e sul passaggio che menziona lo spionaggio. Non abbiamo ottenuto risposta.
Nonostante l’intelligence italiana fosse convinta di ciò, nulla è però successo a Roma per approfondire l’argomento. Se davvero c’è spionaggio dei russi in Umbria, come sostiene questo documento esclusivo, l’Italia non ha fatto nessun passo formale, né giudiziario né politico, per denunciarlo, e sembra quasi lasciar correre. Meglio non disturbare Mosca. —