ItaliaOggi, 20 ottobre 2021
Della Germania Est resta l’omino con il cappello
È un anniversario che sembra di poco conto. L’omino che nei semafori segna il verde per i pedoni è nato ottant’anni fa, esattamente il 13 ottobre del 1961, in Germania Est, quando il muro era stato costruito appena da due mesi. Vale la pena ricordarlo? Ma è una delle piccole cose della Ddr sopravvissute alla riunificazione. Anzi, forse l’unico simbolo dell’altra Germania rimasto a Berlino. E i tedeschi orientali ne sono orgogliosi, anche i ragazzi nati dopo la fine della divisione.
Quando nel 1990 intervistai Lothar De Maziére, l’ultimo capo della Germania orientale che stava per scomparire, mi disse con autoironia: «Quando le nipotine mi chiederanno che cos’era la Ddr risponderò: una nota di poche righe in un libro di storia». De Maziére, che oggi ha 81 anni, fu l’ultimo premier a Berlino est, eletto nell’aprile’90, e rimase in carica fino al 2 ottobre, vigilia della riunificazione. Era cristianodemocratico, come la sua assistente, la giovane Angela Merkel. Il regime per salvare una parvenza di democrazia lasciava sopravvivere alcuni partiti oltre la Sed, il Pc orientale.
Tornó a fare l’avvocato, lasciata la politica, e non si era sbagliato; non di troppo. La Germania Est è stata ricostruita, i tedeschi orientali non vivono male, ma si sentono sempre traditi e oppressi dai fratelli dell’ovest, che hanno cancellato la loro identità. Vero o no, ne sono convinti e questo conta. E per protesta votano l’Afd, i populisti dell’estrema destra. Non tutti, ma molti.
A Bonn, l’ex capitale, per volere di Helmut Kohl è sorto il museo della Storia della Germania, dal 1949 ad oggi, ma la storia della Ddr è confinata in una piccola sala fuori mano. Ma è la storia di tre generazioni, di 17 milioni di tedeschi vissuti dalla parte sbagliata. Una lunga divagazione per capire quanto sia importante l’omino verde che, cappello in testa, si accinge ad attraversare sicuro la strada.
Lo creò Karl Peglau (1927-2009), meccanico prima della guerra, si laureò poi in psicologia e divenne psicologo del traffico. Sorprendente nella Ddr, dove il traffico era limitato e i tedeschi sognavano per anni di poter comprare la Trabant, la minuscola utilitaria diventata simbolo beffardo dell’industria orientale. Si deve a Anneliese Wegner, la sua segretaria, il cappello, una paglietta, quella amata da Erich Honecker, il capo del regime.
Entro il 1969, l’ometto verde che diventa rosso e spalanca le braccia per bloccare i pedoni, apparve su tutti i semafori di Berlino Est, e poi della Ddr. I tedeschi orientali erano ancora più rigorosi che i fratelli capitalisti nel rispettare le regole del traffico. Un giorno sulla Unter den Linden, il grande viale al di lá della Porta di Brandeburgo, non si vedeva neanche una vettura all’orizzonte, e osai mettere un piede a terra, oltre il marciapiede. Accorse subito un poliziotto a redarguirmi.
Il limite sulle autostrade era a cento km all’ora, e qualcuno al volante di una Trabant si metteva sempre sulla corsia di sorpasso per evitare che tu violassi il limite. Ma andava malapena a 80. Le autostrade erano in lastroni di cemento andare a cento era già una tortura.
Dopo la riunificazione, hanno buttato giù il Palast der Republik, amato dall’opinione pubblica perché vi si tenevano delle feste popolari, ma fu abbattuto come simbolo del regime. Non si ebbe il coraggio di cancellare anche l’Ampelmann, l’ometto del semaforo. Nella versione originale attraversa la strada andando a sinistra, ma la società che fabbrica e vende souvenirs a Berlino lo produce nella versione che va a destra.
È il souvenir più venduto dopo l’orso di Berlino, e prima di Marlene Dietrich in calze nere ne L’Angelo Azzurro, si vende anche come caramella alla menta. Per la Jacob University di Brema è uno dei simboli stradali più riusciti e visibili, e subito comprensibile anche dai bambini. Peglau ne sarebbe stato felice, un onore meritato. Doveva aver talento non solo per il suo ometto, ma per aver ottenuto l’incarico di studiare il traffico in un paese senza traffico. Naturalmente non poteva mancare una versione politically correct. In Sassonia, sempre all’est, hanno creato una Ampelweibchen, una signora in verde.