Avvenire, 20 ottobre 2021
L’economia del metaverso
Le città, le fabbriche, gli oggetti e anche le persone. Tutto avrà presto un gemello digitale, un avatar che vive nel web sotto forma di entità parallela. Si chiama metaverso (oltre l’universo) ed è uno spazio virtuale con legami nel mondo fisico, in cui ci si muoverà attraverso una nostra copia fatta di bit. Per Facebook, che assumerà appositamente 10mila persone in Europa (anche in Italia), Microsoft e altri grandi gruppi tecnologici rappresenta la prossima evoluzione del web, grazie all’utilizzo di visori, occhiali smart e cellulari 5G. Un luogo dove vivere una seconda vita, creare, comprare, divertirsi e comunicare come nel quotidiano. Gli appassionati della realtà virtuale si sono dati appuntamento a Roma la scorsa settimana per il Virtual Reality Experience, il primo Festival italiano interamente dedicato al mondo delle tecnologie immersive che prosegue online, fino al 30 ottobre sulle Piattaforme VeeR VR e Htc Viveport.
Un settore quello della realtà virtuale che continua ad aumentare. Pricewaterhouse Cooper prevede che raggiungerà 1.500 miliardi di dollari e 23,3 milioni di nuovi posti di lavoro all’economia mondiale entro il 2030. Anche in Italia i numeri testimoniano una forte crescita: si è passati da un mercato della realtà aumentata e virtuale che nel 2019 ammontava a 16 milioni di euro a 61 milioni di euro lo scorso anno, con sviluppo in tutti i settori: dal comparto industriale a quello sanitario passando per il manifatturiero energetico, dall’oil & gas alle rinnovabili.
«Tra le tecnologie emergenti quello della realtà virtuale è quello che continuerà a crescere» spiega Lorenzo Montagna, già ceo di Yahoo e presidente Italiano della VRARA la prima associazione mondiale che raggruppa 28.000 esperti in 50 Paesi nel mondo sui temi di AR e VR. «Di certo la pandemia ha accelerato il bisogno di trovare canali alternativi a quelli tradizionali e oggi le aziende hanno individuato come priorità la digitalizzazione di tutti i processi». Non a caso ci sono startup di tutto rispetto come 3F-Lab, azienda milanese che utilizza la realtà virtuale basata su algoritmi neurali per la formazione professionale; Softcare Studios, che ha realizzato Tommi, un gioco digitale in realtà virtuale per bambini ospedalizzati che punta a ridurre ansia e dolore nei pazienti. E ancora: VRMedia, spin-off della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa che attraverso la realtà virtuale serve diversi settori produttivi tra i più esigenti del mercato, come Oil & Gas, Energia e Navale. A solleticare questo mondo ci ha pensato anche il numero uno di Facebook, Mark Zuckerberg che ha parlato della sua idea di metaverso. «Immagina un internet materializzato, in cui invece di vedere semplicemente il contenuto ci sei dentro. E ti senti fisicamente presente con altre persone in altri luoghi». Nel mondo dei videogiochi online questo è già una realtà. Basti pensare alla piattaforma di Roblox, lanciata già 15 anni fa, e oggi in voga tra i teenager di tutto il mondo. Una volta che un giocatore si è iscritto e ha creato il suo avatar ha a disposizione una cassetta degli attrezzi virtuale per costruire il suo mondo in 3D e interagire con altri utenti, perfino monetizzando le proprie creazioni per guadagnare ’Robux’, la valuta virtuale del gioco. La scommessa adesso è di traslare questa esperienza anche in un vero e proprio mondo virtuale, fatto di studio, lavoro, incontri, shopping, sport e intrattenimento. Facebook, ad esempio entro la fine dell’anno lancerà sul mercato il primo modello di smart-glasses, realizzati in collaborazione con Ray-Ban e Essilor Luxottica, che consentiranno di ’vedere’ questo mondo parallelo.
Fantascienza? Non proprio se pensiamo alla piattaforma Horizon Workrooms, su cui sono stati investiti 50 milioni di dollari, con cui già da mesi i vertici di Facebook stanno tenendo riunioni e conferenze, in un ambiente virtuale che riproduce i loro uffici. Un ulteriore passo verso quel megaspazio tridimensionale dove ognuno di noi sarà un piccolo grande Matrix. «Per i primi 10 anni non c’è da avere paura perché la realtà virtuale sarà un’integrazione rispetto a quello che già esiste e sarà implementativa – conclude Montagna – il dopo è tutta una scommessa, perché bisogna vedere se questo universo parallelo prevarrà ma, secondo me, la realtà è troppo bella per non essere vissuta».