il Giornale, 20 ottobre 2021
Clemente Mastella dice che si fermerà a 79 anni
Il paradosso della felicità. «Quando ero sindaco di Ceppaloni tutti mi chiamavano onorevole, perché io a 28 anni ero sbarcato a Montecitorio».
Adesso?
Clemente Mastella centellina l’attimo che non fugge ma ritorna per l’ennesima volta: «Adesso tutti mi chiamano sindaco. Anche se nella mia vita ho fatto il deputato, il senatore, l’europarlamentare, due volte il ministro prima di essere abbattuto da un gruppo di magistrati giustizialisti, e pure per tre giorni il consigliere regionale. Che poi quello che premeva per prendere il mio posto, mi lasciò per passare armi e bagagli altrove. Lo str...».
A 74 anni, Mastella è per la seconda volta sul trono di Benevento.
«È stata dura. Avevo contro quattro parlamentari del 5 stelle, uno del Pd, un poker di ex sindaci, massoni. E pezzi del centrodestra».
Ha dimenticato qualcuno?
«Solo contro tutti. Come Mario contro Silla».
Ma come ha fatto?
«È il metodo Mastella. Umiltà. Pazienza. Ascoltare tutti. Il mio numero di telefono ce l’hanno centinaia di cittadini».
Ma che gliel’ha fatto fare? La vanità?
«Io ho sempre sognato di fare il sindaco. È il modo più intrigante per avere rapporto con la gente. La gente ti tocca e ti chiama: sindaco».
Primo cittadino nell’era democristiana e nella Seconda Repubblica. Un record?
«Alla fine degli anni Ottanta facevo il sindaco a Ceppaloni, il mio paese, e non prendevo una lira. Anche perché ero sottosegretario alla Difesa, prima con Martinazzoli e poi con Rognoni nel sesto e settimo governo Andreotti. Martinazzoli si dimise per via della legge Mammì. Era la sinistra democristiana, il mondo da cui provengo».
Qualche era geologica fa.
«Ma il mestiere di sindaco non è cambiato. È sempre lo stesso, la prima linea, il rapporto senza mediazioni con l’elettorato, un’esperienza forte, con tante scintille. Semmai, devo dire che la professione è migliorata».
In che senso?
«Allora ti eleggeva il Consiglio comunale e avevi meno potere. Posso dirlo?».
Cosa?
«Per una volta il paragone con la Prima repubblica non è impietoso. Meglio oggi, anche se il ceto politico romano tende a disprezzare i sindaci e a intestarsi le vittorie su scala locale. Ma oggi è più facile che un parlamentare, che si sente perso nei Palazzi della Capitale, provi a espugnare un municipio che gli darà più visibilità e concretezza. Prima succedeva il contrario».
Lei invece ha risolto il problema accumulando gli incarichi. Come un centauro: metà nazionale e metà provinciale.
«Esatto, ma solo ai tempi gloriosi di Ceppaloni. Quando ho guidato il Comune la seconda volta, fra il 2003 e il 2008, ero ministro della Giustizia. Poi è finita con gli avvisi di garanzia».
Ora è a metà di un nuovo ciclo. Inossidabile.
«Ho trovato un Comune dissestato. Ho fatto miracoli, quando vado in giro pago di tasca mia alberghi e ristoranti. Guadagno quattromila euro lordi al mese, le spese sono tante, mi accontento».
Mastella ha sconfitto pure l’astensionismo.
«Al primo turno ha votato il 74 per cento degli elettori, al secondo il 60 per cento. Rispetto alle grandi città è un trionfo».
Mastella sfrutta il brand Mastella?
«Quando sono arrivato cinque anni fa ho trovato quindicimila cittadini delle contrade che abitavano in case senza numero civico e quindicimila famiglie delle campagne senza gas. Calcoli che Benevento ha sessantamila abitanti, ma una superficie più grande di quella di Napoli. E alcune zone erano totalmente abbandonate; io sto rimediando, senza sfoggiare una grandeur alla De Luca, ma portando la luce a chi ne è sprovvisto. Però non c’è solo questo».
C’è anche la politica?
«Certo. Sto per lanciare un’iniziativa centrista».
La nuova Udeur?
«Il nome non lo so ancora».
Sindaco a vita.
«Nel 2026 avrò 79 anni. E se il Signore mi assiste mi godrò la vecchiaia, più vecchiaia ancora di questa, con i nipoti».
Sicuro sicuro?
«Certo, anche se Biden a quasi 79 anni va avanti».
Addirittura?
«Sì, ma io ho iniziato a fare il sindaco nel 1986. Concludo questo valzer e mi siedo».