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 2021  ottobre 20 Mercoledì calendario

C’è una zanzara che punge anche d’inverno

Dalla patria di Parasite e Squid Game – ovvero la Corea del Sud – alla placida Pianura Padana. Ma anche alle colline e alle montagne del Veneto. È arrivata nel 2011, probabilmente con merci e viaggiatori. Una turista indesiderata che ha deciso di restare e moltiplicarsi. È l’ Aedes koreicus, zanzara coreana che resiste al freddo e vive ad altitudini e condizioni climatiche dove le sue «sorelle» non resistono. Ci farà compagnia anche a Natale? Non è escluso. Ma se prima di lei sapevamo proprio poco, adesso sulla sua diffusione fa luce una ricerca condotta dall’Università degli Studi di Milano, pubblicata sulla rivista medica Parasites & Vectors.
Nel corso di un «programma di sorveglianza di siti a rischio di introduzione di nuove zanzare invasive», indagine condotta tra le province di Bergamo e Brescia, i ricercatori della Statale hanno raccolto circa seimila larve e centinaia di uova di zanzara (da piccoli stagni, vasche artificiali e contenitori). Risultato: molte di queste sono state identificate come appartenenti alla specie Aedes koreicus, probabilmente originaria dell’isola vulcanica sudcoreana del distretto di Jeju. «La zanzara coreana è già endemica in Giappone, Cina del Nord, Corea del Sud e in alcune zone della Russia. È stata segnalata per la prima volta in Italia nel 2011 in provincia di Belluno. Da allora le segnalazioni nel Nord Italia sono aumentate» spiega Sara Epis, docente del Dipartimento di Bioscienze e coordinatrice della ricerca. Una delle porte d’ingresso? Potrebbe essere stato l’aeroporto di Bergamo- Orio al Serio. «Ulteriori studi genetici ci aiuteranno a comprendere meglio la sua origine», sottolinea Paolo Gabrieli, ricercatore nello stesso Dipartimento.
Gli scienziati
Il monitoraggio condotto dalla Statale di Milano: ora studi genetici approfonditi
La «zanzara tigre» e la «sorella» giapponese, la Popilia japonica (coleottero che fa strage di piante), poi il terribile «poligono del Giappone» (capace di bucare anche il cemento), la «cocciniglia tartaruga». Ogni anno siamo costretti a imparare il nome di una nuova specie aliena e a vederne i disastri sugli ecosistemi. «Il problema è diffuso in tutto il mondo e i modi di affrontarlo sono diversi. In Australia e in Nuova Zelanda, ad esempio, i controlli sugli arrivi e sulle merci trasportate sono rigorosissimi e ci sono anche disinfestazioni accurate. Tuttavia, questo modello non è riproponibile in Europa dove c’è la libera circolazione di persone e merci – spiega Diego Fontaneto, zoologo del Cnr-Irsa —. Un modo più attuabile sarebbe quello di fare dei monitoraggi e spegnere i focolai piccoli, perché se ci si accorge dell’arrivo di una specie infestante a 3-4 anni di distanza, poi si possono solo limitare i danni».
Oltre che fastidiosa, la zanzara coreana è potenzialmente in grado di diffondere malattie, cioè di diventare un vettore di virus. Per questo sono importanti gli studi genetici sulle zanzare. Ma perché questi e gli altri insetti infestanti diventano così prolifici? «Perché manca il loro antagonista naturale: la Popilia, ad esempio, si diffonde a fine luglio-inizio agosto, periodo in cui gli uccelli non sono in riproduzione e quindi non cacciano per fare il nido e nutrire i cuccioli – continua Fontaneto —. Inoltre, ci sarebbero anche altri antagonisti, ad esempio batteri e vermi che mangiano le larve delle zanzare, solo che si trovano in ecosistemi come grandi pozzi d’acqua. Questi insetti però sono in grado di riprodursi in ambienti artificiali piccolissimi, come l’acqua nei sottovasi e lì non trovano nessun competitore. Chissà, forse tra qualche decina d’anni alcune specie di uccelli torneranno a nidificare in altri mesi dell’anno e quindi potranno darci una mano contro questi “alieni”».