La Stampa, 20 ottobre 2021
Un somalo nel consiglio comunale di Torino
Era poco più che un ragazzino, Abdullahi Ahmed, quando ha lasciato la Somalia nel 2007. Un addio alla famiglia tra le lacrime, la fuga dai “signori della guerra”, poi l’odissea della traversata: sette mesi tra deserto e mare, prima dello sbarco a Lampedusa. Tredici anni dopo si prepara a entrare nella Sala Rossa, sede del Consiglio comunale di Torino. «Ero alla prima candidatura e sono orgogliosissimo – dice sorridendo –. Peccato per l’affluenza, un tema che deve farci riflettere». Abdullahi Ahmed, di mestiere mediatore culturale, a 32 anni ha abbattuto un tabù: dal 1997 Torino non eleggeva qualcuno nato fuori dall’Italia. Allora tra i banchi della maggioranza sedeva il medico Mohamed Aden Sheikh, somalo anche lui. In questa tornata elettorale Abdullahi, candidato nelle liste del Pd, ha firmato un altro record a livello nazionale, diventando il consigliere straniero o con background migratorio eletto con il maggior numero di preferenze: 1.112. A Bologna Sefaf Siid Negash Idris, nato in Eritrea, ha raccolto 327 preferenze mentre Mariam Ali, di origini egiziane ma nata a Roma, si è fermata a 187.
Dopo l’esultanza, il pensiero di Abdullahi è andato a chi non ce l’ha fatta. Come i 368 migranti di quello sciagurato naufragio del 3 ottobre 2013 al largo di Lampedusa. «In questi anni moltissimi sono morti inseguendo il sogno europeo – riflette il neo-consigliere – Io ho avuto più fortuna. La mia storia testimonia la voglia di accoglienza e le possibilità di integrazione che Torino offre». Dopo lo status di rifugiato, nel 2016 ha ottenuto la cittadinanza italiana.
Ad Abdullahi è bastato un mese scarso di campagna elettorale («Ho fatto solo un incontro dal vivo»), puntata tutta sull’ascolto. Se Stefano Lo Russo ha scommesso sulla sedia per incontrare i cittadini, lui ha scelto la pensilina: quella dei bus, soprattutto nelle fermate di periferia. «Più che proporre le mie idee o lasciare il santino, ho ascoltato le problematiche della gente», racconta. Molti, a giudicare dal risultato, si sono fatti convincere: «Tanti mi hanno confessato che non votavano da tempo o avrebbero lasciato la scheda in bianco, invece hanno scelto me». Tra loro anche un’anziana coppia, di 84 e 91 anni, rientrata appositamente dal mare. Per evitare trascrizioni errate del nome sulla scheda, ha scelto la sigla AB.
Europeista convinto, non ha mai nascosto la sua fede granata. La scorsa estate è andato a Istanbul per sposare Rahima, la compagna di sempre, ora in attesa di raggiungerlo a Torino. Uno dei suoi refrain, contenuto anche nel libro “Lo sguardo avanti” (Add), è «non si può essere stranieri per sempre» e proverà a portarlo nella Sala Rossa. «Tutti devono poter passare da oggetto della discussione pubblica a soggetti consapevoli, protagonisti del futuro di Torino – sottolinea – Anche i nuovi cittadini italiani e di seconda generazione». —