Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  ottobre 19 Martedì calendario

Intervista ad Alfredo Altavilla, presidente di Ita Airways

Ora si fa sul serio. Alfredo Altavilla, presidente della nuova compagnia pubblica Ita Airways che venerdì scorso ha preso il posto di Alitalia, sa che la sfida è duplice: fare profitti, dopo un periodo di rodaggio, e provare a scardinare le dinamiche nei cieli italiani degli ultimi anni. «Ai miei in ufficio ho detto che la pressione vera arriva adesso», spiega Altavilla in un’intervista al Corriere.
Questo è un Paese dominato dalle low cost.
«Dobbiamo meritarci la fiducia degli italiani offrendo un servizio che in tempi rapidissimi faccia dimenticare questi mesi di transizione che hanno creato tanti disagi ai viaggiatori di Alitalia».
Guardando il network di Ita Airways non sembra esserci molta differenza con quella di Alitalia.
«Abbiamo ereditato i loro slot e all’inizio dobbiamo volare con quelli per non perderli. Ma ora iniziamo la nuova pianificazione, focalizzandoci sulle rotte e sulle fasce orarie a maggiore redditività. La stagione estiva 2022 sarà il primo vero banco di prova».
Gli italiani hanno diverse opzioni, perché dovrebbero scegliere Ita Airways?
«C’è un aspetto filosofico e l’altro operativo. Mi auguro che ci sia una fetta di italiani che voglia giocare la partita del rilancio della compagnia di bandiera. Dobbiamo poi offrire un livello di servizio migliore delle low cost sul mercato domestico e in linea con i concorrenti diretti nell’internazionale e questo passa anche attraverso l’accordo con gli aeroporti per la gestione delle procedure di imbarco e i tempi di connessione».
Perché avete fatto ricorso contro Volotea sulla continuità territoriale sarda?
«I miei legali dicono che ci sono delle basi. Ma aver perso la Sardegna è una lezione utile sia per le amministrazioni locali che per il personale di Ita. Se dovevo dare un segnale di cambiamento questo è il modo giusto per farlo: noi non inseguiamo rotte per perdere soldi solo in nome della continuità territoriale».
Lei non è tenero con le low cost, ha puntato il dito contro gli incentivi aeroportuali.
«Non voglio favoritismi, ma regole uguali per tutti: se ci sono amministrazioni locali o aeroporti che vogliono dare incentivi li diano a tutti, anche a noi. Ma se non vogliono darli allora non li diano a nessuno. Non trovo ammissibile la disparità di trattamento. Durante il Covid le low cost sono scappate, gli italiani li ha riportati a casa Alitalia. Quando è inverno le low cost tagliano le frequenze e restava a volare Alitalia. Non è giusto».
Le low cost sono disposte a volare negli scali piccoli...
«Se danno anche a Ita gli stessi contributi magari ci voliamo pure noi».
Vi siete comprati il marchio Alitalia per non usarlo. Perché?
«Per garantire una transizione ordinata verso la nuova livrea e la nuova identity, per poter consentire all’amministrazione straordinaria di pagare gli stipendi dei dipendenti e per evitare che finisse nelle mani rivali».
Dobbiamo meritarci la fiducia degli italiani con un servizio che in tempi rapidissimi faccia dimenticare questi mesi di transi-zione che hanno creato tanti disagi
Non c’era alcuna intenzione di utilizzare quel nome?
«Esatto».
Perché non conservare Alitalia per i voli intercontinentali dove il brand è noto e usare Ita Airways per le rotte nazionali ed europee?
«Devo dire che la maggior parte dei potenziali alleati con i quali abbiamo discusso del marchio mi ha detto che Alitalia sarebbe stata una zavorra in una discussione di alleanza. Era necessaria una discontinuità».
A quando la firma dell’alleanza di lungo periodo?
«Entro il 2022».
Lei dice che l’accordo dovrà essere alla pari, però Ita Airways si presenterebbe a fine 2022 con 78 aerei e nel 2025 con 105, i potenziali partner ne hanno 400-500, di velivoli. Cosa porterebbe?
«Una base di costi – grazie al fatto che partiamo come una start up con le giuste dimensioni come dimensionamento personale, flotta e network e con un nuovo contratto di lavoro – che Air France, Klm e Lufthansa non hanno. Già per questo io porto valore aggiuntivo per loro pur essendo più piccolo. Eppoi porterei gli slot preziosi di Linate e un hub come quello di Fiumicino che oggi è uno dei migliori aeroporti europei».
Nel corso del 2022 vi espanderete, passando da 52 a 78 aerei.
«C’è una montagna di lavoro da fare con questi numeri. Ma dobbiamo anche essere rispettosi delle tempistiche per l’apertura degli slot intercontinentali».
Ci sono mercati nuovi ai quali state guardando?
«Sì, ma avendo pochi aerei di lungo raggio inizialmente preferiamo andare sul sicuro: Nord America, Sud America e Giappone. Poi quando avremo altri velivoli ci espanderemo altrove».
Da qui al 2025 cosa vorrebbe pensasse la gente di Ita Airways?
«A una compagnia che ha saputo mantenere le tante promesse fatte all’inaugurazione in materia di innovazione, sostenibilità e digitalizzazione. E personalmente a un vettore che entro quella data guadagna finalmente dei soldi».