Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  ottobre 19 Martedì calendario

Aldo Moro sopravvissuto. La storia riscritta da Bellocchio

Riscrivere la storia, come non è stata e come avrebbe potuto essere, seguendo il percorso indicato dalla magnifica immagine finale di Buongiorno notte, quella in cui Aldo Moro (Roberto Herlitzka) rapito dalle Br, sfuggiva alla morte e riacquistava la libertà. L’assaggio della nuova serie di Marco Bellocchio Esterno notte mostra i corridoi dell’ospedale dove lo stato maggiore della Dc, Andreotti, Cossiga, Zaccagnini, si affretta al capezzale del compagno di partito, con una trepidazione che non ha nulla di solidale. Sul viso provato del reduce dalla prigionia scorre la voce che chiarisce il senso di tutto: «Essendo questa la situazione, devo alle Br la restituzione della mia vita e della libertà... dichiaro la mia incompatibilità con la Dc, rinuncio a tutte le cariche, mi dimetto dal partito». Subito dopo si vedono sequenze di scontri e manifestazioni, cori che ripetono slogan «fascisti, borghesi, ancora pochi mesi», cariche della Polizia, vetrine in pezzi: «Gli storici – commenta Marco Bellocchio, applauditissimo ieri alla Festa di Roma nell’«Incontro ravvicinato» con il pubblico – sostengono che esista un’Italia precedente alla tragedia dell’assassinio di Moro e un’altra, venuta dopo. Quell’episodio mandò in crisi un’intera classe politica, da allora i partiti, che fino a quel momento erano state macchine formidabili, hanno iniziato a boccheggiare. La morte di Moro è una data di svolta nella storia italiana».
Inevitabili i paragoni con l’oggi: «Fin da quando ero ragazzino ricordo furiose campagne elettorali, comizi affollati, un gran fermento, una forte partecipazione. Adesso ci si può anche rallegrare per certi risultati, ma resta il fatto che un’altissima percentuale di italiani non sia andata a votare». Nell’altra sequenza clou della serie destinata alla Rai (prodotta da Lorenzo Mieli per The Apartment, società del gruppo Fremantle, con Simone Gattoni per Kavac Film in coproduzione con Arte France, in collaborazione con Rai Fiction) si assiste all’incontro in cui Aldo Moro, interpretato da un Fabrizio Gifuni più vero del vero, illustra a Papa Paolo VI (Toni Servillo) la possibilità di un’apertura al Pci, a suo tempo già ipotizzata in una lettera al Cardinale Siri in cui lo statista aveva sottolineato l’importanza strategica di un avvicinamento alla sinistra: «Potremmo portare i comunisti ad appoggiare il governo, senza però dar loro nessun incarico». Il pontefice non è affatto convinto: «Un partito che si allea con formazioni che hanno convinzioni diverse, penso all’interruzione di gravidanza, è un fattore che può disorientare». Inutilmente Moro ribatte: «I nostri valori restano quelli della Chiesa, chiedo solo mi sia concessa una possibilità di persuasione». Bellocchio rievoca il clima di quei giorni: «Tutti noi della classe media avevamo sperato nella liberazione di Moro e ci siamo stupiti quando, invece, accadde il contrario». Il manifesto del film Anima persa, inquadrato a lungo nella sequenza dell’assalto a un’armeria, non è casuale: «Era un titolo della fase in cui Dino Risi appariva sempre più depresso – chiarisce Bellocchio –. Un film importante e coraggioso. In ogni epoca ci sono anime perse, in quella ce n’erano davvero tante». Le sequenze di Esterno notte mostrate in anteprima appartengono al primo episodio: «È la prima volta che giro una serie – dice ancora Bellocchio –, forse può suonare come una battuta tenebrosa, ma, avendo una certa età, potrebbe anche essere l’ultima. Mi ritengo fortunato per essere ancora efficiente e, comunque, preferisco girare film». L’idea, prosegue, «mi è venuta in occasione del quarantesimo anniversario della morte di Moro, quando ho visto una sua foto in doppiopetto di lino al mare, sulla spiaggia di Torvaianica, insieme alla figlia in costume. In Buongiorno notte la prospettiva di racconto era tutta all’interno dell’appartamento in cui Moro era tenuto in prigione, stavolta ho voluto ribaltare il campo, mostrando, a partire dall’attentato e dalla strage, quello che avvenne fuori». Una parte delle riprese si è svolta a Cinecittà, negli spazi utilizzati per altre lavorazioni: «L’opposizione del Vicariato romano ci ha impedito di girare nella chiesa di San Lorenzo fuori le mura, una scena l’abbiamo ambientata nel San Pietro ricostruito che Moretti aveva usato per Habemus papam».
Bellocchio ha anche ripercorso momenti cruciali della sua carriera, dall’arrivo a Roma, negli Anni ’50 per frequentare il Centro Sperimentale di Cinematografia, all’esperienza londinese che gli aveva permesso di apprezzare il «free cinema» inglese. E poi ancora la passione per Marlon Brando («mi innamorai di lui dopo aver visto Fronte del porto»), la scarsa simpatia per i cosiddetti colonnelli della commedia all’italiana, Sordi, Tognazzi, Manfredi, Gassmann, e il rapporto speciale con Marcello Mastroianni: «Era un uomo molto triste, riservato, dormiva poco e fumava ininterrottamente le sue Nazionali. Professionalmente era impeccabile, si vedeva bene che non faceva alcuno sforzo nel dare significato a quello che diceva». —