Avvenire, 19 ottobre 2021
L’Africa in Serie A
Quarant’anni fa - di questi tempi - cominciava il suo primo campionato italiano un ragazzo dal viso spaurito, magro come un chiodo e con un soprannome caramelloso che niente diceva delle sue qualità tecniche e molto di come venisse preso poco sul serio. Si chiamava Francois Zahoui, divenne subito Zigulì. Aveva vent’anni, veniva dalla Costa d’Avorio. Lo prese l’Ascoli di Costantino Rozzi e Zigulì divenne il primo calciatore africano nella storia del nostro calcio, sbarcato in Serie A dopo la riapertura delle frontiere, che era avvenuta l’anno prima. Gli osservatori dell’Ascoli l’avevano visto giocare in un torneo giovanile a Marsiglia. Costava poco, 15 milioni di lire più materiale tecnico tra palloni e tute da girare al suo club di appartenenza, la Stella di Abidjan; per questo fu comunque una scommessa, dettata dal fascino dell’esotico. Giocò una manciata di partite, era poco attrezzato - fisicamente e qualitativamente - per reggere i ritmi della nostra Serie A, rimase comunque tre anni in forza (si fa per dire) all’Ascoli, prima di cercare fortuna altrove. Alla faccia del “politically correct” nelle cronache di allora Zahoui veniva definito un “simpatico negretto”. Sono passati quarant’anni, è cambiato il mondo, la Serie A segue i rimbalzi del calciomercato nei posti più impensabili e l’Africa è diventata - di stagione in stagione - uno dei serbatoi più ricchi di talenti da cui pescare. I calciatori africani riassumono una fisicità straripante con una tecnica di alto livello, sviluppata in questi anni grazie certamente alla crescita dei vari campionati africani ma dovuta - soprattutto - al fatto che parliamo di ragazzi che a quindici - sedici anni lasciano il loro paese e vanno a formarsi nei vari settori giovanili d’Europa, forti di una maturità e di una “conoscenza della vita” che i loro coetanei non hanno in dotazione. Sotto questo aspetto l’Italia si sta equiparando al modello francese e inglese, dove ci sono però una fluidità di percorso e una integrazione completamente diverse. Il Victor Osimhen che in questo inizio di stagione è diventato l’uomo-poster del Napoli da record ne è un fulgido esempio. Sulle 8 vittorie nelle prime 8 giornate di campionato -eguagliata la striscia del Sarri napoletano nel 2017-18 e vicina la quota 10 toccata dalla Roma di Garcia nel 2012-13 - c’è la sua firma: 5 gol in campionato (sono 8 stagionali), ma soprattutto una forza nuova e diversa che innesca paragoni con grandi centravanti del passato. L’ardire di Weah, la falcata di Suazo, l’imprevedibilità di Asprilla: Osimhen è tutto questo, forse qualcosa in più. Non è un caso che sia lui l’acquisto più pagato nella storia del Napoli: 70 milioni di lire. Il ventiduenne nigeriano - infanzia difficile, passata per strada - può diventare il primo calciatore africano a vincere la classifica dei cannonieri della Serie A e già ora è comunque il capofila di una nutrita pattuglia di calciatori africani che hanno trasformato la Serie A in una succursale della Coppa d’Africa. Nel sorprendente Milan che si è messo sulla scia del capolista Napoli, il califfo di
centrocampo è l’ivoriano Frank Kessié, mentre il Bologna fa affidamento sui gol del gambiano Musa Barrow, a segno anche domenica contro l’Udinese. La sorpresa più rilevante di questo inizio campionato è senza dubbio Andrè Zambo Anguissa, mediano di lotta e governo. Di questo ragazzo nato in Camerun, a Yaoundé, e cresciuto in Francia, tra Stade Reims e Olympique Marsiglia, si sapeva davvero poco: oggi è diventato un pezzo pregiato del mercato e - con Osimhen e il senegalese Kalidou Koulibaly - uno dei tre pilastri del Napoli. Dal Gambia - come Barrow - arrivano anche i due Colley, Omar (Sampdoria) e Ebrima (Spezia); dal Senegal ecco il jolly difensivo del Milan, Ballo-Tourè, mentre sono nati in Costa d’Avorio Jean-Daniel Akpa Akpro (Lazio), Jeremie Boga e Hamed Junior Traoré (Sassuolo) e Wilfried Singo ( Torino). Dal Ghana ecco Alfred Duncan (Fiorentina), Emmanuel Gyasi (Spezia) e Caleb Ekuban (Genoa). Il centrocampo della Salernitana è composto da due mediani africani di valore: Lassana Coulibaly (Mali) e Mamadou Coulibaly (Senegal). Quest’ultimo, 22 anni, ha trovato nel calcio la sua salvezza: è arrivato in Italia dopo aver attraversato l’Europa con mezzi di fortuna, classificato come minore in stato di abbandono è cresciuto nella Comunità Educativa per Minori di Montepagano a Roseto degli Abruzzi, finché un osservatore non ha intuito nella sua corsa quella di un futuro calciatore. L’Africa del Nord è rappresentata dal rossonero Ismael Bennacer, dal laziale Mohamed Fares e dai napoletani Adam Ounas e Faouzi Ghoulam (tutti algerini) e da Sofyan Amrabat (Fiorentina) e Mehdi Bourabia (Spezia), questi ultimi due provenienti dal Marocco. Quasi tutti saranno impegnati dal 9 gennaio al 6 febbraio 2022 nella Coppa d’Africa che si svolgerà in Camerun. Da Zahoui detto Zigulì a Osimhen: il calciatore africano da oggetto misterioso è diventato un pezzo pregiato, ci sono voluti quarant’anni per passare da meteora a fuoriclasse.