Il Messaggero, 19 ottobre 2021
La serie su Aldo Moro di Bellocchio sconvolge
Una conferma molto attesa e un’anteprima sconvolgente. La conferma: domenica 24 anche Angelina Jolie, con la regista Chloé Zhao, Gemma Chan, Richard Madden e Kit Harington, sarà all’Auditorium sul red carpet di Eternals, il kolossal di supereroi Marvel scelto per chiudere con i botti sia la Festa sia Alice nella città (appena insignita della Medaglia del Presidente della Repubblica).
L’anteprima impressionante: tre scene di Esterno notte, l’attesa serie sul rapimento di Aldo Moro diretta da Marco Bellocchio a 18 anni da Buongiorno, notte, il suo film sullo stesso argomento che all’epoca provocò una valanga di polemiche. Prodotta da The Apartment, gruppo Fremantle, con Kavac Film in coproduzione con Arte France, in collaborazione con Rai Fiction, ma presentata al termine dell’Incontro Ravvicinato con il regista 81enne, anche la serie in 6 episodi promette di infiammare il dibattito quando, conclusa la lavorazione, andrà in onda su Rai1. Intanto ha colpito gli spettatori della Festa. Nella prima scena proiettata all’Auditorium Aldo Moro, un intenso e somigliantissimo Fabrizio Gifuni, è stato appena liberato dalle Br e giace in gran segreto in un letto d’ospedale dove gli fanno visita Giuseppe Cossiga (Fausto Russo Alesi), Benigno Zaccagnini (Bebo Storti) e Giulio Andreotti (Fabrizio Contri).
Ma ai suoi colleghi dc lo statista indirizza un messaggio-choc: «Devo la libertà e la vita alla generosità delle Brigate Rosse. Provo incompatibilità con il partito, rinuncio a tutte le cariche e soprattutto mi dimetto dalla Dc». E dopo una sequenza in cui un gruppo di manifestanti svaligia un’armeria al grido di «fascisti, borghesi, ancora pochi mesi» (Moro osserva dal balcone del partito), arriva la seconda sorpresa: Toni Servillo biancovestito nei panni di Paolo VI passeggia nei giardini vaticani con il leader dc e si preoccupa che questo voglia portare i comunisti al governo. «Dovranno soltanto appoggiarlo, i nostri valori rimarranno quelli della Chiesa», precisa Moro prima che il Papa abbia un mancamento.
«In questa serie, la mia prima e ultima perché ho una certa età e preferisco girare film», ha detto Bellocchio incalzato dai critici Alberto Crespi e Richard Peña, «siamo usciti dalla prigione di Moro dov’era interamente ambientato Buongiorno, notte e ci siamo concentrati su personaggi che dopo la strage di via Fani vivono la vicenda da fuori: Cossiga, Zaccagnini, Andreotti, Eleonora Moro (interpretata da Margherita Buy), Paolo VI, i terroristi. Molte sequenze sono state girate a Cinecittà dove abbiamo ricostruito San Lorenzo fuori le Mura e ci siamo appoggiati alle scenografie pre-esistenti di Roma Antica, già sfondo di una fiction giapponese, e del San Pietro utilizzato da Nanni Moretti per Habemus Papam e da Paolo Sorrentino per The Young Pope». Anche il suo film del 2003, accusato da qualcuno di essere troppo «tenero» con le Br, si concludeva con la liberazione di Moro, interpretato da Roberto Herlitzka: «Quel finale esprimeva l’aspirazione poi frustrata di noi giovani della classe media: abbiamo sperato fino all’ultimo che lo statista venisse salvato», spiega il regista. «Il sequestro e l’assassinio di Moro hanno rappresentato una svolta nella storia del nostro Paese. Da quel momento in poi, i partiti per come li conoscevamo hanno inziato a botteggiare. Si è chiusa un’epoca». Nel corso dell’Incontro Bellocchio ha ripercorso, anche attraverso gli spezzoni di Pugni in tasca e Vincere!, la sua carriera culminata quest’anno nella Palma d’onore a Cannes e nel magnifico docu-film autobiografico Marx può aspettare. Unico rimpianto: «Non ho voluto dirigere, negli anni d’oro del mio lavoro, gli attori famosi per colpa della mia provinciale diffidenza verso i grandi nomi. Ho sbagliato, ma l’ho capito troppo tardi».